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www.ildialogo.org Blocchiamo il coronavirus, Michele Zarrella *

Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
Blocchiamo il coronavirus

Dipende da noi


 Michele Zarrella *

https://www.ildialogo.org/foto2/MicheleZarrella250.jpg  Questo periodo di diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 (Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2) ha fatto prendere coscienza della responsabilità delle azioni interpersonali?

Non tutti hanno capito che entrando in contatto o a distanza ravvicinata (meno di un metro) con un portatore del coronavirus, possono sviluppare la malattia respiratoria COVID-19 (Corona Virus Disease-indentificato nell’anno 2019) causata dal coronavirus SARS-CoV-2 e diventare, a loro volta, un portatore del virus. Senza accorgersene diventano portatori perché i sintomi si sviluppano dopo alcuni giorni o si è asintomatici.

Quindi ognuno di noi può diventare un portare inconsapevole?

Esatto si diventa portatore di virus senza sapere di esserlo. In questo caso le persone più a rischio sono i suoi familiari, i suoi parenti e i suoi amici. E credo che nessuno vorrebbe diventare la causa di un male per qualsiasi persona e soprattutto per le persone più vicine.  

Dunque qual è il modo migliore per bloccare la sua diffusione del virus?

È quello che dicono le autorità: ridurre al minimo le relazioni interpersonali dirette. Ognuno di noi deve fare la sua parte: isolandosi, per questo periodo, il più possibile e curando le relazioni sociali soltanto tramite la tecnologia.

Ma quanto sarà lungo questo periodo?

Impossibile dirlo con precisione. Di sicuro fin quando non si sarà trovato un vaccino e si sarà vaccinato più del 95% della popolazione che garantisce l’immunità di gregge. Il che non potrà avvenire prima di un anno. Nel frattempo si cureranno i sintomi della malattia con i medicinali già in uso per altre patologie e si dovranno rispettare le norme igienico-sanitarie già note: lavarsi le mani spesso, portare la mascherina, evitare contatti e assembramenti, tenere la distanza con le altre persone nei luoghi di lavoro, ecc.

Chi poteva immaginare uno scenario di questo tipo?

Un evento fino a ieri immaginabile solo nei film di fantascienza. Sembra incredibile ma nel giro di qualche mese si è avuto uno sconvolgimento di tante nostre certezze e di tanti nostri comportamenti dovuti alla facilità di trasmissione di questo virus. Un nemico subdolo e invisibile che sta ricordando al mondo la pericolosità di una malattia infettiva, che in una società interconnessa si propaga con grande velocità.

E non risparmia nessuno.

Sembra che i virus siano gli unici che rispettino effettivamente la costituzione: non fanno distinzioni di classe, di razza, di opinioni politiche o religiose, di condizioni personali e sociali. Questo virus, però, qualche particolarità la fa: attacca meno le donne. Ma fa anche capire che su questo pianeta non esistono i confini.

Insomma gli “untori” potremmo essere ognuno di noi?

La Storia delle epidemie insegna che: prima la si è negata o nascosta (lo hanno fatto tutti), poi si è cercato il responsabile che è stato individuato in tutto purché fuori di noi: l’ebreo, l’untore, il monatto, il cinese, il demone, il complotto politico, quelli con la pelle scura, quelli con la barba folta, lo straniero, il migrante, le antenne 5G, ecc. fino a quando poi ci piomba addosso e ci accorgiamo, al minimo colpo di tosse, che i responsabili potremmo essere proprio noi. Ricordo solo il caso di Boris Johnson in Inghilterra, che prima lo ha negato, poi non ha voluto mettere in atto una valida e potente strategia per combattere il virus (infatti parlava di immunità di gregge che avrebbe portato, al più, la perdita di qualche persona cara) e spavaldamente si è fatto riprendere mentre visitava dei malati in ospedale. Oggi è lui in ospedale, in terapia intensiva. Speriamo che se la cavi.

E, come Johnson, siamo tutti nelle mani dei medici, degli infermieri e degli operatori socio-sanitari?

Sono loro i veri eroi di questa “guerra” al mostro invisibile e subdolo. A loro dobbiamo essere immensamente grati. Combattono in trincea e con armi spuntate o, in certi casi, addirittura senza, perché in tempo di quiete, non ci siamo adoperati per stoccare i necessari dispositivi di protezione individuale. Anzi la politica ha "tagliato" i fondi alla sanità pubblica. Oltre a ringraziare tutto il personale sanitario che sta combattendo in prima linea dobbiamo ringraziare anche tutti coloro che combattono nelle retrovie: i governanti ai vari livelli, le forze dell’ordine, i farmacisti, i giornalisti, gli insegnanti, i volontari, i lavoratori delle attività produttive, energetiche, logistiche-trasportistiche del Paese indispensabili per la nostra quotidianità, ecc. Ma se vogliamo – e lo dobbiamo – contribuire a vincere questa “guerra” dobbiamo restare isolati: eviteremo così di ammalarci e di diventare inconsapevoli spargitori di virus.

Gesualdo, 8 aprile 2020

*Ingegnere e astrofilo

Per contatti

zarmic@gmail.com

 

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