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www.ildialogo.org Il tempo al tempo del coronavirus,Michele Zarrella *

Il tempo al tempo del coronavirus

Domani inizia la Fase 2


Michele Zarrella *

https://www.ildialogo.org/foto2/MicheleZarrella250.jpg   Certamente non dimenticheremo questi due mesi di isolamento forzato, vissuti evitando il più possibile i contatti fisici con gli altri. Siamo di fronte a un evento epocale che tocca la vita di ognuno di noi. Quanti sentimenti si sono alternati in questo periodo: preoccupazione, apprensione, paura, ansia, panico, speranza, rabbia; ed anche calo di umore, noia, fastidio, tensioni. Molti di questi sentimenti li abbiamo attenuati con le tecnologie (internet, social e piattaforme) che ci hanno permesso di rompere l’isolamento e di tenerci in contatto anche visivo con parenti, amici e istituzioni. Quante cose sono cambiate! Le relazioni familiari e sociali, gli impegni, il lavoro, il saluto con una stretta di mano o con abbracci e baci, i gesti, la libertà di godersi il tempo libero incontrando chi volevamo o andandocene a zonzo senza autocertificarci, … che tanto ci mancano. E quante cose cambieranno! Dopo questa pandemia il mondo sicuramente sarà diverso. Sarà migliore? Sarà peggiore? Dipenderà da noi. Dalla nostra capacità di homo sapiens di immaginarlo, progettarlo e attuarlo. Le crisi sono anche occasioni per convincersi che un modo diverso di vivere è possibile; per riscoprire le vere priorità: salute, lavoro, affetti, valori, sentimenti, solidarietà, ritmi e stili di vita più sobri e frugali. In questa sofferta esperienza abbiamo capito che siamo fragili come vasi fittili, che dobbiamo prenderci cura di noi stessi mantenendo gli orari dei pasti e dei ritmi sonno-veglia, facendo il giusto movimento fisico, alimentandoci sobriamente con tanta frutta e verdura e bevendo due litri di acqua al giorno. Abbiamo capito che è possibile ridurre l’eccessivo spostamento in auto grazie alle tecnologie, evitando ore di intasamento del traffico e eliminando tante emissioni di anidride carbonica. Come pure che è possibile ridurre gli sprechi di energia, cibo, acqua e fare scelte più consapevoli e sostenibili, perché ci siamo resi conto che per un bene più grande possiamo rinunciare a qualcosa che molto spesso, a dir il vero, ora ce ne rendiamo conto, era superflua e inquinante. E abbiamo capito che in giorni difficili come questi dobbiamo poter contare l’uno sull’altro, che dobbiamo andare verso una cooperazione globale, verso una solidarietà più diffusa e che se saremo uniti nel farlo tutti insieme potremo davvero determinare il futuro della nostra specie – e di tante altre specie viventi – anche di fronte a sfide epocali ancor più grandi come quella urgentissima della riduzione del riscaldamento globale. 

Da questa penosa esperienza vorrei trarre l’occasione per parlare di come mi è cambiata, tra l'altro, la cognizione del tempo e di cosa è il tempo. Nelle frenesie delle giornate pre-coronavirus dicevamo: Scusa non ho tempo; Il tempo vola; Vorrei che si fermasse almeno un po’; Non torna mai indietro, ecc. Le ore e le giornate erano scandite da: lavoro, appuntamenti, impegni, scadenze, partecipazione a convegni, visite, letture, viaggi, abbracci e giochi con i nipotini, partecipazione ai riti tradizionali, serate e pranzi con parenti e amici… ad un ritmo incessante. Quasi a voler scacciare un incontro col nostro io e con la nostra solitudine interiore. Oggi che viviamo in un tempo sospeso la suddetta scansione è cambiata. Chi non può andare a lavoro, legge, ascolta i Tg, sistema qualcosa in casa, fa qualche telefonata, qualcuno si cimenta a volte in cucina; chi ce l’ha taglia l’erba e sfronda la siepe… Le giornate sembrano appiattite, tutte simili. E spesso viene in mente la domanda: “Ma che giorno è?” A me capita di non ricordarlo subito. Ci devo riflettere. Ed ecco allora che per ricordarlo scandisco le giornate così: lunedì porto fuori l’umido, martedì la carta, mercoledì il vetro, fare la spesa e comprare il giornale. Giovedì l’indifferenziato, venerdì l’umido e sabato la plastica. Ah, domani è domenica non devo portare fuori niente, ma devo andare a comprare il Quotidiano del Sud.

Alla prima domanda segue, quasi spontanea: “Ma che cos’è il tempo?” Immediatamente mi sovviene la risposta di sant’Agostino: “Se nessuno me lo chiede, lo so. Se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.” Maneggiare il tempo è operazione complicata e difficile. Perfino per i grandi pensatori dell’umanità. Però sant’Agostino, in maniera pioneristica, aveva anche immaginato che ci fosse stato un momento in cui spazio e tempo siano stati generati. In effetti la scienza ci dice che il tempo ha avuto un inizio: 13,80 miliardi di anni fa, quando, secondo la teoria del Big Bang – la più verificata teoria cosmologica –, è nato lo spaziotempo. Con buona pace del concetto di tempo eterno e ciclico di Aristotele e di tutti i suoi seguaci. È inutile che vi ripeti l’importanza di Aristotele nella storia: è stato uno dei più grandi pensatori dell’umanità, che però nei confronti del tempo, del ruolo delle donne e per la sua teoria geocentrica dell’universo, è stato veramente molto dannoso quel che ha detto. Ci son voluti millenni e pensatori altrettanto capaci e indipendenti, che hanno perfino messo a rischio la propria vita, per scardinare queste sue idee e permettere alla società di liberarsene e poter progredire.

