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www.ildialogo.org LA CAMPAGNA REFERENDARIA NON VA IN VACANZA,di Raffaello Saffioti

Editoriale
LA CAMPAGNA REFERENDARIA NON VA IN VACANZA

DIFENDERE LA COSTITUZIONE E RIFONDARE LA DEMOCRAZIA. VERSO IL REFERENDUM OLTRE IL REFERENDUM


di Raffaello Saffioti

 Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza –

è dunque il motto dell'illuminismo.
La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini,
dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall'eterodirezione
(naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l'intera vita
e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori.
E' tanto comodo essere minorenni!
IMMANUEL KANT (1784)
Il corso della campagna referendaria
Superato il voto amministrativo, la campagna per il referendum costituzionale è destinata ad intensificarsi e divenire sempre più serrata nel confronto tra il fronte del SI e quello del NO. Si arricchirà il dibattito con la produzione di nuovi argomenti, da parte dei politici e dei costituzionalisti? La previsione più facile è che in questa estate il dibattito non andrà in vacanza, mentre proseguiranno i sondaggi per la previsione del voto. Intanto rimane nei sondaggi molto alto il numero degli indecisi e degli astenuti.
Meno facile è prevedere le mosse a sorpresa del Presidente del Consiglio, tendenti a scongiurare la vittoria del NO. Intanto si nota il cambiamento dei suoi atteggiamenti e del tono dei suoi discorsi, in conseguenza dei risultati del voto amministrativo, da molti osservatori letto come preludio al voto referendario. Diviene, anche, sempre più diffusa la perdita di consensi e di credibilità di Renzi tra quanti ricordano il suo “stai sereno” rivolto al Presidente del Consiglio Enrico Letta poche ore prima della “pugnalata alle spalle”.
Ancora non è fissata la data del referendum che, comunque, è prevista per l’autunno e ci si interroga sulla decisione della Consulta sulla legge elettorale. Intanto si continua a discutere sull’Italicum, con posizioni differenziate dei partiti, mossi dai loro calcoli di parte.
La domanda più rilevante della fase preelettorale
La domanda forse più rilevante della fase preelettorale rimane quella riguardante la conoscenza, da parte dei cittadini elettori, sia della Costituzione che del contenuto del quesito referendario.
E’ la domanda fatta oggetto di due miei precedenti interventi. 1
Il progredire del NO nei sondaggi, dall’iniziale svantaggio rispetto al SI, fino a prevalere, è il segno dell’efficacia dell’attività svolta dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e dai numerosi Comitati territoriali, costituitisi dal Nord al Sud del Paese. E’ stata una attività svolta con una vasta gamma di iniziative, con grande passione, da un numero sempre crescente di persone. L’attività è stata pubblicizzata soprattutto nei social network.
Il programma dell’attività da svolgere in questa nuova fase della campagna referendaria dovrebbe essere svolgimento di quella svolta nella fase precedente, inventando nuove iniziative a sostegno delle ragioni del NO.
La Costituzione, Manifesto politico
La campagna referendaria deve continuare ad essere scuola di educazione civica per la conoscenza della Costituzione nata dalla Resistenza. In altre parole, scuola di alfabetizzazione politica dei cittadini elettori.
Abbiamo già materiali, di varia natura, da usare come sussidi didattici2.
Altri potranno essere prodotti, come in un nuovo laboratorio politico, in una nuova Scuola di Barbiana.
Dal “laboratorio del referendum” può sortire una nuova cultura politica?
Un valido strumento di lavoro politico-educativo, in particolare, può essere il libro di SALVATORE SETTIS, Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla (Einaudi, 2016).
Ora si dice, anche da parte di quelli del SI, che bisogna entrare nel merito della riforma sottoposta a referendum.
