Editoriale
Le due chiese

di Giovanni Sarubbi

La guerra
Dicono che domani
Ci sarà la guerra
E domani sotto la tua casa
Sfileranno mille baschi neri
E i tuoi occhi rotondi
Mi cercheranno
Ti hanno detto di aspettarmi
Senza fare tante storie
E chi scriverà la storia
Non parlerà di te
 
Dicono che domani
Ci sarà la guerra
Siamo nati nati per soffrire
Solo questo mi han saputo dire
Solo questo mi han detto
Per consolarmi
Mi hanno detto di lasciarti
Senza fare tante storie
E chi scriverà la storia
Non parlerà di me
 
Dicono che domani
Ci sarà la guerra
Tornerete carichi di gloria
Solo questo ha detto il generale
E mi ha stretto una mano
Senza guardarmi
Mi hanno detto di morire
Senza fare tante storie
E chi scriverà la storia
Non parlerà di noi
 
Dicono che domani
Ci sarà la guerra
E domani sotto la tua casa
Torneranno cento baschi neri
E i tuoi occhi rotondi
Mi piangeranno
(Sergio Endrigo)
Due chiese a confronto, due realtà che ogni giorno convivono e/o si scontrano all'interno della stessa organizzazione. Ed è uno scontro che è per la vita o per la morte, un confronto-scontro che è all'ultimo sangue, senza esclusione di colpi. E' quello che accade tutti i giorni all'interno della chiesa cattolica ma credo che situazioni simili, anche se con diverse forme e livelli, avvengono in tutte le chiese cristiane del mondo.
E' questa la riflessione che ho fatto immediatamente quando sono venuto a conoscenza di quello che è accaduto a Palmi in Calabria in occasione della celebrazione del 4 novembre e di cui ci ha scritto il fraterno amico Raffaello Saffioti (Vedi Link).
Nella stessa chiesa seduti uno di fianco all'altro militari, persone addestrate all'uso delle armi e alla guerra da un lato, e pacifisti non violenti dall'altro. Un testo, il discorso di Papa Francesco a Redipuglia che definisce la guerra come una follia, distribuito tra la gente e che aveva trovato grande accoglienza soprattutto fra gli studenti che infatti erano intervenuti in massa alla celebrazione. Un discorso, quello del Papa, ripreso ampiamente dal prete di Palmi durante l'omelia(vedi Link). Poi lo squillo di tromba durante quello che è il momento centrale della messa, la consacrazione del pane e del vino. Uno squillo come per dire «guardate che ci siamo anche noi, checché voi ne possiate pensare di noi e delle nostre armi». E dopo la messa avviene il colpo di teatro. Il sindaco in persona prende la parola ma non sulla piazza del paese bensì li in chiesa, dallo stesso pulpito da dove pochi minuti prima il parroco aveva ripetuto le parole di Papa Francesco. E dice tutt'altro, difende la guerra, le missioni italiane all'estero, ripete tutto l'armamentario militarista, patriottardo e guerrafondaio che viene ripetuto da millenni per giustificare l'ingiustificabile e cioè l'uccisione dell'uomo da parte dell'uomo in guerra. Quella guerra che la canzone di Sergio Endrigo, che ho voluto porre in testa a questo articolo, descrive bene. (Vedi link per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=ymAICpbI7LE) .
Può un sindaco qualunque, cattolico, mettere in discussione la parola del Papa che dovrebbe essere il suo massimo punto di riferimento terreno? Non potrebbe ma lo ha fatto ed il parroco non lo ha interrotto e alla fine ha avuto anche gli applausi. Lo ha fatto anche lo stesso Presidente della Repubblica nella cerimonia tenuta al Quirinale, eppure egli è stato insignito della più alta onorificenza Vaticana, quella di Cavaliere di Collare dell'Ordine Piano (Santa Sede) di cui è capo proprio Papa Francesco.
Non c'è dubbio, ci sono due chiese, due modi di intendere il cristianesimo.
