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www.ildialogo.org I nostri compiti, il nostro impegno,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
I nostri compiti, il nostro impegno

di Giovanni Sarubbi

Sono stato stimolato a scrivere questa riflessione dagli articoli degli amici Bruno Gambardella e Gianni Mula, che ci pongono davanti a problematiche reali della società nella quale viviamo e che coinvolgono l'attività del nostro giornale.

Nei momenti di difficoltà, anche personali, vado a rileggere “Impegno con Cristo” di don Primo Mazzolari[1]. Leggo e rileggo l'introduzione che condensa tutto il libro. “Ci impegnamo perché non potremmo non impegnarci. Ci impegnamo senza pretendere che altri s'impegni con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegnamo...”. Ci impegnamo per la giustizia, ci impegnamo per la pace, ci impegnamo per il rispetto del “tu non uccidere”, ci impegnamo ad amare la terra e tutti gli esseri viventi che contiene, ci impegnamo a stabilire rapporti di solidarietà con tutti a prescindere dalla nazione da cui proviene, dal suo colore della pelle, dalla religione che professa perché una è l'umanità a cui apparteniamo e una è la Terra che condividiamo, uno è l'universo di cui facciamo parte. Ci impegnamo a non sfruttare il lavoro altrui, a non rendere schiavo della nostra persona o del nostro gruppo alcun essere vivente. Ci impegnamo a rispettare i diritti umani di tutte e di tutti e a bandire qualsiasi violenza sulle donne.

E' questo lo spirito che anima le pagine di questo giornale che da oramai 12 anni è presente sul Web. Uno spirito che rifiuta la proprietà privata di Dio, della politica, della cultura. Uno spirito che cerca di guardare il mondo non dall'alto del proprio ombelico o dall'alto delle proprie frustrazioni o dei pre-giudizi di cui sono pieni i rapporti sociali e la storia dell'umanità. Uno spirito che si impegna, e a volte è duro, ad ignorare le cattiverie nei confronti del nostro giornale o i piccoli dispettucci di chi non riesce ad amare altri che se stesso e le parole di cui si riempie continuamente la bocca. Non siamo gli unici esseri viventi su questa Terra e non ne siamo proprietari.

Scrive don Primo: “Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se qual­cuno si fa nuova creatura, imbarbarisce se sca­teniamo la belva che è in ognuno di noi”.

Siamo qui, facciamo questo giornale come don Primo faceva il suo “ADESSO”, per dare il nostro contributo alla società di cui facciamo parte, senza pretese, da fratelli a fratelli, da sorelle a sorelle, senza dogmi, senza la pretesa di avere la verità assoluta da dover imporre a qualcuno, convinti come siamo, secondo l'Evangelo di Gesù, che “chi vuole essere primo serva”. Non capi, non dottori, non filosofi pieni di se e che ripetono vuote parole ma ricercatori della verità che cercano altri ricercatori della verità con cui collaborare in spirito di amicizia e fraternità, perché la “verità” non appartiene a nessuno di noi individualmente.

Ed è questo che ci fa andare avanti, nonostante le difficoltà, nonostante le incomprensioni o i tanti compagni di strada che magari si erano avvicinati a noi sperando di cogliere una opportunità personale, una prebenda, un posto al sole. La storia di tutti i tempi è piena di persone che hanno contestato radicalmente il sistema sociale in cui vivevano per poi abbracciarselo. A questi compagni di strada non abbiamo nulla da dire ne anatemi da lanciare. Ognuno risponde delle proprie azioni e se un'azione è malvagia essa è già di per se una condanna per chi la mette in pratica.

E se l'imbarbarimento morale dei nostri tempi è grande, figlio dello sfruttamento privatistico di qualsiasi aspetto della vita sociale, dobbiamo con piacere rilevare che ci sono segnali positivi e incoraggianti che vanno in senso contrario, come il grandissimo numero di uomini e donne che nelle ultime tre settimane hanno sottoscritto sul nostro giornale l'appello di p. Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria e le immonde spese militari che essa sostiene e a cui non fa mancare le risorse, mentre le toglie alla spesa sociale e alla tutela dei lavoratori e dei deboli. Siamo a quasi diecimila adesioni, senza copertura mediatica, nessun giornale o TV ne ha parlato, ha funzionato il solo passa parola, il collegarsi da persona a persona, il creare comunità attorno ad una idea di vita. E i tantissimi messaggi giunti stanno li a sottolineare che una speranza di cambiamento è concreta, che la storia non è finita, che c'è ancora chi, come noi, vuole impegnarsi a lavorare per un mondo migliore, disinteressatamente, perché non potrebbe fare diversamente.

E noi ci saremo. Fino a quando avremo un alito di respiro ci metteremo in ascolto degli altri fratelli e sorelle con cui entreremo in contatto. Cercheremo di allargare questi contatti perché l'umanità ha un senso se vive come comunità, se riscopre l'amore gli uni per gli altri, se riesce a condividere il pane e lo spirito che ci anima e che i nostri padri e le nostre madri ci hanno trasmesso. Ed il nostro giornale ha un senso se riesce ad essere comunità e a trasmettere vita.

Questi sono allora i compiti che come giornale abbiamo davanti nei prossimi mesi, questi gli impegni che ognuno di coloro che a questo giornale collabora può liberamente assumere. Tutto il resto, dice l'eVangelo, appartiene al maligno.

Note

[1]Impegno con Cristo, Primo Mazzolari edizioni La Locusta Vicenza. Per altri scritti di don Primo valla alla sezione dei suoi scritti sul nostro sito (Clicca qui)



Sabato 17 Settembre,2011 Ore: 22:23
 
 
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