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www.ildialogo.org Un no deciso alla guerra un si deciso ed incondizionato alla pace,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Un no deciso alla guerra un si deciso ed incondizionato alla pace

di Giovanni Sarubbi

L'11 settembre, la guerra, la pace


Checklist per la guerra

Dieci anni fa è cominciata la guerra nella quale siamo immersi e di cui in occidente non ci rendiamo conto. In campo c'è un solo esercito ed una sola coalizione, quella che fa capo al governo degli Stati Uniti e che sta combattendo in Afghanistan, in Iraq, in Libia e che ha basi militari e armamenti nucleari, portaerei e sottomarini nucleari e mezzi di ogni tipo in ogni angolo del mondo.

Nessuno parla di terza guerra mondiale, come sarebbe giusto fare e come solo noi e pochi altri facciamo. Si parla invece di “guerra al terrorismo”, questa entità ectoplasmatica che si materializzò come per incanto proprio quell'11 settembre del 2001 con la distruzione delle Torri Gemelle di NewYork e con l'attacco al Pentagono.

Come scrive giustamente Giulietto Chiesa da allora ad oggi i dubbi su ciò che è effettivamente accaduto a NewYork e a Washington «si sono ingigantiti, diventando certezze. Non 19 terroristi, da soli, hanno attaccato l’America, bensì un pugno di terroristi "di stato" (occidentali e amici dell’occidente) con passaporti americani, israeliani, pakistani, sauditi».

Siamo convinti che qualsiasi riflessione, anche in ambito religioso, non possa prescindere da una analisi seria di ciò che è realmente accaduto l'11 settembre e di ciò che è avvenuto successivamente, con un automatismo impressionante fra attentati e inizio della guerra in Afghanistan, cose se tutto fosse pronto già da tempo, comprese le bugie dette in sede ONU dal ministro degli esteri USA. Senza questa analisi, che comporta una presa di coscienza della realtà nella quale viviamo e la conseguente assunzione di responsabilità, non hanno senso le preghiere o le cerimonie religiose che in questi giorni verranno celebrate a NewYork come nel resto del mondo.

E se tutte le religioni hanno da chiedersi cosa hanno fatto per formare le coscienze dei governanti che poi decidono le guerre o dei soldati che poi le combattono, quella cristiana in particolare molto ha da interrogarsi sulle cause scatenanti sia degli attentati dell'11 settembre sia sulla guerra che ne è venuta fuori. E questo perché è oramai chiarissimo, a chiunque non sia in malafede, che l'11 settembre nasce fra le forze reazionarie americane allevate nell'ambito di un fondamentalismo religioso che non è certamente quello islamico bensì quello di matrice cristiana. Più che discettare sul fondamentalismo islamico, altro termine ampiamente diffuso sui mass media, senza fra l'altro spiegare di che cosa si tratti e senza uno studio vero e scientifico del fenomeno, come cristiani dovremmo discutere e capire il senso ed il limite di questo nostro essere cristiani che ha oramai completamente distrutto lo spirito originario dell'eVangelo di Gesù di Nazareth, producendo una società economica-politico-militare che sta portando il mondo all'autodistruzione. E' questo il “regno di Dio” di cui parlano i testi evangelici?

Quello di compiere un atto barbarico di cui accusare poi coloro che si vogliono colpire e annientare credo si tratti di una costante della storia dell'umanità, di cui parlammo già subito dopo l'11 settembre proprio su queste colonne. Lo fece il nazismo con l'incendio del Reichstag da loro compiuto ma di cui furono accusati i comunisti. E' stato fatto in Italia durante la cosiddetta strategia della tensione e con le stragi di stato, piazza della Loggia, piazza Fontana,..., fatte dai fascisti ma di cui furono accusati gli anarchici. I tragici e recenti fatti di Oslo sono li a dimostrare quale sia la radice ideologia che sta dietro alla guerra in corso, è sempre la stessa, quella nazista, con cui le chiese cristiane ancora oggi non hanno fatto i conti. Dall'altro lato le insurrezioni dei paesi arabi degli ultimi mesi, che hanno rovesciato in maniera nonviolenta dittature corrotte e quarantennali, dimostrano che i popoli a maggioranza islamica hanno conservato ancora oggi quel senso di comunità e di bene comune che noi in occidente abbiamo completamente perso, avvelenati come siamo dal neoliberismo più sfrenato. Senso di comunità e di rispetto del bene comune che è anche alla base dei rivolgimenti accaduti pacificamente in Islanda.

