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www.ildialogo.org Abbiamo un altro mondo da realizzare,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Abbiamo un altro mondo da realizzare

di Giovanni Sarubbi

Ho avuto in questi giorni uno scambio di opinioni con una nostra lettrice, peraltro affezionata, che ci aveva inviata una lettera che prendeva le mosse dalla vicenda libica che in questi giorni sta attirando l'attenzione del mondo. (Vedi link per leggere il tutto ).
Quel mini dibattito si è concluso con la seguente lettera da parte della nostra lettrice che pone un problema importante al quale voglio tentare di rispondere. Ma ecco la sua lettera:
 
Vede, caro direttore, io capisco il suo punto di vista che è stato sempre anche il mio, e la lettera che le unisco lo conferma. E potrei inviargliene una decina dello stesso tenore.
Capisco anche che la mia ipotesi in questo caso sarà stata forse inopportuna, prematura. Però ho l'impressione che lei eluda il problema da me posto. Qualora si presentasse una situazione simile a quella nazista, dovremmo sempre stare a guardare poiché "non violenti"? E fin dove giunge la non violenza? Anche in caso di legittima difesa?
Un saluto cordiale
Miriam della Croce
P.S. Non si senta in obbligo di pubblicare e neppure di rispondere
 
Il cuore del problema posto dalla nostra lettrice è dunque questo: “Qualora si presentasse una situazione simile a quella nazista, dovremmo sempre stare a guardare poiché "non violenti"? E fin dove giunge la non violenza? Anche in caso di legittima difesa? “. In una delle sue lettere ulteriormente chiariva la sua idea dicendo:ma se per ipotesi dovessimo trovarci nuovamente davanti ad un Hitler, se domani un dittatore cominciasse a costruire forni crematori, potremmo restare sempre dell'idea di non ricorrere alle armi?”.
 