Le due Appendici che corredano il volume di Settis servono a questo scopo:
  1. Il testo della nostra Costituzione
  2. Cancellazioni e modifiche della Costituzione proposte dalla legge Renzi-Boschi.
ANNA FAVA, curatrice del volume di Settis, nel capitolo col titolo “Difesa dei diritti, difesa della Costituzione”, ha scritto:
“Questo libro è un tentativo di svelare gli idola fori che affollano il dibattito pubblico e ricostruire la fase finale del percorso che ci ha portato sulla soglia della ennesima riforma costituzionale.
[…] Il tempo della democrazia non è scaduto: dopo secoli di monarchie e società ‘naturalmente’ divise in potenti e sottomessi, da appena sessant’anni il progetto democratico contenuto nella Costituzione ha iniziato a muovere i suoi primi passi.
[…] Difendere la Costituzione non basta: bisogna capovolgere il discorso corrente, collegarlo alle istanze vive della società, fare della Costituzione e del suo disegno di libertà, solidarietà e uguaglianza un progetto politico concreto. Respingere la riforma Renzi e la visione del mondo che l’ha prodotta è solo il primo passo. Di fronte a un attacco così feroce bisogna rilanciare senza esitazione un’idea più grande. L’unico modo per difendere noi stessi e la Costituzione è combattere ogni giorno perché sia applicata, rivendicando i diritti che essa garantisce. La modifica non va semplicemente respinta al mittente ma sostituita da una grande lotta per la democrazia, per la rimozione delle disuguaglianze e l’attuazione dei diritti. Una lotta in cui la Costituzione cessi di essere ‘lettera morta’ nell’immaginario comune, ma riprenda a pulsare liberando le energie politiche racchiuse in essa.
[…] Alla crisi della democrazia sono possibili due risposte: una «neoautoritaria» e una «democratico-partecipativa». La prima è quella offerta da questa riforma, che mira a una «semplificazione verticale del comando (apparentemente rassicurante ma fallimentare perché destinata a produrre distanza e ripulsa)». La seconda ci spinge a gettare «un ponte verso ciò che si muove nella società (un’opzione rischiosa ma dinamica, in grado di rigenerare realmente fiducia nella politica)». Oggi la partecipazione alla vita politica garantita dalla Costituzione può essere articolata anche attraverso la creazione di nuovi istituti della democrazia, corpi intermedi che rispondano al bisogno di democrazia radicale che in tutto il mondo sta emergendo dalla società.
[…] Queste possibilità sono contenute in nuce nella Costituzione, che rappresenta una riserva di potenzialità politiche che attendono solo di essere dispiegate. Perché ciò possa accadere la cultura della Costituzione, i suoi principi, la sua storia, le lotte che l’hanno prodotta e quelle a cui essa a sua volta ha dato slancio devono fuoriuscire dal recinto dello specialismo per divenire sapere comune, alfabetizzazione civile. La nostra Carta, i suoi principi, il suo progetto di società sono tutt’altro che da rottamare. Essi rappresentano la nostra arma più radicale contro la dittatura della finanza. Un’arma che bisogna imparare a utilizzare prima che ci sia strappata di mano”.
Smascherare la disinformazione
La lingua e il virus del dominio
Un ruolo rilevante, se non determinante, ai fini dell’esito del referendum, sarà svolto dal sistema dei mezzi di comunicazione. La competizione non sarà ad armi pari, considerato il vantaggio mediatico e finanziario del fronte del SI. Bisognerà lottare per il rispetto della par condicio.
Non possiamo contare sulla obiettività degli operatori dell’informazione, della carta stampata e del sistema radiotelevisivo, e della loro onestà intellettuale.
Gli operatori dell’informazione sono spesso al servizio del sistema del dominio e si trasformano in agenti di propaganda.
Sul tema del falso comunicare non può essere ignorata la lezione che viene dal pensiero e dall’opera di DANILO DOLCI (1924-1997).
