Firenze 2
LA BUONA NOTIZIA CHE VORREMMO CONTRIBUIRE A COSTRUIRE

Il contributo della redazione de "Il dialogo"


Il prossimo 6 febbraio si terrà a Firenze un convegno che è la prosecuzione di quello tenuto sempre a Firenze lo scorso 16 maggio 2009 dal titolo “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”. Nella lettera di convocazione di quel convegno fra i motivi che spingevano gli organizzatori a convocarlo era indicata l’esistenza di “… uno scisma non proclamato, ma tanto più doloroso”. Si sottolineava
la sofferenza di non vedere al centro della comune attenzione proprio il Vangelo del Regno annunciato da Gesù ai poveri, ai peccatori, a quanti giacciono sotto il dominio del male, mentre cresce a dismisura la predicazione della Legge”. Si affermava di volere “non una chiesa della condanna, ma una chiesa che manifesta la misericordia del Padre, che vive nella libertà dello Spirito, che sa soffrire e gioire con ogni donna e con ogni uomo che le è dato di incontrare”. Quel testo suscitò un notevole interesse che si manifestò in una larga partecipazione da moltissime regioni italiane.
A quel convegno abbiamo partecipato sia con un documento inviato precedentemente agli organizzatori, sia con un intervento in assemblea ed un successivo documento pubblicato sul nostro sito.
A distanza di un anno e dopo aver letto la nuova lettera di convocazione per il prossimo sei febbraio a Firenze, e dopo aver constatato una sostanziale marcia indietro degli organizzatori, non solo riconfermiamo tutte intere le nostre riflessioni ma ad esse ci sentiamo di aggiungere le seguenti considerazioni.
-          Gli organizzatori del nuovo convegno sembrano non voler prendere coscienza della crisi profonda e irreversibile della "religione cristiana" nata al Concilio di Nicea nel 325 d.C. per opera dell’imperatore Costantino. Tutto ciò che stiamo oggi vivendo nella vita delle chiese cristiane discende dalle scelte che a Nicea presero l’avvio. Scelte che negarono lo spirito del Vangelo di Gesù. E’ quello il primo e più grande scisma da quell’evangelo che è giunto oramai il tempo di risolvere.
-          Ci sembra invece che gli organizzatori del Convegno ritengono che basti qualche pannicello caldo, un po’ di comprensione reciproca, che i dissenzienti ascoltino le gerarchie e viceversa ritornando sotto il manto protettivo di quel “vangelo che abbiamo ricevuto” che diventa una nuova categoria teologica che serve a coprire le contraddizioni, che vuole mettere insieme capri e cavoli, che rifiuta proprio l’Evangelo la dove Gesù dice di essere venuto a portare la spada, cioè una parola chiara, non ambigua, non ingannevole. Il “vangelo che abbiamo ricevuto” di cui parlano gli organizzatori è una formulazione teologica che consente, come tante altre formulazioni teologiche, la dicotomia tra teoria e pratica, tra mondo dello spirito e mondo reale, fra formulazioni teologiche e vita quotidiana che si vive in tutte le chiese cristiane. Ma questi giochetti non sono più possibili, non si può essere contemporaneamente con il vescovo Betori che espelle Alessandro Santoro e dall’altro lato proclamare che il vangelo “è soprattutto l’annuncio dell’amore del Padre, quale si è manifestato e reso disponibile a tutti nella persona di Gesù morto e risorto” e che “a chi accoglie nella fede questo vangelo è stato comunicato il dono dello Spirito e della vita riconciliata”. Cosa cambia una simile affermazione nella vita delle chiese? Quale evangelo si annuncia con tale affermazione? Certo non quello di Gesù.
-          Il “Vangelo che abbiamo ricevuto”, che come hanno ricordato il 16 maggio gli organizzatori del primo convegno, ci è stato donato dalla chiesa verso cui si fa professione di amore nonostante i suoi limiti,  non ha impedito infatti che tutte le chiese cristiane si macchiassero dei peggiori crimini che l’umanità abbia mai conosciuto nella sua storia: dalle conversioni forzate, alle crociate, al Papa Re o alla subordinazione agli imperatori e ai principi come è stato per la riforma protestante luterana, calvinista o anglicana, al feroce antisemitismo e alla shoha, alla inquisizione, allo sterminio di interi popoli nelle americhe, allo schiavismo, alla “benedizione” delle bombe atomiche che hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki.
