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www.ildialogo.org VOTEREMO PER LA COSTITUZIONE NON PER IL GOVERNO,di Raffaello Saffioti

SVOLGIMENTO DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA
VOTEREMO PER LA COSTITUZIONE NON PER IL GOVERNO

di Raffaello Saffioti

IL VIZIO DI FONDO DELLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
Rispetto ai mali che tutti denunciamo […] che significa la riforma costituzionale unita a quella elettorale? A me pare di vedere il sogno di ogni oligarchia: l’umiliazione della politica a favore di un misto di interessi che trovano i loro equilibri non nei Parlamenti, ma nelle tecnocrazie burocratiche.
La conseguenza è che viviamo in un continuo presente.
Il motto è “non ci sono alternative”, e così il pensiero è messo fuori gioco.
[…] Ma non mi piace che una discussione sulla Costituzione si trasformi in un plebiscito sul governo. La Costituzione non è a favore né contro qualcuno, non si vince in questa materia e non si perde.
Nessuno si gioca tutto sulla Carta, tutti ci giochiamo qualcosa e forse molto.
GUSTAVO ZAGREBELSKY
(Intervista a “la Repubblica”, 26 maggio 2016)

 
LA CAMPAGNA REFERENDARIA
E’ ormai prossima la scadenza elettorale amministrativa del 5 giugno in importanti città italiane, ma nella cronaca quotidiana sta prevalendo il dibattito politico sulla riforma della Costituzione, sottoposta al referendum previsto per il prossimo ottobre. C’è da chiedersi il perché e a chi giova.
Per riflettere sul tema della riforma della Costituzione, è il caso di rilevare che sta diventando fuorviante il dibattito in corso,rispetto alla vera posta in gioco. Più che discutere del destino della nostra Costituzione, si discute del destino del Governo.
Allora è il caso di mettere in discussione l’indirizzo e l’impostazione della campagna referendaria stessa.
Intanto, se consideriamo i sondaggi, l’opinione pubblica sembra poco interessata a questo tema, rispetto ad altri temi, come, per esempio, l’economia, il lavoro, la salute, le tasse. E c’è da chiedersi quanti siano i disinformati e gli indecisi che potranno essere determinanti per l’esito del referendum.
Ma nella prospettiva dello sviluppo della campagna referendaria, da ora fino ad ottobre, serve impegnarsi per ricondurre il dibattito nel suo vero ambito.
Bisogna ribadire che dovremo votare per la Costituzione e non per il Governo.
Per quanto riguarda il contenuto della legge di riforma, vale la pena ricercare il suo vizio di fondo, da mettere in primo piano come contributo al dibattito.
PIERO CALAMANDREI
Ricordiamo Piero Calamandrei, uno dei più autorevoli Padri costituenti, nel 1947:
Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari dovrà rimanere il governo nella formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’Assemblea sovrana”.
Ho partecipato qualche giorno fa ad una trasmissione di una radio locale sul tema del referendum costituzionale. Vi ho partecipato come aderente al Comitato cittadino, costituito per sostenere le ragioni del NO. Alla trasmissione hanno anche partecipato la referente del Comitato e un avvocato, esponente del fronte del SI.
COSTITUZIONI RIGIDE E COSTITUZIONI FLESSIBILI
Nel mio intervento ho voluto richiamare la nascita della nostra Costituzione con i lavori dell’Assemblea Costituente. Ho citato Piero Calamandrei e, tra l’altro, ho sottolineato la natura e il carattere rigido della Costituzione, spiegando la differenza tra le costituzioni rigide e quelle flessibili. Ci troviamo nel campo delle fonti del diritto e della gerarchia delle norme.
Il carattere rigido della nostra Costituzione può essere contestato?
Il nostro mi sembra un caso di scuola di diritto costituzionale che mette in gioco la conoscenza del diritto, in generale.
Ma il carattere della Costituzione è stato messo in discussione, in modo sorprendente, dall’esponente del fronte del SI. Se è stato commesso un errore, esso è grave, perché commesso da un tecnico del diritto, sul quale non si può sorvolare.
Allora è il caso di riaffermare e spiegare la differenza tra le costituzioni rigide e quelle flessibili.
Ma non è necessario fare ricorso a un manuale di diritto costituzionale.
Basta fare la ricerca su internet.
“Le costituzioni possono essere:
a)Flessibili: possono essere modificate attraverso la normale attività legislativa. Tali costituzioni sono tipiche dell’800, sono generalmente concesse (ottriate) dal sovrano assoluto (statuto albertino 1848).
b)Rigide: sono modificabili solo attraverso un procedimento aggravato (che richiede cioè una maggioranza più ampia rispetto a quello ordinario). Tali costituzioni sono tipiche del 900 e sono garantite da meccanismi che impediscono che siano adottate leggi contrarie al loro disposto.”
(Antonio Amato)
Se di errore si tratta, esso è da interpretare come spia di un vizio di fondo della legge di riforma della Costituzione.
Varie sono le ragioni del NO alla legge di riforma, ma l’errore prima detto serve a rilevare il vizio di fondo della riforma stessa per porlo in primo piano.
