Editoriale
Umanità Dio dei cristiani

di Giovanni Sarubbi

Testo dell'intervento che avremmo voluto leggere il 16 maggio scorso a Firenze all'incontro "il vangelo che abbiamo ricevuto"


Giovanni Sarubbi mentre interviene a Firenze il 16 maggio 2009 al convegno " il vangelo che abbiamo ricevuto" 
L’umanità sta vivendo una situazione molto simile a quella vissuta da Gesù ai suoi tempi. Anche oggi come allora esiste una religione dominante o che tende a porsi come tale a livello globale: stiamo parlando della religione cristiana, che secondo le statistiche e seppure frazionata in molte componenti, è ancora oggi quella maggioritaria a livello mondiale. Anche oggi esiste un impero economico-politico-militare enorme ma che vive la sua più profonda ed irreversibile crisi. Questo impero è quello capitalistico occidentale incentrato sugli Stati Uniti, strettamente legato alla religione cristiana. Anche oggi sono molto diffusi sentimenti di paura legati alla possibile “fine del mondo” o per meglio dire, alla fine della specie umana. Tutti questi elementi sono oggi, rispetto a duemila anni fa, fenomeni globali, planetari e non più limitati ad una sola regione della Terra, quale poteva essere il territorio dove vivevano i giudei, o al bacino del mediterraneo, dove dominava l’Impero Romano. In più ci troviamo di fronte alla più grave e devastante compromissione dell’equilibrio ambientale mai prodotta dalla specie umana, aggravata anche dall ’esistenza di imponenti arsenali di armi di distruzione di massa che potrebbero produrre, per un semplice errore o per l’insorgere di situazioni ambientali non previste, l’autodistruzione di tutte le specie viventi del pianeta Terra. Come nel remoto passato dell’umanità, anche oggi sarà l’umanità stessa la responsabile della propria autodistruzione.
La crisi del cristianesimo come religione è parte integrante di questa crisi globale. Si esce dalla crisi del cristianesimo come religione se riusciamo a capire e ad indicare, come fece Gesù 2000 anni fa, una via di uscita che faccia fare all’umanità un salto di qualità. E come per tutte le crisi sistemiche non si esce da esse correggendo questo o quel singolo aspetto particolarmente odioso. Per rinascere il seme deve morire nella terra, il tempio deve essere distrutto. Ed uscire dalla crisi della religione serve anche ad uscire dalla crisi più complessiva dell’umanità.
Che fare, cosa possono fare i seguaci di Gesù?
Oggi come duemila anni fa la religione cristiana promuove un’idea di Dio lontana anni luce dall’uomo. Il dio di cui parlano oggi le chiese cristiane è, come quello propugnato dai grandi sacerdoti di Gerusalemme, un dio lontano, un dio iracondo, un dio che consente ai grandi sacerdoti, ieri come oggi, di cibarsi dei peccati dell’umanità. E’ un dio che vende a caro prezzo il suo perdono, che opprime l’umanità in tutte le sue membra. E’ un dio che serve a giustificare il potere economico – politico – militare - religioso ed il male che da esso viene generato. Gesù disse una cosa dirompente, disse che “l’umanità è Dio” parlando di un “dio padre”, di un “dio amorevole”, di un “dio di misericordia e amore”, di un “dio con noi”, di un dio che si incontra non nell’aldilà ma nella persona qualsiasi che ci attraversa la strada, con cui condividere il pane per vivere, il vino per gioire, la sapienza che ci viene dalle generazioni che ci hanno preceduto. Gesù parlò di “figlio dell’uomo”, cioè dell’umanità in genere. E’ l’umanità che deve essere al centro della vita e non il dio iracondo dei sacerdoti, «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato».
