- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (3)
Visite totali: (825) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org CONOSCERE LA COSTITUZIONE PER AMARLA E DIFENDERLA,di Raffaello Saffioti

VERSO IL REFERENDUM
CONOSCERE LA COSTITUZIONE PER AMARLA E DIFENDERLA

GLI ITALIANI, LA COSTITUZIONE E L’EDUCAZIONE CIVICA


di Raffaello Saffioti

Analfabeti e “analfabeti politici”
Quanti tra gli Italiani chiamati a votare al prossimo referendum costituzionale sono in grado di capire il senso del quesito referendario e di esprimere il voto in modo consapevole?
Quanti, anche parlamentari, conoscono la Costituzione?
E’ noto che secondo ARISTOTELE (IV sec. a. C.) l’uomo è per natura un “animale politico” (zoon politikon).
Ma quanti sono gli Italiani che si vantano di essere apolitici?
Chi è quello che il drammaturgo tedesco BERTOLT BRECHT (1898-1956) ha chiamato “analfabeta politico”?
“L’analfabeta politico”
“Il peggiore analfabeta
è l’analfabeta politico.
Egli non sente, non parla,
né s’importa degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina,
dell’affitto, delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.
L’analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.
Non sa l’imbecille che dalla sua
ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato,
l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi,
che è il politico imbroglione,
il mafioso corrotto,
il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali”.
 
Quanti sono in Italia gli “analfabeti politici”?
Queste domande vanno poste nella campagna referendaria.
L’allarme del linguista TULLIO DE MAURO sull’analfabetismo.
“Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra da un’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile.
Secondo specialisti internazionali, soltanto il 20 percento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea. Questi dati risultano da due diverse indagini comparative svolte nel 1999-2000 e nel 2004-2005 in diversi paesi. […]
Tra i paesi partecipanti all’indagine l’Italia batte quasi tutti. Solo lo stato del Nuovo Léon, in Messico, ha risultati peggiori. I dati sono stati resi pubblici in Italia nel 2001 e nel 2006. Ma senza reazioni apprezzabili da parte dei mezzi di informazione e dei leader politici. […]
L’analfabetismo italiano ha radici profonde. […] Nonostante gli avvertimenti di alcuni (da Umberto Zanotti Bianco o Giuseppe Di Vittorio a Paolo Sylos Labini), l’invito a investire nelle conoscenze non è stato raccolto né dai partiti politici né dalla mitica ‘gente’. Secondo alcuni economisti il ristagno produttivo italiano, che dura dagli anni novanta, è frutto dei bassi livelli di competenza. Ma nessuno li ascolta; e nessuno ascolta neanche quelli che vedono la povertà nazionale di conoscenze come un fatto negativo anzitutto per il funzionamento delle scuole e per la vita sociale e democratica”. [1]
La Costituzione e il compito della scuola
L’Assemblea Costituente aveva votato un ordine del giorno in cui si esprimeva il voto “che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”.
“Se (la Costituzione) cade dal cuore del popolo … se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”. (LUIGI STURZO)
La Costituzione, bene comune
Sono trascorsi quasi settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, e il voto dell’Assemblea Costituente è rimasto lettera morta. L’educazione civica non è mai diventata una vera e propria materia scolastica ed è affidata alla buona volontà delle maestre e dei professori di storia e diritto. I testi su cui studiare sono solo “consigliati”, o si trovano come appendici e sezioni di approfondimento nei libri di storia. [2]
“Materia chimera” è stato detto l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”.
Sul tema “educazione civica” è ancora attuale, dopo oltre quarant’otto anni, quanto leggiamo nella Lettera a una professoressa, della Scuola di Barbiana, fondata da don LORENZO MILANI:
“Un’altra materia che non fate e che io saprei è educazione civica.
Qualche professore si difende dicendo che la insegna sottintesa dentro le altre materie. Se fosse vero sarebbe troppo bello. Allora se sa questo sistema, che è quello giusto, perché non fa tutte le materie così, in un edificio ben connesso dove tutto si fonde e si ritrova?
Dite piuttosto che è una materia che non conoscete. Lei il sindacato non sa bene cos’è. In casa di un operaio non ha mai cenato. Della vertenza dei trasporti pubblici non sa i termini. Sa solo che l’ingorgo del traffico ha disturbato la sua vita privata.
Non ha mai studiato queste cose perché le fanno paura. Come le fa paura andare al fondo della geografia. Nel nostro libro c’era tutto fuorché la fame, i monopoli, i sistemi politici, il razzismo”. [3]
Conoscere la Costituzione per difenderla
La campagna referendaria come campagna di alfabetizzazione politica
Il referendum mette alla prova la cultura degli italiani e la loro intelligenza.
Ricordiamo il famoso monito del filosofo tedesco IMMANUEL KANT (1724-1804):
“Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza” (Sapere aude!).
Cosa significa difendere la Costituzione?
Significa difendere i suoi principi e valori fondamentali.
IL POPOLO SOVRANO
SALVATORE SETTIS:
Popolo è la parola più pregnante per designare il soggetto collettivo che è il protagonista della Costituzione: ad esso appartiene la sovranità (art. 1), e perciò in suo nome viene amministrata la giustizia (art. 101). Al popolo come soggetto collettivo corrisponde una parola altrettanto ricca di senso, cittadino. Il cittadino è per definizione membro del popolo, e dunque titolare della sovranità. Perciò «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge», ed «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3). Ai cittadini spettano diritti inviolabili come la libertà (artt. 13, 15, 16), ed in particolare la libertà di riunione (art. 17), di associazione (artt. 18 e 49), di culto (art. 19), di parola, di pensiero e di stampa (art. 21): diritti, tutti, connessi strettamente con la libertà della cultura. […]
Se concepiamo la cultura come il cuore e il lievito dei diritti costituzionali della persona e insieme il legante della comunità, capiremo che essa è funzionale alla libertà, alla democrazia, all’eguaglianza, alla dignità della persona. Che difendere il diritto alla cultura è difendere l’intero orizzonte dei nostri diritti: perché i diritti se non li difendi, li perdi. Ma se non li conosci, non saprai difenderli. La funzione della cultura è anche questa: farci conoscere i nostri diritti, lo spessore storico, filosofico, etico, religioso dal quale essi provengono. Il futuro che ci permettono di costruire, e per converso il buio in cui precipiteremo se rinunceremo a difenderli”. [4]
L’APPELLO DEL CENTRO GANDHI
Raccogliamo l’Appello del CENTRO GANDHI DI PISA, “Aldo Capitini e Teresa Mattei voterebbero No! al prossimo referendum confermativo sullo stravolgimento della Costituzione Repubblicana”. [5]
Divulghiamo l’Appello in ogni ambito: dalla famiglia, al quartiere, alla città.
Per contrastare la propaganda televisiva del Governo serve una grande mobilitazione di cittadini singoli e associati fino a formare una rete nazionale dei Comitati locali per il NO.
Dobbiamo servirci di tutti gli strumenti di comunicazione dei quali potremo disporre.
Usiamo la Costituzione come nostra arma per combattere la nostra battaglia, nel ricordo della Resistenza, in un momento drammatico della storia della democrazia italiana.
Per concludere, ricorriamo ancora a Salvatore Settis, che ci ricorda un articolo proposto da Giuseppe Dossetti nella seduta della Costituente del 21 novembre 1946:
La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione è diritto e dovere di ogni cittadino.
E dice:
“Io vorrei che noi tenessimo fede a questo articolo, che non è entrato nella Costituzione ma ne rispecchia in pieno lo spirito. Oggi più che mai, per sfuggire agli illusionismi che ci assediano, lo spirito della Resistenza è necessario per ricreare una cultura della cittadinanza capace di muovere le norme e di progettare il futuro”. [6]
Roma, 11 febbraio 2016
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
raffaello.saffioti@gmail.com

