- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (262) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

Che tutte le chiese cristiane scomunichino tutti coloro che decidono di partecipare alla guerra, di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Che tutte le chiese cristiane scomunichino tutti coloro che decidono di partecipare alla guerra

Basta con il silenzio che uccide, il balletto delle responsabilità, lo scaricabarile. Che ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini.


di Giovanni Sarubbi

Foto di copertina del periodico il filo di arianna edito dai detenuti del carcere di Eboli(SA)

L’ultimo secolo appena trascorso sarà ricordato, se ci sarà ancora una storia dopo la fine della terza guerra mondiale nella quale siamo immersi, come il secolo delle guerre. Sono state oltre 200 solo nella seconda metà del secolo. La fine della seconda guerra mondiale è stata segnata da un atto di guerra, la distruzione nucleare di Hiroshima e Nagasaki, ancora più lugubre di tutte le mostruosità perpetrate durante tutto il corso della guerra. Quelle bombe hanno di fatto segnato l’inizio di quella che oggi è diventata la terza guerra mondiale sotto il nome di “endouring freedom” o “guerra infinita” che dir si voglia.
Non c’è ancora la consapevolezza a livello di massa che l’Italia ed il mondo sono in guerra. I fatti dell’11 settembre 2001, passato il primo momento di paura e terrore, sono lontani. La guerra in Afghanistan è anch’essa lontana. Nessun soldato italiano è finora morto. Chi è al fronte è contento dei molti soldi che guadagna e così le famiglie rimaste in Italia. Tutti i soldati impegnati sono volontari. E’ già successo con la guerra in Kossovo, salvo poi a gridare allo scandalo quando decine di soldati che a quella guerra hanno partecipato hanno cominciato ad ammalarsi ed a morire per leucemia probabilmente contratta proprio in Kossovo dove sono state usate ampiamente armi all’uranio impoverito che già in Iraq nel ’91 avevano fatto strage degli stessi soldati americani oltre che di centinaia di migliaia di iracheni.
La situazione ora potrebbe cambiare radicalmente. Un grosso contingente di alpini è in procinto di partire per l’Afghanistan e non per andare a presidiare l’ambasciata italiana a Kabul ma per operare nelle montagne a scovare i terroristi di Bin Laden. Potrebbero esserci i primi morti in combattimento e allora forse la percezione dell’opinione pubblica cambierà radicalmente.
In Iraq si stanno ammassando 250.000 soldati americani ed un numero imprecisato di navi, aerei, missili, carri armati, sottomarini, armati di tutti i tipi di armamenti, comprese le armi nucleari che questa volta potrebbero essere usate contro le città irachene come già lo furono ad Hiroshima e Nagasaki. Soldati e imponenti mezzi militari inglesi sono partiti nei giorni scorsi da Londra verso l’Iraq. In quella zona vi sono anche navi, aerei e soldati Italiani. Uno spiegamento simile di forze crediamo non si vedeva dallo sbarco in Normandia. Tutto lascia pensare che l’Italia verrà coinvolta in una guerra che regalerà come minimo una sessantina di miliardi di dollari all’industria degli armamenti di Stati Uniti, Gran Bretagna e degli altri paesi della Nato. Ma il bottino per tali industrie potrebbe essere ancora maggiore, si parla di circa 300 miliardi di dollari, nel caso la guerra dovesse durare più del previsto.
Nonostante i fatti dicano con chiarezza che siamo sull’orlo della catastrofe, in Italia e nel mondo si continua a fare come se nulla fosse. La sinistra italiana è interessata al “cofferati si- cofferati no”, al duello fra “dalemiani e correntone”, ai girotondi di Moretti e alle polemiche infinite fra le varie sue componenti. La destra è invece pronta ad accettare tutti gli ordini che giungeranno da oltre atlantico. La Costituzione è diventata carta straccia e, lo diciamo con rammarico, non vediamo in giro una personalità istituzionale dotata di autorità politica e morale in grado di difenderla fino in fondo.
Le chiese cristiane, dal canto loro , stanno facendo quello che hanno già fatto durante il ventesimo secolo: nel caso migliore non vedono, non sentono e non parlano; nel caso peggiore sono conniventi con le forze che vogliono la guerra.