Un evento catastrofico del tipo di quello degli attentati alle Torri Gemelle, giova ricordarlo, era stato auspicato dalla destra repubblicana come una sorta di nuova Pearl Harbor, che servisse da catalizzatore per dare agli USA un ruolo dominante nel mondo1. La destra repubblicana, inoltre, teorizzava il cosiddetto “scontro di civiltà”, una nuova formula per le vecchie “guerre di religione” che tanto sangue hanno sparso nei secoli passati.

E come dopo Pearl Harbor (anche per quell'evento oggi si dice che il governo USA dell'epoca sapesse e non prese alcun provvedimento per avere una motivazione per entrare in guerra), gli USA proclamarono la “guerra infinita” poi ribattezzata “guerra al terrorismo”. Bisognerebbe in realtà chiamarla “la guerra americana”, la guerra cioè che gli USA stanno combattendo per affermare il loro dominio sul mondo intero. E non c'è differenza fra la guerra di Bush e la guerra di Obama, se non per il fatto che quest'ultimo è stato insignito del Premio Nobel per la pace, premio che non gli ha impedito di proclamare la guerra alla Libia. Secondo alcuni la guerra avrebbe dovuto durare dieci anni. I dieci anni sono passati ma la fine della guerra è ancora lontana. La presunta caccia al “terrorismo internazionale” continua.

In realtà gli unici veri terroristi internazionali che ci sono attualmente sul nostro pianeta sono gli Stati che posseggono armi di distruzione di massa (atomiche, chimiche, batteriologiche) ed eserciti di dimensioni quali non si sono mai visti nella storia dell'umanità. L'unico terrorismo internazionale esistente è quello che spende oltre 1100 miliardi all'anno in armamenti sempre più distruttivi e lascia morire di fame 3 miliardi di persone nel mondo. L'unico terrorismo internazionale esistente è quello di quelle poche famiglie di miliardari americani che da sole posseggono beni paragonabili a quelli dell'intera Africa. Quella del terrorismo internazionale è l'ultima invenzione dei guerrafondai sostenitori del sistema sociale capitalistico che, ricordava già Engels in uno dei suoi ultimi scritti nel 1889, è condannato alla guerra e alla guerra mondiale, sempre più violenta e distruttiva, come quella nella quale siamo immersi oggi ma di cui nel mondo occidentale i cittadini non hanno consapevolezza, bombardati come sono non dai presunti terroristi internazionali ma dalla propaganda sul terrorismo internazionale, che si nasconderebbe dietro ad ogni africano che cerca di approdare sulle nostre coste e che ci viene continuamente riproposta dai film della catena USA FOX.

Da quell'11 settembre del 2011 migliaia di miliardi di dollari (stime attendibili parlano di oltre tremila miliardi di dollari) sono stati spesi per la guerra americana, con un numero imprecisato di vittime, tutte civili, fra la popolazione di Iraq, Afghanistan, e ora Libia. La guerra americana è andata molto ma molto al di la della stessa legge del taglione, dell'occhio per occhio dente per dente e delle peggiori rappresaglie naziste. A fronte di 2996 vittime degli attentati dell'11 settembre 2001, le vittime civili, vecchi e bambini compresi, sono stimati in alcuni milioni. Nella sola Iraq si parla di seicentomila morti2. I nazisti, che si sono macchiati di stragi orribili, per terrorizzare la popolazione dei paesi europei occupati praticavano la rappresaglia, con l'uccisione di 10 cittadini dei paesi occupati per ogni soldato tedesco caduto in qualche imboscata dei partigiani, come è accaduto alle Fosse Ardeatine a Roma3. Nessuno parla, infine, delle distruzioni e dell'inquinamento ambientale provocato dai bombardamenti fatti per lo più usando armi ad uranio impoverito, che provocheranno altri milioni di morti nei prossimi anni per i tumori che si svilupperanno fra i superstiti, come è già successo in Iraq dopo la Prima Guerra del Golfo.

Ma subito dopo l'11 settembre del 2011, giova ricordarlo ai distratti o ai pessimisti, c'è stato chi nel mondo ha cercato di opporsi sia alla guerra, sia all'odio anti-islamico che è stato diffuso a piene mani.

Proprio in quei mesi dall'Italia partì l'idea della giornata del dialogo cristiano-islamico e proprio il nostro sito ne fu il punto di riferimento nazionale e lo è tuttora. E da dieci anni tenacemente questa esperienza è diventata, nonostante ostracismi, disinformazioni o boicottaggi vari, una realtà diffusa che va molto al di la di quello che gli organizzatori ed il nostro stesso sito riescono a sapere.