La grande intuizione del Gesù dei Vangeli è di fatto stata distrutta. Le varie confessioni cristiane, nessuna esclusa, hanno trasformato l’uomo Gesù nell’ennesimo idolo da idolatrare, nell’ennesimo dio lontano, o, per dirla con Alberto Maggi, nel “dio che non esiste”. L’umanità che Gesù aveva posto al centro degli interessi di quelli che liberamente volevano seguirlo, cominciò quasi da subito ad essere messa in discussione dal cristianesimo che cominciò a strutturarsi dal secondo secolo in poi. Questo cristianesimo cominciò a discutere di nuovo di un dio lontano. Dall’umanità si passò all’ontologia e al dio della metafisica. Dalla “umanità dio dei cristiani”, si è passati al “dio trinitario” o alla promulgazione di tutti gli altri dogmi definiti nei concili del primo millennio: “Gesù vero dio e vero uomo”, “Maria madre di Dio”, la processione dello spirito dal padre al figlio, i sette sacramenti, la morte di Gesù come sacrificio voluto da dio,… per finire alla transustanziazione o a trasformare la Bibbia in un libro scritto direttamente da questo dio lontano.
C’è da dire che il Concilio Vaticano II aveva messo al centro della sua riflessione proprio l’umanità, come scrive la Costituzione pastorale «Gaudium et spes» sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: «Si tratta di salvare l'uomo, si tratta di edificare l'umana società. È l'uomo dunque, l'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l'uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione». E’ l’umanità il dio dei cristiani.
Ed il “Dio umanità” non ha bisogno di sacrifici ma della pratica della giustizia che spetta ad ogni persona far vivere nella propria vita e nella comunità. Ed il “Dio umanità” è quello che si manifesta nello sconosciuto che viene incontrato per via (discepoli di Emmaus) e che si riconosce quando si spezza il pane con lui, quando si condivide con lui la vita in tutti i suoi aspetti a cominciare dal pane, quando insieme si fa tesoro delle esperienze sapienziali trasmessici dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Il Vangelo di Giovanni (Gv 1,18) dice che “Dio nessuno l’ha mai visto” ma che è stato rivelato nel figlio. Come dire non occupatevi di ciò che non potete conoscere, ma occupatevi dell’umanità che è sotto i vostri occhi.
Scrive Remo Cacitti nell’intervista a Corrado Augias Inchiesta sul cristianesimo che “La carta vincente del cristianesimo è l’incarnazione… Quello di Gesù è un Dio che, come dice Giovanni nel suo prologo, è venuto ad abitare presso di noi e si è fatto carne, un uomo nella storia”[1].
Scrive Karl Barth nel suo libro sulla Epistola ai romani: “ Dio! Noi non sappiamo quello che diciamo con questa parola. Colui che crede, sa che non lo sappiamo”[2]. Cioè nessun uomo può parlare di Dio come di una sua proprietà.
Ma la stessa carta vincente dell’incarnazione è servita a trasformare l’oggetto dell’attenzione delle chiese che è stata spostata dal “Dio umanità” all’”uomo-dio” Gesù. E così i teologi continuano a parlare di Dio come di un oggetto misterioso e inconoscibile, sempre più lontano. E questo spiega oggi la diffusa idolatria esistente nel mondo cristiano in tutte le sue confessioni (fra i cattolici il culto dei santi e della madonna, fra i protestanti l’idolatria della Bibbia, fra gli ortodossi quella delle icone) e la creazione di templi, fra cui il più grande, quello del Vaticano, hanno assunto oggi il ruolo e le sembianze di quello che ai tempi di Gesù era il tempio di Gerusalemme. Oggi come duemila anni fa il Tempio Vaticano è una delle più potenti e floride banche mondiali (vedi IOR di cui si ritorna a parlare proprio in questi giorni); oggi come duemila anni fa liturgie grandiose, grandiosi sacrifici, anche se virtuali, reintroduzione di lingue sacre note a pochi, promesse di indulgenze plenarie o parziali se si partecipa a determinati riti o preghiere.
Le chiese cristiane sono diventate dei mastodonti che oramai parlano un linguaggio lontanissimo da quello di tutti i giorni. Mastodonti legati a filo doppi ai poteri economici e politici delle rispettive società dove le varie confessioni si sono sviluppate. E’ un mastodonte la Chiesa Cattolica, sono mastodonti le chiese ortodosse e quelle protestanti perché il dio di cui parlano non è il “Dio di Gesù”, non è il “Dio umanità”.