Nel 1948 la Chiesa Cattolica con Pio XII scomunicò i comunisti. Ad essi fu impedito sposarsi in chiesa, battezzare i propri figli, fare da padrino per il battesimo o la cresima di altri bambini o giovani. I comunisti divennero i nemici numero uno della cristianità e dell’intero “mondo libero”. Analogo zelo non fu riservato al nazismo o al fascismo. Basti ricordare che in Germania la quasi totalità dei pastori evangelici nel 1938 giurarono fedeltà ad Hitler e lo fecero nel giorno del suo compleanno. La chiesa cattolica dal canto suo aveva optato per il concordato come aveva fatto in Italia con il fascismo. I pochi preti cattolici e pastori protestanti che non si allinearono al fascismo o al nazismo furono perseguitati e molti di essi finirono nei campi di concentramento. Dopo sono diventati dei martiri ma la colpa delle chiese è rimasta tutta intera.
La situazione oggi è forse peggiore. In Vaticano conta più il portavoce del Papa che il Papa stesso. Conta più l’ordinario militare d’Italia, che è un generale prima che vescovo, che non il vescovo di Roma. Lo stesso dicasi per tutte le chiese cristiane del mondo nessuna delle quali ha ritirato i cappellani militari dagli eserciti in armi e nessuna delle quali ha minacciato di scomunica i propri fedeli che decidessero di imbracciare le armi e partecipare ad una guerra.
In questi ultimi mesi abbiamo sentito qualche prete e qualche vescovo, minacciare di scomunica pacifiche comunità cristiane che protestavano a difesa dei propri presbiteri colpiti da provvedimenti disciplinari ingiusti. E’ successo a Sant’Angelo a Scala in provincia di Avellino nei confronti della comunità parrocchiale di cui era parroco don Vitaliano della Sala. E’ successo durante gli ultimi trent’anni in molte altre occasioni.
Non abbiamo sentito altrettante scomuniche contro i mercanti d’arme o quei capi di stato, cattolici o protestanti poco importa, che hanno accumulato armi di distruzione di massa e che si apprestano ad usarle in Iraq o laddove lo riterranno più opportuno. Non abbiamo sentito di alcuna decisione di sciogliere gli ordinariati militari o di ritirare tutti i cappellani da tutti gli eserciti.
I parlamentari cattolici italiani si ritengono tali solo quando si tratta di deliberare finanziamenti alla scuola privata ma rifiutano decisamente qualsiasi presa di posizione del Papa contro la guerra o contro il razzismo. Per costoro le parole del Papa contro la guerra hanno lo stesso valore della carta moneta falsa. Daltro canto l’obbedienza che si richiede ad ogni piè sospinto ai semplici fedeli non viene richiesta invece ai parlamentari cattolici. Lo stesso dicasi per i pastori protestanti. A quegli stessi preti, pastori, vescovi o cardinali, e c’è ne sono, che sono d’accordo con la guerra non viene comminata alcuna scomunica o interdetto. Anzi costoro possono continuare ad agire in modo del tutto indisturbato.
Spetta così ad ogni cristiano, qualunque sia la sua chiesa di appartenenza, gridare con forza il proprio sdegno verso i propri vescovi, i propri preti o pastori affinché prendano posizione contro la prossima e più grande carneficina che la storia ricorderà nei secoli a venire, se mai continuerà ad esservi una storia.
A morire a decine di milioni saranno soprattutto i bambini dei paesi poveri come quello della foto che abbiamo messo in testa a questo articolo. E’ una foto che abbiamo ripreso dalla copertina del periodico “Il filo di Arianna” edito dai detenuti del carcere di Eboli (Sa). E’ una foto che non ha bisogno di molte spiegazioni e che dovrebbe spingerci a chiedere con forza a tutti i responsabili delle chiese poche e semplici cose:
1- la scomunica di tutti coloro che parteciperanno a qualsiasi guerra, compreso i governanti che la dovessero decidere;
2- lo scioglimento di tutti gli ordinariati militari ed il ritiro di tutti i cappellani militari dagli eserciti in armi.
Che analoga decisione assumano tutte le altre religioni. Lo chiediamo a pochi giorni dall’anniversario del 24 gennaio 2002 quando tutte le religioni, su iniziativa di Giovanni Paolo II, si ritrovarono ad Assisi per pregare insieme per la pace. Il 24 gennaio di quest’anno anche noi, come ha chiesto Pax Christi, digiuneremo e pregheremo per la pace.
Uccidere è peccato.



Mercoledì, 15 gennaio 2003
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info