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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Il nostro comune impegno,di Giovanni Sarubbi 

Editoriale
Il nostro comune impegno

di Giovanni Sarubbi

 

Ci scuseranno i nostri quattro lettori, se per una volta parleremo di noi stessi, di questo sito, delle cose che fa e di quelle che vorrebbe fare e del punto nel quale siamo. Lo facciamo a distanza di quattordici anni dal momento della sua prima apparizione sul web, nel lontano 1999.
Sembra un secolo fa. Il mondo da allora è cambiato radicalmente. Noi siamo più vecchi di 14 anni, che non sono pochi. La guerra, insieme alla miseria e alla morte per fame e ai devastanti cambiamenti climatici, sono diventate un dato permanente della nostra vita quotidiana. Nel nostro paese si sono succeduti in questi anni i peggiori governi che la nostra storia ricordi. Governi che hanno reintrodotto le leggi razziali, che hanno portato stabilmente l'Italia in guerra, in Iraq, in Afghanistan, in Libia e prima ancora in Kossovo e che hanno svenduto e distrutto la Repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo. Viviamo, sul piano sociale, una devastante crisi politica, economica, morale, istituzionale.
Viviamo in uno Stato che ha stravolto di fatto la stessa forma repubblicana, quella che l'art. 139 della Costituzione dice non potersi sottoporre a revisione, con la imposizione di un presidenzialismo di fatto che è la negazione pura e semplice della Costituzione. Viviamo in uno Stato che nega di fatto il valore sociale della economia ed il rispetto della dignità del lavoro, che invece la nostra Costituzione sancisce fin dal suo primo articolo. Trionfa lo sfruttamento selvaggio del lavoro anziché la sua tutela. Le speculazioni finanziarie hanno ridotto sul lastrico milioni e milioni di lavoratori. La stessa parola “libertà”, è diventata sinonimo di ladrocinio, corruzione, evasione fiscale, menzogna e spergiuro, di uso e abuso delle istituzioni, di immoralità diffusa, di attacco ai giudici che applicano le leggi, di istigazione a violare le leggi e le norme che tutelano la dignità, la vita e la salute delle popolazioni e dei lavoratori.
La privatizzazione della nostra società, è arrivata a tal punto che persino il nome stesso del nostro paese, Italia, è diventato proprietà privata di una forza politica che è la principale responsabile del degrado politico, economico, morale e umano nel quale viviamo.
In questi 14 anni, nella Chiesa Cattolica si sono succeduti ben tre Papi. Abbiamo assistito prima alla fine di uno dei pontificati più lunghi della storia, quello di Giovanni Paolo II, poi a quello di Benedetto XVI e alle sue dimissioni, fatto con pochi precedenti nella storia, e ora da qualche mese viviamo quella che sembra essere una nuova “primavera” della Chiesa, con il pontificato di Papa Francesco. In questi anni le gerarchie Vaticane non hanno mai condannato la partecipazione del nostro paese alle guerre, ma anzi hanno “benedetto” sistemi di morte come la portaerei Cavour, e hanno continuato a mantenere cappellani militari al seguito delle truppe impegnate in guerra, contribuendo a dare credito alla mistificazione della guerra fatta passare come “missione di pace”. In più i governi che hanno reintrodotto le leggi razziali e distrutto la dignità del lavoro e dei lavoratori, sono stati benedetti e sostenuti dalle gerarchie vaticane, fino alla elezione del nuovo papa Francesco che sta suscitando molte speranze.
Lo sviluppo del nostro sito, è avvenuto in questo quadro tumultuoso che abbiamo sinteticamente descritto. Abbiamo cominciato dal nulla, quasi per scommessa. La prima grande svolta della nostra presenza sul web è stata nel 2001, subito dopo la tragedia dell'11 settembre e l'inizio della “guerra infinita” che è ancora in corso. Siamo stati, da quell'anno, il punto di riferimento nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, giunta quest'anno alla sua dodicesima edizione. Una iniziativa, nata dal basso, oramai entrata nel calendario delle comunità cristiane e musulmane.
All'inizio della nostra attività, trattavamo pochi argomenti appena abbozzati. Oggi trattiamo un centinaio di argomenti, con svariate decine di migliaia di pagine web consultabili. La struttura informatica iniziale era rudimentale e l'abbiamo via via aggiornata. Da allora ad oggi la tecnologia informatica ha fatto passi da gigante. Ciò che era impensabile 14 anni fa è oggi possibile. Da poche migliaia di visite all'anno, siamo giunti oggi a dati ragguardevoli. Cito quelli relativi ai primi 15 giorni di novembre: visite medie giornaliere 4400; 26.000 pagine visualizzate ogni giorno; durata media di ogni singola visita 17minuti; quasi un giga byte e mezzo di dati movimentati ogni giorno sul nostro sito. Ci sono poi i dati relativi al blog sul celibato obbligatorio per il quale possiamo contare oltre quattrocentomila visite e oltre novecento messaggi.
Sono numeri che a noi danno i brividi, perché alle spalle di questi dati c'è solo ed esclusivamente lavoro volontario, impegno e passione di una cinquantina di collaboratori esterni e di un ristretto gruppo redazionale che, ogni giorno, cerca di conciliare la propria vita quotidiana con l'impegno di dare una informazione su temi cruciali quali il dialogo tra le religioni, la pace, l'ambiente, il razzismo e le migrazioni, le questioni scottanti delle chiese cristiane quali l'omosessualità, la questione dei preti sposati, la pedofilia clericale, oltre ad informazioni di carattere teologico o biblico o relativo alla vita delle chiese, insieme ad una attenzione costante ai temi della cultura, della filosofia, della scienza, della politica.
Abbiamo cercato, in questi anni, di praticare quello che abbiamo scritto nella nostra “carta di identità”, nella quale, tra l'altro, affermiamo che «Credere in Dio non può più essere, per noi, motivo di conflitto e di guerra, ma di amore e pace».
Ma le dimensioni a cui siamo giunti, se vogliamo continuare a rimanere sul web e a svolgere la funzione che finora abbiamo svolto, ci impongono un salto di qualità. C'è bisogno di un aggiornamento tecnologico del sito, per stare al passo con gli aggiornamenti che l'informatica produce, ma c'è anche bisogno di una razionalizzazione di tutto ciò che sul sito esiste, concentrando l'attenzione su ciò che maggiormente viene letto.
Ci siamo quindi innanzitutto chiesto, nel gruppo redazionale, se vale la pena continuare questa esperienza, nata quasi per caso e senza alcuna pretesa. I numeri degli accessi, le adesioni agli appelli, la quantità di letture dei singoli articoli, le testimonianze che ci arrivano, ci dicono di si, che ne vale la pena. Uno spazio libero, senza padroni o padrini politici, economici, religiosi, che rifiuta la pubblicità, che è attenta alla verità dei fatti, può essere utile, anche se piccolo e parziale, nel quadro della stampa italiana. Ma per rendere concreto ed impedire che questo sito possa soccombere per i più svariati motivi, c'è bisogno di fare scelte significative senza le quali questa esperienza rischia di non essere più sostenibile.
Abbiamo bisogno, innanzitutto, di costituire una associazione fra tutti coloro che, in vario modo e con vario impegno e continuità, hanno dato il loro contributo al nostro sito. Abbiamo bisogno di affrontare alcune spese per l'ammodernamento tecnologico che, con le attuali risorse di cui disponiamo, non siamo in grado di effettuare.
Ma più che fatti tecnici o economici, che sono l'aspetto successivo, abbiamo innanzitutto bisogno di idee, di contributi sulla linea editoriale seguita finora, sulle cose da migliorare, da cambiare o da sopprimere, sulle iniziative che si possono prendere su varie tematiche. Abbiamo bisogno che dalla semplice lettura o dal semplice digitare un click su “mi piace”, si passi alla partecipazione attiva per quello che ognuno può fare. Non chiediamo, ovviamente, ad alcuno di fare l'impossibile, nessuno può chiederlo. Ma siamo convinti che «Tutte le valanghe prima di diventare tali erano solo fiocchi di neve» e che ognuno di noi deve essere «il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini».(Mt 5,13)
Crediamo che su ognuno di noi, di fronte agli scenari drammatici che stiamo vivendo e che ancora di più vivremo nei prossimi anni, pesi la necessità di assumere una decisione, di dedicare una parte del proprio tempo o delle proprie capacità al bene comune, al miglioramento della società, ad opporsi al degrado che stiamo tutti vivendo, per impedire che prevalga la disperazione e dare invece una possibilità alla vita.
Vorremmo perciò aprire innanzitutto un dibattito tra i nostri lettori che ci aiuti a capire come meglio proseguire in questa esperienza. Scriveteci oppure commentate questo articolo. Ci auguriamo che partecipiate in molti. Le vostre osservazioni, saranno preziose per il gruppo redazionale, impegnato in una discussione serrata su come migliorare il nostro comune impegno per una informazione libera, per il dialogo fra le religioni e la libertà religiosa, contro ogni razzismo, contro la guerra, per la pace, per la dignità del lavoro e i diritti umani per tutti, contro la miseria e la morte per fame, per la difesa dell'ambiente e della Madre Terra. Un impegno che vale la pena sostenere.
Giovanni Sarubbi