Ha scritto in Comunicare, legge della vita (La Nuova Italia Editrice, 1997):
“Il vocabolario è anche uno specchio: per valorizzarlo, ad esprimersi ed intendere, occorre imparare a scegliere. Quale il senso delle nostre parole? Che ci significano?
[…] La parola assume il senso suo interpretando il mondo, nel tentativo di esprimere una visione della vita. Vi è un maturare dei significati e un involversi.
[…] In questa epoca si insalda nel mondo la tendenza per cui, con l’impiego strategico di potenti quanto sottili strumenti unidirezionali (la scuola trasmissiva che confeziona ragazzi in serie, la televisione inoculatrice, la propaganda-pubblicità che incide elettronicamente il cervello ecc.), pochi gruppi di scaltri guidano colonizzando l’esistenza delle maggioranze rendendole passive, succubi. Questo dominio parassitario, antica malattia virale rimodernata, sta ora investendo prestigiosamente non soltanto gli uomini ma tutta la natura. Mentre è stato ampiamente accertato nell’ultimo secolo che anche lo sviluppo cognitivo è per massima parte correlato alla effettiva capacità di interagire, comunicare, scoprire.
[…] Il dominio deforma a poco a poco al proprio uso il concepire, succhia il valore alle parole vive.
[…] Ricordiamo Silone, in Pane e vino: «In nessun secolo la parola è stata così pervertita, come ora lo è, dal suo scopo naturale, che è quello di far comunicare gli uomini».
[…] Oggi più che mai saper distinguere trasmettere da comunicare è operazione non solo mentalmente essenziale alla crescita democratica del mondo: la creatività di ognuno, se valorizzata comunitariamente, acquista un enorme potere ora in massima parte sprecato.
[…] Una malattia ci intossica e impedisce: la vita del mondo è affetta dal virus del dominio, pericolosamente soffre di rapporti sbagliati.
[…] L’antico virus va tramando strategie inedite. Una frode sottile ma vasta degenera il mondo, acuta, sistematica, mentre il rapporto esclusivamente unidirezionale nel tempo tende a passivizzare l’altro, gli altri, e a divenire violento. Ove le bombe non bastano, l’inoculazione, la trasmissione propagandistica vengono più e più camuffate da comunicazione.
Malgrado puntuali denunce, finora inadeguate, questa strategia (condotta da persone, gruppi, Stati) subdolamente tende a strumentalizzare la gente, rendendola indifesa e acquiescente. Il bambino, il giovane, il passante nella strada difficilmente può difendersi dalla ingegneria del consenso finché non sa che esiste, e come ordisce, sostenuta da apparati e investimenti smisurati.
[…] Tanto più a fondo questo contagio penetra quanto più riesce ad assoldare anche notevole parte degli istituti universitari, accademici e scolastici, oltre ai quadri politico-industriali direttamente implicati e, ovviamente, gli stessi loro mezzi di informazione: spacciandosi, talora con inconscio cinismo, per scientifico progresso.
Molti strumenti del dominio sfuggono al controllo democratico, sfuggono alla coscienza popolare.
La massima parte dell’informazione mondiale entro poco tempo rischia di essere concentrata, filtrata e adulterata da pochi gruppi dominanti. Il falsare erode, corrompe, disintegra la vita.
Arduo è liberarsi dall’inganno che diventa norma. Chi non medita, non pensa liberamente, non distingue fra l’ipnotizzante trasmettere e il comunicare.
[…] Per lo smascheramento del sistema di dominio non si può generalmente contare sull’aiuto dei cosiddetti ‘mass media’, espressione unidirezionale di una deformante cultura (le fonti che si dichiarano libere potranno quindi trovare un pubblico banco di prova della loro effettiva autonomia) […].
Spettacoli elettronici, pilotati da esperti di immagini vincenti, più e più sostituiscono l’effettivo approfondimento del radicato dibattito politico, e avvezzano a dipendere dal dominante.”