Due modi di intendere che durante ogni messa si scontrano anche se nessuno oramai ci fa più caso. Da un lato c'è la proclamazione dei testi evangelici, dall'altro c'è l'interpretazione che ne stravolge il significato. Da un lato parole che parlano di annuncio della buona notizia ai poveri, dall'altro strutture ecclesiastiche che grondano ricchezza a cominciare dai paramenti sacri vestiti dai sacerdoti che officiano il culto, senza dimenticare le statue piene di oro e di gemme preziose. Da un lato il vangelo dove si dice che Gesù “non ha dove posare il capo”[1], dall'altro il presidente della CEI che va in giro con un auto blindata essendo egli un generale di corpo d'armata in congedo in quanto ex capo dei cappellani militari italiani (Vedi link). Oppure l'ex segretario di Stato Vaticano card. Bertone che si costruisce una “casa” faraonica proprio in Vaticano di fianco a quel Papa Francesco che ha rifiutato l'appartamento papale e vive in albergo.
Da un lato il vangelo che afferma che «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. (MT 6,24)», dall'altro la benedizione delle armi e degli eserciti che da sempre sono stati usati per conquistare ricchezze e potere e che sono lo strumento attraverso cui la ricchezza ed il potere vengono mantenuti nel tempo.
Quello che è successo a Palmi non è nuovo. Qualche settimana fa è successo la stessa cosa ad Assisi, ne abbiamo parlato proprio su queste colonne (vedi link), quando il presidente del Consiglio Renzi parlò dal sagrato della chiesa dedicata al santo più amato d'Italia san Francesco. Il cristianesimo sostiene il potere politico, ed il potere politico sostiene quel cristianesimo che benedice le armi ed il potere. Cristianesimo-potere che nega continuamente quel Vangelo “buona notizia” che chiede ad ogni seguace di Gesù di Nazareth di assumere su di se la frase del profeta Isaia che Gesù proclamò nella sinagoga di Nazareth:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l'anno di grazia del Signore . (Lc 14,18-19)
Da un lato vescovi che vanno solo in quelle parrocchie dove il parroco gli prepara una sostanziosa busta, dall'altro pochi vescovi col grembiule, come diceva don Tonino Bello, poveri coi poveri. Da un lato vescovi e cardinali che andavano a giocare a tennis con feroci dittatori, come è successo in Argentina ai tempi della dittatura di Videla, e dall'altro Vescovi uccisi sull'altare come Oscar Romero perché difendeva la sua gente dalla oppressione. Oscar Romero ucciso da un altro cattolico la cui mano fu sicuramente armata da cattolici come lui.
Lo squillo di tromba nella chiesa di Palmi, che non è stato sicuramente unico nel panorama italiano la dove si sono celebrate messe in occasione del 4 novembre, suona come un richiamo alla lotta contro quella chiesa che pratica il vangelo anziché proclamarlo per poi contraddirlo con la propria vita quotidiana. Uno squillo di tromba contro quella chiesa “assemblea dei seguaci di Gesù” che vuole superare quel paradigma imperiale e oppressivo che caratterizza non soltanto la chiesa cattolica.
E che sia un problema generale di tutte le chiese cristiane lo dimostra il ruolo che hanno le chiese protestanti americane nella politica di quel paese. Anche li chiese che si definiscono “evangeliche” sono portatrici di idee ed interessi che con l'evangelo buona-notizia nulla hanno a che vedere perché esse appoggiano apertamente la guerra o quello stile di vita americano basato sullo sfruttamento selvaggio delle risorse mondiali e sul predominio derivante dalle proprie armi di distruzione di massa.
Può una chiesa così composta avere un futuro? Può avere un ruolo positivo che vada oltre lo spazio di un pontificato quale quello di Papa Francesco? Può un cristianesimo che non è più buona-notizia in tutte le sue componenti cattolica, ortodossa, protestante, evangelicale... avere un ruolo positivo nel mondo?
Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".(Mt 12,33-37)
Giovanni Sarubbi
NOTE

1 Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, ti seguirò dovunque tu vada". Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (Mt 8,19-20)




Domenica 09 Novembre,2014 Ore: 10:49