Domenica 17 Novembre,2013 Ore: 08:42
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Giovanni Anziani Campobasso 17/11/2013 09.21
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Grazie per questo messaggio! Fa del bene a molti sempre impegnati per la giustizia e la pace colme è stato sancito nell'ultima Assemblea del CEC in Corea. Da parte mia voglio proseguire il cammino per una nuova educazione alla giustizia, cioè insegnare che il diritto non è materia di esami scolastici, ma il fondamento della vita democratica.
Autore Città Giorno Ora
martino pirone arcisate 06/12/2013 10.16
Titolo:il nostro comune impegno
Autore Città Giorno Ora
martino pirone arcisate 06/12/2013 17.28
Titolo:
Con sincera franchezza ringraziamo il Direttore dott. Giovanni Sarubbi ed i suoi Collaboratori per aver aperrto questa finestra di cultura sul mondo. Riteniamo questo giornale online un mezzo importante per far "dialogare", anche a distanza, persone di diversa estrazione sociale, culturale e politica in un confronto aperto, civile e democratico. Numerose, forse anche troppe, sono le rubriche che intrattengono i suoi affezionati lettori, comunque sempre molto interessanti.  Un solo suggerimento: ridurre il numero delle rubriche raggruppando alcuni argomenti (es.lettere al direttore,, opinioni, politica) sotto un'unica voce, in modo da facilitarne l'accesso ai lettori.  Ci auguriamo che "Il Dialogo" abbia lunga vita e continui ad essere un riferimento per quanti cencano un'informazione indipendente ed aggiornata e vogliono approfondire le loro conoscenze.
Martino Pirone e Giovanni Dotti
Varese, 6 dicembre 2013

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