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www.ildialogo.org Ciechi che guidano altri ciechi,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Ciechi che guidano altri ciechi

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
I
eri Facebook mi ha bloccato il profilo per 24 ore. Lo ha fatto quando ieri mattina ho cercato di inserire il mio ultimo editoriale con la foto contenente la scritta "il fascismo non passerà". Immediatamente mi hanno buttato fuori dicendomi che il mio post violava gli standard di Facebook sui crimini di odio. Hanno messo un filtro che analizza in tempo reale tutto ciò che viene inserito su Facebook alla ricerca di parole o immagini che incitano alla violenza o inneggiano ai regimi fascisti o nazisti.
Da quello che è capitato a me sembra che la parola "fascismo" contenuta in una immagine faccia scattare immediatamente la procedura di blocco e di sospensione delle attività in attesa di verifica al di la del contesto nella quale essa è inserita. Per sbloccare il profilo ti chiedono di fornirgli la tua carta di identità e se gliela fornisci ti permettono di collegarti di nuovo ma ti impediscono di inerire post per 24 ore in attesa della verifica che però devi sollecitare tu, cosa che io ho fatto. E entro le 24 ore arriva la decisione che nel mio caso è stata positiva. Hanno pubblicato il mio post inviandomi un messaggio di scuse.
«Il tuo post è nuovamente visibile su Facebook
Siamo spiacenti per la confusione. Abbiamo esaminato nuovamente il tuo post e abbiamo stabilito che rispetta i nostri Standard della community.
Ti ringraziamo per il tempo che hai dedicato a richiedere un controllo. Il tuo feedback ci aiuterà a migliorare».
Questo mi hanno scritto pubblicando il post bloccato.
Per il software che analizza le immagini la scritta “viva il fascismo” o “il fascismo non passerà” sono evidentemente la stessa cosa e solo l’intervento di un operatore “umano” ha potuto sciogliere la matassa e stabilire che dire “il fascismo non passerà” non è sostegno del fascismo e dell’odio ad esso connaturato ma anzi è esattamente il contrario.
Questa vicenda mi ha riportato alla mente un episodio della guerra delle Falkland (in inglese Falklands War; in spagnolo Guerra de las Malvinas) che fu combattuta tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland(che l’argentina chiamava Malvinas), della Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi.
Accadde che l'aviazione di marina argentina affondò il cacciatorpediniere Sheffield. Due aerei Dassault Super Étendard, in dotazione alla marina argentina armati ognuno di un missile Exocet AM39, attaccarono lo Sheffield e l’affondarono. Successivamente la rivista Le Scienze svelò il vero motivo dell’affondamento della Sheffield. Gli inglesi non sapevano che gli argentini possedessero il missile Exocet. Ne avevano solo cinque ottenuti in modo truffaldino. Il missile Exocet era un missile della NATO. In quegli anni le forze armate cominciarono a sperimentare l’uso di sistemi automatici di reazione agli attacchi nemici basati sui primi programmi della cosiddetta “intelligenza artificiale”. Lo Sheffield era “protetto” da un sistema del genere gestito da un programma che, come tutti i programmi, è composto da una serie di momenti di decisione, quelli che in gergo informatico si chiamano “if” (se). “Se succede una certa cosa, allora fai questa azione”. Il missile Exocet lanciato contro lo Sheffield poteva essere abbattuto dalla difesa antiarea ma erra classificato come “amico” essendo un missile della Nato e il programma che gestiva la difesa antiarea della nave inglese aveva un “if” del tipo: “se missile amico, non fare niente”.
Facebook fa lo stesso. “Se trovi la parola fascismo, blocca tutto”.
L’intelligenza artificiale funziona ancora largamente così, come quella degli anni ‘80 del secolo scorso. Nel numero 172 del dicembre del 1982 la rivista Le Scienze pubblicò un articolo sulla intelligenza artificiale nel cui sottotitolo era scritto: “Alcuni programmi di calcolatore possono giocare, elaborare informazioni visive, imparare dall’esperienza, e capire frammenti di linguaggio, ma non sono in grado di simulare il buon senso”. Dopo 40 anni è ancora così.
E questo perché i programmi della cosiddetta “intelligenza artificiale” sono basati su quella che si chiama “logica del primo ordine”, quella cioè che riesce a fare deduzioni del tipo: “Ogni essere umano è mortale”, “Socrate è un essere umano”, “Socrate è mortale”. Ma con un programma di “Intelligenza artificiale” potrebbe essere del tutto valida una deduzione, alla Woody Allen, del seguente tipo: “Tutti gli uomini sono mortali. Socrate era mortale. Quindi, tutti gli uomini sono Socrate”. Anche nella logica del primo ordine ci vuole l’intelligenza umana per capire quando una deduzione è senza senso.
Non voglio ovviamente fare una lezione sulla “intelligenza artificiale” che, nella mia esperienza lavorativa, ho solo sfiorato partecipando ad un corso di una settimana presso l’università di Cosenza una ventina di anni fa.
Voglio solo segnalare l’uso sempre più invasivo di programmi di “intelligenza artificiale” in tutti i settori della vita sociale ed in particolare in quella economica ed in special modo in quella della pubblicità. L’inconveniente che è capitato a me mi serve per sottolineare che siamo di fronte a pericoli immensi per l’umanità. Pensate all’intelligenza artificiale applicata agli armamenti, o alle scelte economiche, o alle decisioni politiche. Politici privi di alcuna personalità e cultura utilizzano software per decidere quali parole d’ordine agitare a prescindere da qualsiasi considerazione di ordine etico o morale, prima ancora che economico e politico.E pensate al fatto che non esistono programmi per computer senza errori e senza risultati inattesi e potenzialmente fatali. Pensate ai programmi che gestiscono il pilotaggio dei velivoli civili e a quanti morti sono capitati perché il programma ho fornito un risultato inatteso e fatale.
Siamo nella barbarie più totale e nelle mani di ciechi che guidano altri ciechi.
Giovanni Sarubbi



Giovedì 26 Dicembre,2019 Ore: 17:00
 
 
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