Innanzitutto credo sia importante osservare che queste domande sono quelle che in questi ultimi vent'anni sono state poste all'opinione pubblica da chi ha poi deciso di scatenare le guerre che fra l'altro sono ancora in corso come quella dell'Afghanistan. Non c'è guerra scoppiata negli ultimi 20 anni nel mondo che non sia stata giustificata con la necessità di opporsi al dittatore di turno: in Iraq Saddam Ussein, in Afghanistan i Talebani e Bill Laden, quel vero e proprio ectoplasma che appare e scompare a seconda delle necessità del complesso militare-industriale statunitense, senza dimenticare la ex Jugoslavia o l'Albania, o la Romania e i paesi del ex Patto di Varsavia nei quali sono avvenute le cosiddette “rivoluzioni colorate” con il loro passaggio nella sfera di influenza statunitense. Dappertutto ci sono stati raccontati massacri di popolazioni inermi per giustificare gli interventi armati degli USA e dei suoi più stretti alleati, Italia compresa. Salvo poi a verificare successivamente che si trattava di vere e proprie falsità, come la teoria delle armi di distruzione di massa di Saddam Ussein. E' stata persino elaborata la dottrina dei cosiddetti “stati canaglia” e ne è stato fatto anche un elenco, e l'industria cinematografia americana ha sfornato migliaia di filmetti a supporto di tali dottrine che agitavano lo spauracchio dell'Hitler di turno, del pericolo terrorista e via terrorizzando, col risultato che la paura di ciò che c'è stato durante la seconda guerra mondiale impedisce alla gente di rendersi conto di ciò che succede oggi nel nostro tempo. Chi, ad esempio, è cosciente di essere nel pieno di una nuova cruenta guerra mondiale? Con chiunque si parli la “terza guerra mondiale” viene data per probabile ma nessuno si rende conto che la stiamo già vivendo, e non da ieri ma da oltre vent'anni, dai tempi della prima guerra del Golfo.
Credo sia il momento di dire basta a questa dottrina che, elaborata dal presidente Bush, prosegue nei fatti anche con il presidente Obama.
La storia non può essere usata strumentalmente per mascherare da antinazista quella che è in realtà una politica squisitamente nazista. Bisognerebbe ricordare che il nazismo aveva come scopo quello di conquistare l'intero mondo alla propria politica di dominio e di oppressione.
Allora si attaccano i dittatorelli di turno (e quasi sempre ci si dimentica di dire che quei dittatorelli hanno goduto dell'appoggio USA con poche eccezzioni) per imporre una idea di mondo e di umanità assoggettata alla nazione USA, al suo potere economico, alla sua forza militare basata sul possesso di immensi arsenali di distruzione di massa e del più gigantesco esercito che sia mai esistito nella storia dell'umanità di fronte al quale il potente esercito nazista impallidisce. Ripeto, si usa strumentalmente un terribile passato non tanto lontano per nascondere la realtà del presente ed impedire alla gente di rendersi conto dell'abisso nel quale siamo immersi.
Allora queste domande della nostra lettrice, che sono molto diffuse fra la gente, non sono di alcuna utilità né a trarre la giusta esperienza dalla storia passata né a capire ciò che concretamente vogliono fare le persone e i partiti e i governi e i capi di stato che le pongono all'attenzione dell'opinione pubblica.
Ci sono allora due problemi nella domanda posta dalla nostra lettrice: quello di fare la giusta esperienza della storia passata, perché come diceva qualcuno un popolo che non conosce la propria storia e non ne fa esperienza è costretto prima o poi a riviverlo; quello di capire quali sono oggi le forze in campo e cosa queste forze vogliono effettivamente realizzare e cosa c'è all'origine del male che stiamo vivendo.
Sulla storia diciamo subito che Hitler e il nazismo non sono nati come può nascere un fungo dopo una giornata di pioggia. La cosiddetta “pazzia di Hitler” è stata supportata negli anni del suo potere dal '33 al 45 dall'appoggio di milioni di tedeschi, di persone in carne ed ossa, dalle chiese protestanti e dalla chiesa cattolica ma, soprattutto, dai capitalisti tedeschi, industriali e banchieri e dallo stesso mondo capitalistico occidentale nel suo complesso che aspirava ad usare il nazismo contro l'Unione Sovietica. L'antisemitismo era un fatto di massa, i forni crematori venivano riforniti del loro carico umano da persone in carne ed ossa, che facevano le retate nei quartieri ebrei o che arrestavano i Rom o gli omosessuali e poi li caricavano sui treni per i campi di concentramento. I soldati tedeschi che parteciparono alla guerra e che si resero protagonisti in Italia di stragi orrende, penso per esempio a quella delle Fosse Ardeatine, erano convinti di stare dalla parte giusta, “dio era con loro”, come recitava un tristo slogan nazista (solo incidentalmente questa frase a me ricorda l'altra tristemente famosa del “dio benedica l'America”). Milioni di persone annullarono la propria dignità di esseri umani e sposarono la causa nazista con gli oppositori ridotti ad infime minoranze in tutti i settori sociali, in Germania come in Italia.
Sarebbe interessante approfondire come questo è stato possibile ma per l'economia di questo articolo mi limito a dire che è sicuramente sbagliato addossare tutte le responsabilità del nazismo e di ciò che esso ha significato al solo Hitler o alla sua pazzia. Troppo comodo assolvere le responsabilità degli industriali, delle chiese protestanti e cattolica, dei partiti politici che si sottomisero, delle singole persone che pensarono solo al proprio personale ed immediato interesse economico. Troppo comodo assolvere le stesse responsabilità gravissime dei governi Inglese e Americano che per molto tempo trafficarono con Hitler e Mussolini.