-          L'evangelo viene buttato in teologia, in categorie teologiche astratte che non cambiano nulla nella vita concreta di tutti i giorni: “amore del padre”, dono dello spirito, “vita riconciliata”, “comunità di peccatori… comunità riconciliata”, “essere attenti all’ombra di morte che ci sovrasta”. Si mistifica l'evangelo, se ne da una visione “teologica”, astratta, senza alcuna valenza pratica, senza alcuna conseguenza sui rapporti sociali nella comunità. In realtà la sintesi del Vangelo proposto dal gruppo promotore è lo stesso di quello che ha generato le mostruosità che prima indicavamo è che stanno producendo finalmente un profondo disagio nella chiesa cattolica..
-          Ma questo disagio non esiste solo nella chiesa cattolica. L’analisi proposta, infatti, non tiene conto dell’ecumene cristiano, è parziale, tenta di salvare l’organizzazione nella quale si vive, nella quale ci si è formati e cresciuti e che si dichiara di “amare profondamente”. Ma in tal senso si tratta di una operazione di piccolo cabotaggio, asfittica, senza respiro. La crisi del “cristianesimo religione” è globale, o ne usciamo tutti insieme o non ne esce nessuno, o diamo risposte a tutti, cattolici, protestanti, ortodossi, o non ne diamo a nessuno.
-          Si può amare profondamente qualsiasi cosa persona organizzazione, ma in tutti gli amori c’è il momento del distacco, il momento della fine, del dover morire per consentire la nascita del nuovo (Se il seme non muore… diceva Gesù), quello che i filosofi dialettici chiamano “negazione della negazione”. Ed è tempo che al cristianesimo religione che abbiamo conosciuto fino ad oggi si sostituisca un cristianesimo che ritorni alle radici dell'Evangelo di Gesù, al suo spirito liberatore, alla sua attenzione per l’umanità.
-          Se nonostante il “vangelo che abbiamo ricevuto” siamo andati molto lontani da esso, dobbiamo mettere in discussione le radici stesse della interpretazione che di tale vangelo si è data, e non è una questione che si può eludere o aggirare, e la crisi che stiamo vivendo non è solo una questione di numeri, meno preti, meno praticanti, meno battesimi ecc.
 -          Bisogna prendere coscienza che il cuore dell’evangelo di Gesù non è una teologia ma è l’umanità, o in altri termine che “l’umanità è Dio”. Tutto ciò che non parte dall’umanità non ha senso ed è destinata a morire. La teologia che non cambia la vita concreta delle persone non serve a nulla, non servono reinterpretazioni o riletture dei testi del NT in un ottica spiritualista, disincarnata, di fronte alla violenza fatta da coloro che si dicono cristiani. Non è più possibile un cristianesimo che può essere buono per i mafiosi sanguinari, per gli inquinatori della terra, per i guerrafondai e per chi dall’altro lato invece pratica la condivisione delle risorse, la nonviolenza, la salvaguardia dell’ambiente, l’equa ripartizione delle ricchezza. C’è da mettere in discussione l’idea stessa di “dio” così come fece Gesù 2000 anni fa, che non può più essere una categoria dietro cui nascondere il peggio che l’umanità abbia mai prodotto.
-          Non si può non riconoscere che le strutture di tutte le chiese cristiane costituiscono un tradimento del “Vangelo che abbiamo ricevuto”: ecclesia e non tempio, cioè democrazia; rifiuto della idolatria fra cui rifiuto dell’idolatria della parola di dio come ci insegna Gesù nel racconto delle tentazioni; rifiuto della logica peccato-perdono-salvezza attraverso mediatori e sacrifici vicari, reali o virtuali che siano; rifiuto del “dio simile ad un figlio d’uomo”, l’umanità come centro dell’attenzione delle chiese invece che “dio nell’alto dei cieli” e accettazione dell’ontologia constantiniana che si manifesta nel credo.
Crediamo non serva a nessuno un “convegno in più” dove qualcuno cerchi di conciliare l’inconciliabile. Abbiamo bisogno invece di liberare l’evangelo di Gesù dalle troppe gabbie nel quale si è cercato di rinchiuderlo.
Siamo così disponibili al confronto su una pratica dell’evangelo secondo il quale tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, dove non ci sono capi o sacerdoti ma fratelli e sorelle che si amano.
 
La redazione del sito www.ildialogo.org

I documenti relativi al primo convegno del 16 maggio 2009

18/05/2009 - Editoriale
Umanità Dio dei cristiani di Giovanni Sarubbi
Testo dell'intervento che avremmo voluto leggere il 16 maggio scorso a Firenze all'incontro "il vangelo che abbiamo ricevuto"

22/05/2009 - Editoriale
Una possibilità da non lascirsi sfuggire,di Giovanni Sarubbi
Un contributo al dibattito sul convegno dei cattolici del 16 maggio a Firenze

05/05/2009 - Il Vangelo che abbiamo ricevuto
 Il contributo della Redazione del sito www.ildialogo.org all’incontro di Firenze del 16 maggio



Giovedì 28 Gennaio,2010 Ore: 16:24