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www.ildialogo.org Caldo da record,di Michele Zarrella *

8 domande, 8 risposte l'otto ogni mese
Caldo da record

E noi acceleriamo


di Michele Zarrella *

https://www.ildialogo.org/foto2/MicheleZarrella250.jpg Giugno è il mese in cui entra ufficialmente l’estate, quindi è normale aspettarsi il caldo.

Sì, ma il caldo certificato da Copernicus Climate Change Service (C3S) è da record in Europa, e anche in tutto il mondo. E quest’anno è il più caldo dal 1880, anno a partire dal quale vengono registrate in maniera scientifica le temperature del pianeta. In Europa la temperatura media è salita di oltre 2 gradi rispetto alla media degli ultimi trent’anni; quella planetaria di 0,55 gradi in più rispetto alla media storica.

È un evento eccezionale?

Sicuramente, ma il problema è che, da qualche decennio, ogni anno o due parliamo di eventi eccezionali e questo vuol dire che è una eccezionalità che sta diventando normalità e che ci deve far riflettere. Se da decenni diciamo che l’anno presente è stato più caldo del precedente, vuol dire che la frase «evento eccezionale» diventa anno dopo anno sempre più falsa.

È un’ulteriore conferma che i cambiamenti climatici sono in atto.

I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, e sempre ci saranno. Il problema è che da 425.000 anni fa ad oggi – prima ancora che comparisse l’Homo sapiens – si sono sempre alternati fra caldo e freddo (epoche interglaciali e era glaciali) e la concentrazione di anidride carbonica (CO2) in atmosfera ha sempre oscillato fra 160 e 300 parti per milione di volume (ppmv). Nei primi decenni del secolo scorso abbiamo superato le 300 ppmv e in un secolo siamo giunti a oltre 400 ppmv, senza mai più scendere al di sotto delle 300 ppmv. Anzi continuaiamo ad accelerare. La biosfera è in un equilibrio dinamico che cambia sempre a causa di un numero enorme di variabili. Tra cui il famoso effetto farfalla della teoria del caos, cioè la dipendenza sensibile di un sistema nel quale si producono grosse variazioni anche da piccole condizioni iniziali, racchiuso nella famosa frase “Può un battito di ali di farfalla in Brasile provocare un uragano in Texas?” Tener conto di tantissime variabili fino anche a un battito di ali di una farfalla è umanamente impossibile. Per questo non è possibile, nonostante i potenti computer che abbiamo, riuscire a fare delle previsioni certe. Ma chi, avvalendosi di queste incertezze, dice che non dobbiamo preoccuparci è irresponsabile. O peggio. L’accelerazione dei cambiamenti climatici dovuti principalmente all’aumento di CO2 sono in atto e peggiorano sempre più. Ma sia chiaro che tali peggioramenti incideranno solo sulla maggior parte delle specie viventi non certo sul pianeta il quale continuerà a girare su se stesso e intorno al Sole per altri 5 miliardi di anni.

Quindi gli scienziati lo avevano previsto?

Sì, ma per difetto. Era previsto l’aumento di un grado e non di due. Constatare che in Francia il 28 giugno a Gallargues-le-Montueux il termometro ha segnato 45,9 gradi centigradi, non era assolutamente previsto. Né, come precedentemente detto, si poteva prevedere.

Di cosa ci dobbiamo preoccupare?

Dei danni che provocano: la salute di tante specie viventi. I morti annegati in questo periodo caldo sono aumentati. Ma provocano anche ingenti danni economici. Ma soprattutto che questi fenomeni non sono più “eccezionali”. E la stampa e tutti i media non possono e non debbono più definirli tali. La situazione climatica va evolvendo secondo quanto stanno dicendo, da mezzo secolo, gli scienziati e non solo (IPCC, James Hansen, Luca Mercalli, Naomi Klein, Tim Flannery, Al Gore, Papa Francesco, et al.). E le loro previsioni, anno dopo anno, vengono smentite, ma per difetto. Nel grafico riportato su https://climate.copernicus.eu/record-breaking-temperatures-june si vede che le zone più scure (Francia) hanno subito un aumento fino a 9 gradi e perfino l’Islanda nella parte orientale ha subito un forte innalzamento della temperatura. E tutto questo vuol dire che ci dobbiamo preoccupare seriamente.