 

NOTE
1 TULLIO DE MAURO, “Analfabeti d’Italia” (in “Internazionale”, n. 734, 6 marzo 2008).
2 Il libro di LUCIANO CORRADINI La Costituzione nella scuola. Ragioni e proposte (Erickson, 2014) parla della Costituzione per il suo valore storico da recuperare e trasmettere alle nuove generazioni. Per educare alla cittadinanza, bisogna dare alla Costituzione un “posto adeguato nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado”.
3 SCUOLA DI BARBIANA, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1967, pp. 123-4.
Leggi: “Scuola, politica e Costituzione. L’educare a divenire cittadini sovrani. Rilettura di Lettera a una professoressa”, Appendice al mio: “La scuola buona (e quella cattiva)”, in “il dialogo”, 25 giugno 2015.
4Lezione magistrale col titolo “Il diritto alla cultura nella Costituzione italiana”, tenuta alla inaugurazione di palazzo Garzolini di Toppo Wassermann nuova sede della Scuola Superiore dell’Università degli studi di Udine.
5 In “il dialogo”, 1 febbraio 2016.
6 SALVATORE SETTIS, Lezione magistrale …, cit.



Giovedì 11 Febbraio,2016 Ore: 13:20
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
CENTRO GANDHI ONLUS Pisa 11/2/2016 13.56
Titolo:
Bellissima riflessione di Raffaello Saffioti da leggere, meditare, farne oggetto di studio con le classi, nelle scuole, nelle parrocchie. Da diffondere e far conoscere nel corso della campagna referendaria per il NO!
Autore Città Giorno Ora
Mariella Ratti La Spezia 11/2/2016 19.07
Titolo:
Grazie per la bellissima riflessione, parole preziose e autentiche. Verissime: se non si conoscono i diritti, non li si possono conoscere e il rischio di perderli diventa realtà. Per questo la conoscenza è così fondamentale e l'analfabetismo così pericoloso. Bisogna far conoscere ciò che sta succedendo, contrastare la propaganda governativa, aiutare gli indifferenti e i delusi, c'è tanto da fare ... ma è davvero necessario!
Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 13/2/2016 18.00
Titolo:Condivido in toto
                  Ho letto la bellissima riflessione di Raffaello Saffioti sull'analfabetismo politico e, come milaniano, la condivido in toto. Purtroppo le parole degli altissimi maestri che vengono citate, sono state volutamente ignorate. Al contrario di don Milani che voleva che i suoi ragazzi diventassero "cittadini sovrani e responsabili",  dalla Chiesa ai partiti, alle altre agenzie educative,si è costantemente cercato di distruggere ogni spirito critico e consapevolezza conoscitiva. Così il valore fondamentale della scuola e della cultura come strumento di emancipazione della persona, è stato rimosso se non deriso. Oggi si vuole mettere l'ultima pietra a quest'opera di demolizione etica e civica, stravolgendo la Costituzione. Sono perciò d'accordo che dobbiamo fare di tutto per bloccare questo tentativo, che considero criminale e nefasto soprattutto per le giovani generazioni. Grazie
Mauro Matteucci - Centro di documentazione e di progetto "don Lorenzo Milani" di Pistoia

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (3) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info