Certo non basta, ne siamo consapevoli; certo c'è chi rema contro perché ha da guadagnare dalla guerra; c'è nelle chiese cristiane, ed in quella cattolica in particolare, una riproposizione di vecchi schemi teologici che rimandano al Concilio di Trento e alla chiusura identitaria e nessuna volontà di mettere in discussione “il cristianesimo che abbiamo concretamente realizzato” con tutti gli orrori annessi e connessi.

Le chiese cristiane, tutte le chiese cristiane, vivono dal Concilio di Nicea, convocato e presieduto dall'imperatore Costantino, la contraddizione fra una religione orientata al supporto del potere economico-politico-militare degli stati e delle classi sociali ricche e oppressive che man mano si sono succedute, e l'ispirazione originaria del messaggio di Gesù che è antireligioso e schierato senza alcun dubbio dalla parte dei poveri (che si esprimeva ad esempio nella contrapposizione fra il rispetto del sabato ed il rispetto dell'uomo). Prima o poi, ne siamo convinti, questa contraddizione sarà risolta a favore del messaggio originale di Gesù e di quanti nel corso dei secoli lo hanno sostenuto ricevendone, come Gesù, persecuzioni e ostracismi di tutti i tipi, come la storia delle eresie conferma.

Ma noi crediamo che proprio in queste esperienze, nella capacità di dialogare con ogni altra tradizione religiosa e non solo religiosa che sta la speranza dell'umanità in un futuro di pace.

Così come le forze della guerra si materializzarono quell'11 settembre del 2011, così si sono materializzati tutti quegli uomini e quelle donne che in questi anni si sono impegnati costantemente e tenacemente per dire no alla guerra, si al dialogo, no alla privatizzazione di Dio e al suo uso a favore di questo o quell'interesse economico-politico-militare, chiunque sia a propugnare queste idee.

Allora più che di preghiere come richiesta di aiuto a chi tutto può, serve una coerente e perenne dichiarazione personale e collettiva di assunzione di responsabilità e di impegno sulla via della pace, contro ogni guerra, contro ogni uccisione di esseri viventi o distruzione della natura.

Ed è con questo spirito che quest'anno vogliamo ricordare l'11 settembre del 2001. Ed è con questo spirito che anche quest'anno daremo corso alla decima giornata del dialogo cristiano-islamico, affinché cristiani e musulmani e tutte le altre religioni che vorranno partecipare dicano con chiarezza il loro no deciso alla guerra ed il loro si deciso ed incondizionato alla pace.

Giovanni Sarubbi


Note

(1)In un documento del Project for the New American Century (Progetto per il Nuovo Secolo Americano, PNAC, organizzazione che già in era Clinton raggruppava i maggiori think-thank neoconservatori che andarono al potere negli Stati Uniti con Bush figlio), intitolato "Rebuilding America's defenses" (Ricostruire le difese dell'America), reso pubblico nel 2000 durante la campagna elettorale per le presidenziali, alcuni membri (fra cui Cheney, Rumsfeld e Paul Wolfowitz rispettivamente Vice-presidente, ministro della difesa e sotto-segretario alla difesa di Bush) sostenevano che « il processo per trasformare gli Stati Uniti nella "forza dominante del domani" si sarebbe prospettato lungo, in "assenza di un evento catastrofico e catalizzante, quale ad esempio una nuova Pearl Harbour"».

(2)Uno studio pubblicato sulla rivista medica The Lancet, ha stimato in 654 965 i decessi tra il 2003 e il 2006, pari al 2,5% della popolazione irachena.

(3)32 i soldati tedeschi uccisi nell'attentato di via Rasella, 335 gli italiani uccisi per rappresaglia alle Fosse Ardeatine

 

Per altri articoli sull'11 settembre vedi la sezione No Guerra in particolare nella sezione Archivi si trovano gli articoli del periodo 2001-2005 ed un nostro dossier



Sabato 10 Settembre,2011 Ore: 22:41
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Antonio Di Ninno Laecdonia 12/9/2011 17.24
Titolo:
sono pienamente d'accordo con te!
questi americani si stanno comportando come in America che hanno distrutto il popolo indiano.
Io dico che gesu era comunista e i preti non mi vedere per questo fatta eccezzione di Don Vitaliano con cui dialogo volentieri.
Perche lui è un pacifista convinto?

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