L’Assemblea Costituente fu eletta con metodo proporzionale e rappresentava tutte le opzioni politico-culturali presenti nella società italiana.
La Costituzione fu approvata con una stragrande maggioranza, quasi all’unanimità: con 453 voti su 515.
La legge di riforma è intervenuta su oltre 40 articoli e modifica la forma di governo, la forma di Stato e il sistema delle autonomie.
In pratica, è quasi tutta la seconda parte della Costituzione che viene sostituita: solo non viene toccato il titolo IV sulla magistratura.
La Costituzione, per sua natura e definizione, serve a unire il paese, non a dividerlo.
Ora, la legge di riforma ha spaccato il paese.
Essa va rigettata per questo vizio e per tante ragioni che stanno avendo pubblicità, ad opera di vari comitati.
La Costituzione è di tutti. E’ un bene comune.
La Costituzione unisce l’Italia, non la divide.
La Costituzione è la legge fondamentale della Repubblica.
E’ il popolo o il Parlamento che può riformare la Costituzione. Non il Governo.
SALVATORE SETTIS
E’ di recentissima pubblicazione il libro di SALVATORE SETTIS, Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla, Einaudi, aprile 2016.
E’ un libro degno di essere studiato e citato, più che letto. Esso può dare un contributo qualificato al dibattito nel corso della campagna referendaria. E serve anche al di là del referendum.
La posta in gioco e una trappola da evitare
Settis ha scritto:
Due corvi beccano senza remissione gli occhi degli italiani, e ci accecano: il corvo della pseudoriforma elettorale e il corvo della controriforma costituzionale. L’uno e l’altro hanno dalla loro un argomento: meglio cambiare che lasciare tutto com’è. E’ vero. Il punto è che cosa cambiare, come farlo, chi deve farlo, per quale ragione, con quale progetto e per quale futuro. Ma queste domande di fondo, le più importanti, restano al margine della discussione pubblica: una spessa nebbia copre la posta in gioco e indirizza l’attenzione su falsi bersagli. (Pseudo)riforma elettorale e (contro)riforma costituzionale si intrecciano e si confondono quasi fossero una sola cosa, e questo groviglio prende l’aspetto di un effimero scontro di appartenenze, di fazioni, di tribù.
Pur davanti agli enormi problemi del presente, dovremmo invece interrogarci sul contenuto delle riforme (anzi, di ogni singolo punto di esse) pensando alle prospettive e alle incertezze del futuro. Se crediamo sulla parola al governo, o ne respingiamo in blocco ogni sillaba, parteggiando pregiudizialmente per il o per il No, stiamo dimenticando che dall’esito di queste “riforme” dipenderà non la sorte dell’attuale governo, bensì il nostro destino e quello dei nostri figli. Ma chi cade in questa trappola asseconda la personalizzazione della politica, la logica plebiscitaria e populista che tenta il presidente del Consiglio, l’idea autoritaria e antidemocratica che il cittadino abbia solo due opzioni: o chinare la testa o ribellarsi. Ma c’è una terza scelta, la migliore: fermarsi a pensare, volgendo al futuro uno sguardo “presbite”, che secondo Calamandrei è quello della Costituzione.
La posta in gioco è troppo importante per affrontarla come un banale scontro elettorale.
[…] Non possiamo, non dobbiamo legare la sorte della riforma della Costituzione al governo oggi in carica. Né per il né per il No”.1
UNA SCUOLA DI EDUCAZIONE CIVICA PER ANALFABETI POLITICI
Qual è la conoscenza che gli Italiani hanno della Costituzione?
Qual è la loro capacità di giudizio della legge di riforma, per poter votare con consapevolezza?
E’ noto l’allarme del linguista TULLIO DE MAURO sull’analfabetismo degli italiani.2
Ma il peggiore analfabetismo è quello dell’ “analfabeta politico”, secondo una nota poesia di BERTOLT BRECHT.
Quanti sono gli italiani che sono o si vantano di essere apolitici?
Sul tema dell’educazione civica, ancora una volta, è da richiamare l’ordine del giorno dell’Assemblea Costituente, in cui si esprimeva il voto “che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”.
Ma possiamo dire che il voto dell’Assemblea Costituente sia rimasto quasi lettera morta.
“Materia chimera” è stato detto l’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”.
E’ pesante, quindi, e da denunciare la responsabilità della scuola per la diseducazione civica degli italiani.
La campagna referendaria può divenire scuola di educazione civica per la conoscenza della Costituzione nata dalla Resistenza?
Palmi, 27 maggio 2016
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
Comitato “Insieme per la Costituzione” – PALMI (RC)
raffaello.saffioti@gmail.com
 

 

NOTE
 
1 SALVATORE SETTIS, Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla, Einaudi, 2016, pp. 3-4.
2 Cfr. il mio articolo “Conoscere la Costituzione per amarla e difenderla”, sul giornale on line “il dialogo”, 11 febbraio 2016.



Venerdì 27 Maggio,2016 Ore: 22:50
 
 
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