- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (821) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Dopo l’esperienza del confinamento il mondo cambierà?,Michele Zarrella *

Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
Dopo l’esperienza del confinamento il mondo cambierà?

Siamo in Fase 3


Michele Zarrella *

https://www.ildialogo.org/foto2/MicheleZarrella250.jpg  Fase 3 significa che l’emergenza sanitaria dovuta al virus Sars-Cov2 è finita?

I virus sono i padroni della Terra, vivono da miliardi di anni e lo faranno ancora. Con i virus l’uomo non può fare altro che convivere. E per quelli pericolosi per la nostra salute può convivere solo quando ha trovato il vaccino. Pertanto l’emergenza sanitaria non è finita, il vaccino non lo abbiamo ancora trovato e dobbiamo avere comportamenti responsabili e disciplinati più di prima. È vero che la curva dei positivi è diminuita, ma ciò non significa che si possa abbassare la guardia sul fronte della prevenzione: il virus è più che mai presente ed il rischio di contagio attraverso comportamenti poco avveduti è e resta alto, come dimostrano i tanti piccoli focolai sparsi in tutto il Paese.

È servito a qualcosa tutto questo periodo di dolore ora che siamo tornati alla normalità?

Per prima cosa è servito a farci capire che siamo fragili e vulnerabili. Tutti. Sicuramente è servito a farci capire che da soli non si va da nessuna parte. Che insieme possiamo farcela. Che di fronte al pericolo e all’insicurezza abbiamo paura. Che nessuno è esente dall’esposizione al rischio. Che siamo degli animali sociali. Che ognuno di noi ha bisogno degli altri. Ha bisogno di relazioni sociali, di sentirsi partecipe dell’umanità all’interno di una comunità piccola o grande che sia. Quindi tornare alla normalità non significa che si è tornati alla situazione di prima e ai comportamenti di prima come se nulla fosse successo. Il virus circola. E siamo noi a portarlo in giro.

Questo periodo di confinamento e ci ha insegnato ad essere migliori?

Tutte le esperienze possono aiutarci a migliorare. Ma non so se saremo disposti a cambiare in meglio: nel verso della solidarietà, della fratellanza, della umanità, della sobrietà e della frugalità. Il rimanere confinati ci ha insegnato che possiamo fare a meno di tante cose che costituivano – diciamo la verità – uno spreco. Faccio un piccolo esempio personale. In casa avevamo due auto. Per me e mia moglie e a volte serviva ai figli come seconda auto. Ora ne abbiamo sospesa una e l’altra è più che sufficiente. Ecco se ripristineremo l’assicurazione alla seconda auto ritorneremo a fare come prima. In generale se cediamo all’umana tentazione di abbassare la guardia o se lo faremo col desiderio spasmodico di tornare a fare addirittura peggio di prima – come ci capita di vedere certe scene in televisione – vorrà dire che il virus non ci ha insegnato nulla. La storia ci insegna che l’uomo dopo le catastrofi dimentica presto la sua fragilità, ritorna a sentirsi il padrone del mondo e ricomincia a comportarsi come prima. O peggio. Pertanto solo se sapremo fare tesoro degli insegnamenti del confinamento il virus ci renderà migliori.

In effetti molte cose già sono cambiate.

Certamente. Se prima fare una video conferenza era evento di nicchia, oggi è l’inverso: pochissimi pensano di prendere un aereo o un treno e fare un viaggio di migliaia o centinaia di chilometri per una conferenza. È cambiato il modo di concepire alcuni lavori: si lavora in smart working, ossia da remoto, restando a casa. È cambiata l’idea del tempo e degli spazi. Negli uffici, nelle scuole, nelle case, nelle spiagge, nelle chiese, nei bar, nei ristoranti. È cambiato il modo di fare la spesa. Oggi scegli su un monitor e la spesa ti arriva a casa. Cambieranno i mezzi di trasporto: più ecologici, più elettrici, più alternativi, più bici.