E' allora chiaro che da situazioni del genere non si esce con alcuna via militare o attentando alla vita del dittatore di turno. Si tratta di una vecchia illusione di qualche corrente anarchica del 1800. Ci si potrà liberare del dittatore o del Re assolutista, se va bene, ma non del sistema che li sostiene e che utilizza le loro capacità istrioniche e, perché no, anche religiose, per tenere legati milioni di persone e portarli a fare cose nocive per se stessi e per l'umanità. Del resto la seconda guerra mondiale si conclusa con l'inizio della guerra atomica, con la distruzione per mezzo della nuova arma nucleare di Hiroshima e Nagasaki. E cosa sono quelle stragi se non stragi naziste, manifestazioni di odio nei confronti dell'umanità e della Madre Terra? E gli oltre 1000 esperimenti nucleari successivi?
E' quello che è successo per larghi versi anche nella nostra Italia di oggi, proprio perché negli ultimi 30 anni ci hanno cancellato la nostra memoria storica, e hanno fatto ritornare a galla organizzazioni politiche che un qualsiasi italiano dovrebbe ripudiare in linea di principio, per tutto quello che queste organizzazioni hanno significato per il popolo italiano. E mi riferisco alle organizzazioni neonaziste o ad un partito come la Lega Nord, o alla stessa Forza-Italia oggi PDL, che ha privatizzato addirittura il nome dell'Italia e che hanno riproposto tutto l'armamentario del ventennio fascista che ha portato l'Italia alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
Ma nella domanda della nostra lettrice, che ringraziamo molto per lo stimolo che ci ha dato, c'è anche l'idea che la parola nonviolenza sia sinonimo di immobilismo, di rifiuto di qualsiasi azione nei confronti di chi opprime un popolo o promuove sistemi sociali profondamente ingiusti e distruttivi della umanità delle persone e della Madre Terra che ci ospita.
Non è così. Nella “Carta del movimento nonviolento”, alla cui lettura integrale vi rimandiamo (clicca qui per leggerlo) è scritto che: “ Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la non collaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.”. Tutte cose che implicano il muoversi di milioni e milioni di persone che rivendichino la loro dignità di esseri umani. Altro che immobilismo. Altro che il semplice “ricorso alle armi” che non solo la nostra lettrice ma la grande maggioranza della cosiddetta “gente comune” vede come unica alternativa possibile. In realtà il ricorso alle armi è una dichiarazione di impotenza a far prevalere la dignità umana sulla violenza bruta, è un dichiarare la propria sconfitta di fronte alla brutalità dei violenti e delle loro ideologie. E' in sostanza un sottomettersi alla ideologia della violenza che sta dietro all'uso di una qualsiasi arma atta ad uccidere. Si perché per usare un arma bisogna fare il pieno di violenza, di odio contro gli esseri viventi e contro la Madre Terra. Usare un arma significa diventare assassini ed per questo che nessun armamento atto ad uccidere potrà mai servire alla instaurazione di una società dove regni la pace. La nonviolenza si affida alla presa di coscienza dei popoli, alla forza che i popoli sanno mettere in campo quando pigliano coscienza della propria dignità e della propria umanità, a quella che Capitini chiamava omnicrazia, il potere di tutti, il “mi importa” di don Lorenzo Milani, il “mi impegno” di don Primo Mazzolari ed il suo “tu non uccidere”. Da un lato l'individualismo feroce del giustiziere solitario a cui tanta cinematografia americana ci ha abituato, dall'altro la presa di coscienza di milioni e milioni di essere umani della propria dignità. Cosa meglio? Per noi la risposta è scontata!
All'origine del male che stiamo vivendo, questa la presa di coscienza quanto mai necessaria ed improcrastinabile, c'è un sistema sociale, quello capitalistico giunto alla sua fase più perversa della globalizzazione, fra l'altro già previsto da Hengels alla fine del 1800, basato sullo sfruttamento più selvaggio e brutale delle persone e dell'ambiente nel quale viviamo, con l'arricchimento di pochi individui a livello mondiale a danno di miliardi di altri esseri umani. Capitalismo che ha generato il nazismo ed il fascismo con i loro orrori, e che è alla base di tutte le dittature che oggi esistono in giro per il mondo.
Abbiamo molto da fare, questo  è certo, e “impugnare le armi” è la scelta perdente che contribuirà solo a perpetuare il male e a rendere la Madre Terra invivibile per noi e per le future generazioni. Abbiamo un altro mondo da realizzare che chiede il nostro impegno, ogni giorno, ogni istante della nostra vita.
Infine il rifiuto persino della legittima difesa è una scelta personale che hanno fatto tutti i nonviolenti, nessuno dei quali ha mai girato armato per proteggersi da chi li voleva uccidere. Hanno fatto così Ghandi, Martin Luther King,... senza dimenticare un certo Gesù che ha rilanciato con la sua vita il sogno di Isaia che campeggia sulla testata del nostro sito.
Gentile lettrice, grazie di nuovo.
Giovanni Sarubbi
 


Domenica 27 Febbraio,2011 Ore: 09:21
 
 
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