 
Se vogliamo cambiare la Costituzione
Un contributo di RANIERO LA VALLE
Raniero La Valle ha fatto a Lucca il 26 maggio scorso un discorso degno di nota, dal quale possiamo estrarre due passi da proporre al dibattito della campagna referendaria, nella prospettiva del dopo-Referendum.
Ci sarebbe una bella riforma da fare”
“Si dice però che la Costituzione era invecchiata. […] Va bene, allora cambiamola. Ma si tratta di una Costituzione, cambiamola dunque per farci grandi cose, per esempio mettiamoci che la pace non è solo un diritto, ma anche un dovere, come sta scritto nella Costituzione della Colombia. Mettiamoci che nei bilanci pubblici le spese sociali, le spese per la scuola, le spese per la sanità, non devono mai scendere sotto una certa soglia, devono crescere man mano che si riducono le spese militari, quelle della burocrazia e altre spese improduttive. Mettiamoci il diritto di cittadinanza. Mettiamoci che le banche servono agli Stati e non gli Stati alle banche. Mettiamoci che l’euro non vuol dire che non siamo più sovrani sulle decisioni dell’economia e della finanza. Mettiamoci che a Bruxelles decidono i popoli e non le Troike. Mettiamoci un’Europa unita nella giustizia e nel diritto, non nelle lacrime e sangue dei disoccupati e dei poveri. Mettiamoci che tutti hanno diritto di asilo, i bambini nelle scuole e i profughi in Europa. Mettiamoci, come voleva fare Dossetti alla Costituente, che lo Stato riconosce come originario l’ordinamento giuridico internazionale, in modo che non soccomba alla sovranità degli Stati. Mettiamoci, come chiedeva lo stesso Dossetti, il diritto alla resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti costituzionali oppure mettiamoci, come è già scritto nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ‘la ribellione contro la tirannia e l’oppressione’”.
Le alternative ci sono”
“L’altra decisione da prendere è su ciò che dobbiamo fare dopo il referendum. Ciò che il popolo sovrano deve stabilire è che non è vero affatto che non ci siano alternative, ma che siamo noi stessi che le dobbiamo determinare.
Certo in un sistema giunto a questo grado di desertificazione della democrazia, è difficile vedere alternative già pronte. Ma la decisione da prendere è appunto di ripopolare il deserto, di ripiantare gli alberi divelti, di irrigare le terre inaridite, il che vuol dire il ritorno dei cittadini alla politica, la reinvenzione dei partiti o di altri strumenti di partecipazione e di intervento, l’attivazione di nuovi coinvolgimenti di classi e culture diverse, la creazione di laboratori, scuole e centri di formazione politica; vuol dire riconoscere che un ciclo si è chiuso ma solo perché se ne deve avviare uno nuovo; ma per questo occorre rimettersi in movimento, pensare cose non ancora pensate ma anche osare cose già pensate e non attuate. Non è vero infatti che in questi anni si sia fermata la riflessione, siano mancate l’analisi e le proposte di nuove prospettive politiche e costituzionali; basta pensare agli sviluppi della teoria del diritto e della democrazia di Luigi Ferrajoli, che già hanno avuto importanti influenze in America Latina. Si tratta di rifondare la democrazia, dare nuove regole al potere, dare nuovi diritti e compiti ai cittadini, sapendo, come diceva Dossetti alla fine della sua vita, che ‘la crisi globale nella quale siamo immersi non può guarirsi in pochi anni o con qualche trovata di qualche sistema elettorale, può guarirsi con un grande sforzo collettivo di rieducazione e di riattivazione di tutto il tessuto sociale, prima che dell’espressione politica’.
Questo è il significato, ma anche il programma d’azione, del nostro No nel referendum”.
Roma, 15 luglio 2016
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
Comitato “Insieme per la Costituzione” di PALMI (RC)
raffaello.saffioti@gmail.com
 
NOTE
1Conoscere la Costituzione per amarla e difenderla (11 febbraio 2016) (ildialogo.org). Voteremo per la Costituzione non per il Governo (27 maggio 2016) (http://www.ildialogo.org/elezioni/dibattito_1464382404.htm).
2 Alcuni materiali:
  • MASSIMO VILLONE, La riforma Renzi-Boschi: governo forte, Costituzione debole, Costituzionalismo.it, Fascicolo 1/2016.
  • LUIGI FERRAJOLI, Un monocameralismo imperfetto per una perfetta autocrazia.
  • GIANNI FERRARA, Modifiche costituzionali e forma di governo (saggio in corso di pubblicazione sulla rivista Questione Giustizia n. 2).
  • La Costituzione bene comune, Ediesse.



Sabato 16 Luglio,2016 Ore: 18:50
 
 
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