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www.ildialogo.org Non ne possiamo pių,di Bruno Gambardella

Editoriale
Non ne possiamo pių

di Bruno Gambardella

Caro direttore,

a Sparta e Atene non ci sono state vacanze lunghe… Giusto un paio di settimane, al risparmio, per staccare la spina e combattere la canicola con qualche tuffo.

La rubrica non è stata aggiornata di frequente nonostante i ritmi meno serrati dell’estate consentissero qualche ora in più da dedicare al blocchetto degli appunti o al computer. Le notizie da commentare, con amarezza ironia o sarcasmo, non mancavano. Quest’anno non c’è stato un cadavere fresco fresco da vivisezionare in tv o sulla carta stampata, ma solo gli epigoni dei casi Sarah, Yara e Melania che, comunque, hanno fornito cibo un po’ avariato agli avvoltoi dei nostri organi di informazione. Nemmeno un cognato illustre a Montecarlo da sputtanare sui giornali di destra: vita grama per i vari Feltri, Belpietro e Sallustri!

Il vuoto è stato colmato dalla crisi economica, dalla P3, dalla P4, dai dibattiti ipocriti e patetici sui possibili tagli ai costi della politica, dal menù del ristorante del Senato, da Bossi e Calderoli rientrati nella trincea padana, dalle solite figuracce di maggioranza e opposizione…

Chi si è potuto permettere qualche giorno fuori città è stato assalito da sensi di colpa quando ha sentito dire da esponenti di governo e dai centristi che negli ultimi anni gli italiani hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e che ora è necessario stringere la cinghia. Sarà vero, ma la cosa detta con tono severo da chi, pur guadagnando moltissimo non ha prodotto uno straccio di programma per tirarci fuori dai guai provocati da una classe dirigente (politici, imprenditori, sindacalisti, intellettuali) assolutamente inadeguata e/o in malafede, fa girare vorticosamente le scatole.

I comuni mortali, quelli che non leggono Il Sole 24 ore, non investono in borsa (al massimo riescono a conservare due lire su di un libretto postale o a compare un bot) e non capiscono perché tutto il mondo occidentale debba subire le scorribande della speculazione finanziaria hanno capito che i pochi diritti sopravvissuti nell’età della globalizzazione per le giovani generazioni saranno un miraggio…

In questo contesto, mentre crolla un sistema, un ordine mondiale che non ci ha mai entusiasmato ma che abbiamo preferito alle dittature di destra o di sinistra, ha ancora senso ironizzare su Berlusconi che definisce l’Italia “un paese di merda” (una volta tanto siamo d’accordo con il premier, ma ci chiediamo: ha riflettuto su qualche sua eventuale responsabilità?), sugli statisti Bossi e Calderoli, sullo “sciopero” dei calciatori, sul ministro Tremonti che paga l’affitto in nero, sul centrosinistra dei morti viventi (Veltroni, D’Alema, Bersani) e dei giovani già vecchi (Renzi, Vendola e rottamatori vari)?

Interessa ancora a qualcuno una battuta sull’eloquio elegante e pacato di Daniela Santanché; sull’acume politico di un Di Pietro o di un Veltroni allevatori di sempre nuovi Razzi, Caleari e Scilipoti; sullo spirito caritatevole e solidaristico di una chiesa cattolica che difende con unghie, denti e pacchetti di voti i propri odiosi (soprattutto in tempo di crisi) privilegi?

Diciamola tutta: nessuno in Italia (e forse nel mondo) si ispira al mitico pernacchio di Eduardo De Filippo per rispondere agli ipocriti appelli alla moralità di Benedetto XVI, alle “scomuniche” (in senso figurato, si intende…) degli evasori fiscali pronunciate dal cardinale Bertone e ai pronunciamenti di assoluta fedeltà all’alto magistero cattolico che vengono da noti mistici come Casini, Rutelli, Gasparri, Pera e Giovanardi quando si parla di nuovi diritti e di libertà di ricerca. Vale ancora la pena scrivere di una lobby famelica, sostanzialmente misogina ed erotomane, omofoba perché fondamentalmente omosessuale, disinteressata alla povertà e alla disperazione delle famiglie che sostiene di voler difendere dagli attacchi del laicismo?

Caro direttore,

non ho mai amato Beppe Grillo “politico” (il comico mi piace, eccome…), ma il suo vaffanculo alle classi dirigenti del Paese oggi mi sembra non solo sacrosanto, ma persino minimalista… Sulla chiesa cattolica ha perfettamente ragione : nei confronti delle gerarchie al massimo si può esercitare il nobile sentimento della tolleranza, perché questi signori non meritano ascolto, rispetto, considerazione.

Il tuo, il nostro giornale in questi anni ha condotto battaglie importanti. Essendo nonviolento piuttosto che pacifista alcune non le ho condivise fino in fondo, ma le ho rispettate e apprezzate. Ad alcune di esse, nel mio piccolo, ho cercato di dare un contributo scrivendo di carcere, di diritti civili, di libertà di ricerca scientifica, di un’informazione che imbavaglia le minoranze culturali e religiose. Oggi non so più cosa scrivere. La materia prima, come detto, non manca: io però di Tarantini, Berlusconi, Papa (il deputato…), Milanese, Tremonti, Scajola, Bersani e compagnia bella non ne posso più. Mi chiedo e ti chiedo: Sparta e Atene deve essere consegnata all’oblio e al mare magnum del web? Io temo di sì, senza rimpianto ma per esaurimento della sua pur microscopica funzione sociale. Forse possiamo inventarci qualcosa di nuovo, ma io, in questo momento, non so proprio cosa…

Come si suol dire: perdona lo sfogo! Ti rivolgo un appello per una nuova campagna di civiltà che possiamo combattere insieme sull’informazione in Italia. Dopo i casi Noemi, Ruby e Tarantini, sarebbe necessario che i TG avvisassero i telespettatori che le notizie riguardanti il presidente del consiglio sono destinate ad un pubblico di soli adulti (maggiorenni non ostili alla pornografia spinta...)! A questo ci siamo ridotti…

Bruno Gambardella

Sparta e Atene



Mercoledė 07 Settembre,2011 Ore: 09:22
 
 
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