Potrebbe fare un esempio?

Ecco, molti di noi guidano l’auto. Se la lancetta della temperatura dell’auto va nel “rosso” e segnala surriscaldamento del motore non possiamo confidare più sulla ventola che raffredda il motore, né possiamo accelerare per far entrare più aria nel motore sperando di arrivare prima a casa. L’auto si incendierebbe. Sapientemente, mettiamo immediatamente a folle e sfruttiamo l’energia cinetica dell’auto; in questo modo i giri motori scenderanno al minimo e l’aria esterna forzata e la ventola faranno scendere la temperatura. Quando la lancetta sarà scesa al di sotto del “giallo” proseguiamo lentamente, a bassi giri, con la marcia più alta possibile, badando che la temperatura non aumenti e non entri nel “giallo” fino a raggiungere la prima area di servizio. Apriamo il cofano, proteggendo le mani e il viso, e controlliamo l’olio del motore, ci accertiamo del suo livello, che non ci siano perdite, e una volta rabboccatolo ripartiamo lentamente fino a raggiungere un’officina meccanica. Col riscaldamento globale in atto la lancetta è arrivata nel “giallo” e, se continuiamo con questo trend, si porterà verso il “rosso”.

E che significa portarsi verso il “rosso”?

Significa che tali manifestazioni climatiche “estreme” diventeranno sempre più ricorrenti e più violente. Il caldo che si manifesta sempre da record da decenni, significa che ci sono dei cambiamenti nella circolazione tropicale e che gli anticicloni del deserto del Sahara si stanno spostando verso nord. È in atto una tropicalizzazione del Mediterraneo e questo è un cambiamento importante che comporta grossi rischi e anche perché aumenta sempre più.

Siamo ancora in tempo a contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi come raccomandato dall’IPCC?

Sì, siamo ancora in tempo, ma forse siamo l’ultima generazione che lo può fare. Un rapporto dell’IPCC del 2011 diceva che già con le tecnologie di allora si poteva sopperire entro il 2050 all’80% dell’esigenze dell’umanità con le fonti rinnovabili. E un rapporto del WWF diceva che lo si poteva fare al 100%. Il rapporto dell’IPCC del 27 settembre 2013, ripreso con maggior vigore dal rapporto del 6 ottobre 2018, lancia un messaggio chiaro: dobbiamo limitare l’aumento del riscaldamento globale a 2 gradi, meglio se 1,5 gradi, entro il 2100 se non vogliamo avere effetti catastrofici per la nostra specie e questo lo possiamo fare con un cambiamento radicale e immediato in moltissimi aspetti della società. L’Accordo di Parigi del dicembre 2015 facendo proprie le raccomandazioni dell’IPCC prescrive di ridurre le attuali immissioni di CO2 del 45% entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050. Se facciamo questo riusciremo a tenere sotto un grado e mezzo l’aumento della temperatura globale e avere effetti collaterali “ancora accettabili” per la vita della nostra specie.

E lo stiamo facendo?

No. Dal sito https://www.co2.earth/22-co2-now (visitato il 07/07/2019) risulta che la CO2 del 3 luglio 2019 è 413,43 ppmv mentre il 3 luglio 2018 era 408,71. Altro che diminuzione del 45%. La CO2 aumenta. In un anno è aumentata dell’1,15%. Altro che Accordo di Parigi. È questo un Homo sapiens-sapiens? Si rispettano così gli accordi internazionali? Si rispettano così le future generazioni? Siamo degli irresponsabili. La nostra auto segnala “rosso” e noi, ottusi, stiamo accelerando.

Gesualdo, 8 luglio 2019

*Ingegnere e astrofilo

Per contatti

zarmic@gmail.com

 

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