La lezione allora è che tornare alla normalità non significa tornare al vecchio, il mondo è già cambiato?

E non di poco. Grazie alla digitalizzazione e al continuo sviluppo tecnologico e informatico nasceranno nuovi lavori, nuovi servizi, nuove opportunità. Si pensi alla telemedicina. Oggi col cellulare posso fare un’auto analisi e poi trasmettere i dati al dottore. Faccio un piccolo esempio. Sono mesi che non vedo più il mio medico. Gli telefono e lui mi manda le ricette via e-mail. Da un po’ non le devo neanche stampare perché le trovo direttamente in farmacia. Basta che porti la mia tessera sanitaria.

Però vedersi de visu e osservare il linguaggio del corpo era un altro rapporto.

Sì. Le tecnologie ci danno la visione solo della parte inquadrata dalla telecamera, riducono i contatti fisici e ci rendono un po’ più isolati e solitari. Ma non bisogna temere la solitudine se la si sa utilizzare la si può mettere a frutto proprio utilizzando le nuove tecnologie.  

Il problema sarà grave per chi non potrà o non saprà utilizzare le nuove tecnologie?

Purtroppo sì. Il cambiamento richiede che ci siano i servizi e che ci sia un continuo aggiornamento. Sarà privilegiata la competenza, la ricerca, il sapere e il saper fare. Restare indietro significherà perdere il treno della modernità e dello sviluppo. In questo dovremo essere bravi ad investire i soldi – si parla di 160 miliardi di euro di cui 80 a fondo perduto – che verranno stanziati. Solo così si ridurrà l’emorragia della fuga di cervelli. Orgoglio e rabbia si sono accavallati quando ho visto in tanti programmi televisivi i ricercatori italiani che si sono fatti strada all’estero e che ci davano consigli per come comportarci di fronte alla pandemia. Il nostro Paese non li ha saputi trattenere offrendo loro quello che all’estero hanno generosamente avuto.

Concludendo cosa fare?

Investire nella ricerca, nella sanità, nella scuola, università compresa. Fare della tutela dell’ambiente il motore di sviluppo del nostro Paese e del mondo. Comunicare in modo chiaro e trasparente i rischi legati alla pandemia: solo così si possono salvare vite umane. Non si può prima negare, poi sminuire e infine ammettere. Così facendo la popolazione perde la fiducia nelle istituzioni. Inoltre è tutto tempo tolto alla prevenzione. Potrebbe fare più danni la disinformazione che la catastrofe stessa. Esempi ne abbiamo avuti dalla storia passata e anche recente. Se la popolazione è ben informata ogni cittadino metterà in atto le giuste strategie per ridurre il rischio. Il rischio non si può eliminare ma ridurre. E questo è quello che dobbiamo fare con i nostri comportamenti responsabili, con la disciplina e il rispetto delle regole. Tutti insieme come in un grande applauso. I punti fondamentali li sappiamo: usare la mascherina, evitare gli affollamenti, strette di mano, abbracci e baci, lavarsi spesso e accuratamente col sapone le mani. Ecco vorrei che il periodo di confinamento e di dolore che stiamo vivendo ci insegni il vero senso della vita umana: solidarietà e rispetto dell'ambiente. Solo capendo ciò i nostri comportamenti diventeranno efficaci: da essi dipenderà il nostro futuro e soprattutto la possibilità di continuare ad averlo.

Gesualdo, 8 luglio 2020

*Ingegnere e astrofilo

Per contatti

zarmic@gmail.com

Ti è piaciuto l’articolo? Segnalalo a un amico.

Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario dei redattori e si sostiene con i contributi dei lettori. Sostienici anche tu!

 

Torna alla sezione Ambiente

 

Vai alla sezione Astronomia



Mercoledì 08 Luglio,2020 Ore: 08:28
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Ambiente

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info