Ai seguaci di Gesù, a quelli che vogliono mettersi nella sua sequela, non resta allora che fare come Gesù e proclamare decisamente quello che Gesù proclamava, contestare decisamente il tempio con tutti i suoi sacerdoti, le sue ricchezze,il suo sfarzo, il loro dio oppressivo. Fare come Gesù e cacciare tutti dal tempio e dal suo sacro potere oppressivo.
E’ questo il Vangelo che abbiamo ricevuto. Un Vangelo che è una contestazione netta ed inequivocabile del dio sacerdotale con tutti gli annessi e connessi (sacerdoti, scribi, farisei, sadducei di ieri e di oggi), a cominciare dalla legge del sabato per la cui violazione c’era la pena di morte. Un Vangelo che chiede a tutti di proclamare “l’anno accettevole del signore” (Lc 4), cioè il giubileo, quando venivano cancellati i debiti e liberati gli schiavi, cioè l’anno della giustizia sociale. Giustizia sociale da proclamare ogni giorno e non ogni 50 anni. Giustizia sociale che è alla portata dell’umanità rendere concreta.
E come duemila anni fa, anche oggi un simile vangelo è difficile da comprendere e da fare proprio. Quando Gesù lo proclamò nella sinagoga di Nazaret rischio il linciaggio. Era difficile per gli ebrei di allora riuscire a vedere i sacerdoti come nemici dell’umanità da cui liberarsi. Era difficile riuscire a liberarsi anche dei propri piccoli privilegi che esistono la dove esiste sfruttamento e oppressione. Lo sfruttamento si stratifica in caste e sottocaste e viene organizzato sistematicamente.
 E’ difficile per i cattolici oggi riuscire a vedere la propria chiesa come la reincarnazione moderna del Tempio di Gerusalemme e dei suoi funzionari. E’ difficile riuscire a comprendere che quei “funzionari di dio” non credono nello stesso dio di cui parlano e di cui si dicono vicari. Lo abbiamo potuto toccare con mano nella lettera che Benedetto XVI ha recentemente scritto ai vescovi in relazione alla remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani la dove parla del silenzio e della scomparsa di dio.
Quella proposta da Gesù è una via stretta ma è l’unica via che abbiamo. Dobbiamo liberarci del sacro e di tutto ciò che esso comporta. E’ l’unico modo per rendere testimonianza ed onore al “vangelo che abbiamo ricevuto”. Ed in questo impegno di liberazione daremo un contributo grande alla risoluzione dei problemi di tutta l’umanità. Nessuno avrà più l’alibi della religione cristiana per giustificare il proprio potere economico-politico-militare.
 Ed è in questo impegno che noi possiamo adempiere appieno allo spirito messianico incarnato da Gesù: la chiesa di coloro che seguono le orme del maestro diventerà così un “messia collettivo”, una comunità che tutta insieme potrà avanzare verso un mondo nuovo e potrà salvare l’umanità dagli idoli oppressivi che la tengono prigioniera. Nessuno si aspetti un supereroe. Nessuno deleghi a chicchessia il proprio impegno sulla via di Gesù. Ognuno, come scriveva don Primo Mazzolari, si impegni in proprio.
 
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Quello che precede è il testo dell’intervento che avrei voluto leggere sabato 16 maggio a Firenze all’incontro intitolato “il Vangelo che abbiamo ricevuto” e che ho invece dovuto sintetizzare in tre minuti di intervento a braccio.
La sensazione che abbiamo avuto come delegazione de “Il dialogo” è stata quella di una forte aspettativa da parte della platea dei partecipanti che è andata in parte delusa dalle relazioni introduttive e soprattutto dalle conclusioni.
Per il momento mi fermo qui. Ci auguriamo possa svilupparsi nei prossimi giorni un buon dibattito su ciò che c’è stato a Firenze. Pubblichiamo oggi una prima riflessione di Stefania Salomone, che con me ha partecipato all’incontro, e i testi di alcune delle relazioni introduttive al convegno.
Vi invitiamo a partecipare al dibattito, ne abbiamo veramente bisogno.
 


[1] Inchiesta sul cristianesimo, Corrado Augias Remo Cacitti, Mondadori 2008, pag. 130
[2] L’Epistola ai Romani, Karl Barth, Universale Economica Feltrinelli pag. 18


Luned́ 18 Maggio,2009 Ore: 15:33