Fino agli inizi del XX secolo si è pensato che il tempo fosse uguale per tutti. Cioè che scorresse uniformemente per tutti: come un fiume. Questa è l’idea del tempo assoluto di Galilei e di Newton. Questa è anche la nostra concezione intuitiva del tempo e che ci deriva dall’esperienza quotidiana. Il tempo assoluto viene rappresentato come una freccia: la cosiddetta freccia del tempo. Un punto su questa freccia rappresenta il presente. I punti a sinistra rappresentano il tempo passato; quelli a destra il futuro. Ma questo punto del presente è sempre in movimento: fra un minuto si sarà spostato di un po’ verso destra; fra un’ora di più, fra un giorno ancora di più. Esso si sposta perennemente nel verso della freccia e non può tornare indietro come facciamo con lo spazio. Con questo concetto sembra che siamo costretti a vivere continuamente in un eterno presente: il tempo passato non c’è più, quello futuro deve ancora venire. Quest’idea del tempo se è accettabile per la vita quotidiana non è consentita in ambito scientifico. Essa è errata. Oggi le leggi della fisica sono in grado di muoversi avanti e indietro nel tempo: ciò che sperimentiamo come irreversibile risulta perfettamente reversibile per le equazioni. La fisica ci dice anche che non c’è un solo tempo. Non c’è un unico tempo per tutti. Anzi, ognuno ha il suo tempo. Quindi, diciamo così, non esiste una freccia del tempo, ma tante frecce del tempo.

Oltre un secolo fa, nel 1905, Albert Einstein presentava la relatività ristretta dove viene stabilito che esiste una velocità massima per tutti i sistemi fisici dell’universo: la velocità della luce, c, che essa nel vuoto è costante e non può essere superata. Ma se la velocità della luce è costante in tutto l’universo allora il tempo deve variare al variare della velocità del sistema. Per esempio, la relatività ci dice che una persona che si trova in un treno in movimento misura il tempo in maniera più lenta di una persona che sta fermo sul binario. Maggiore è la velocità con cui si muove il treno e più lentamente scorre il tempo. Quindi chi vola in aereo segna un tempo più lento di chi sta a terra. La relatività studia i problemi che si presentano al di fuori dei nostri limitati sensi e mette in crisi il pensiero comune. Se, per assurdo, ci muovessimo alla velocità della luce il tempo si fermerebbe. Uno degli effetti incomprensibile al senso comune è quello della dilatazione temporale la quale lascia traccia anche dopo che l'accelerazione è scomparsa. Famoso è il paradosso dei gemelli. Immaginiamo di far partire un gemello a bordo di una navicella spaziale che viaggia a velocità prossima a quella della luce. Al suo ritorno, dopo un certo tempo, egli risulterebbe più giovane del fratello gemello che è rimasto sulla Terra. Per il gemello viaggiatore il tempo è trascorso più lentamente. I due fratelli hanno misurato, e realmente trascorso, tempi diversi.

Lo scorrere del tempo cambia non solo con la velocità ma anche con la gravità. Per una persona che vive al mare il tempo è diverso da quello di chi vive in montagna: al mare scorre più lentamente. Maggiore è la gravità più lentamente scorre il tempo. Per chi abita al piano terreno di un palazzo il tempo scorre più lentamente di chi abita al piano superiore. Se, per assurdo, potessimo misurare il tempo in un buco nero, dove la gravità è smisuratamente grande, il tempo sarebbe smisuratamente lento, diciamo così, fermo. Ed essendo modificato dalla gravità il tempo allora non è una linea retta perché quando è vicino a una grande massa si curva.  Quindi spazio e tempo sono intimamente connessi e sono descritti da un'unica entità indissociabile: lo spaziotempo. Insomma il tempo e lo spazio dobbiamo immaginarli come un’unica entità, per esempio, diciamo, come i tanti fili della trama di un tessuto che chiamiamo spaziotempo.

Ma non finisce qui. Dopo il tempo assoluto di Galilei e di Newton e i tempi relativistici di Einstein ci sarebbe ancora, diciamo così, un terzo tempo: il tempo quantistico. La meccanica quantistica dice che i campi nella parte più infima, cioè su piccolissima scala, su piccolissime distanze, hanno una struttura particellare cioè sono costituiti da particelle piccolissime, infime, indivisibili dette quanti. Da qui il nome meccanica quantistica. Sul tempo quantistico i fisici stanno lavorando per cercare di capire cosa c’è al suo interno e lo stato dell’arte è in evoluzione. Al momento le leggi della fisica sono valide fino ad una lunghezza piccolissima detta lunghezza di Planck che è 1,62 x 10-35 centimetri, cioè 16,2 miliardesimi di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro, che possiamo leggere 16,2 sestilionesimi di centimetro. Al di sotto di tale lunghezza la scienza cade in una nebbia confusa detta “schiuma quantistica” che i fisici stanno cercando di diradare ipotizzando alcune teorie. Se potessimo andare ad esaminare lo spaziotempo a livello della scala di Planck – una scala piccolissima che neanche riusciamo ad immaginare: il tempo di Planck è 5,39 x 10-44 secondi, cioè 53,9 miliardesimi di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo, che possiamo leggere 53,9 settiliardesimi di secondo – dovremmo “vedere” delle porzioni piccolissime del campo gravitazionale che potremmo chiamare, diciamo così, gravitoni di spaziotempo. Così come abbiamo chiamato fotoni le particelle piccolissime senza massa che costituiscono i quanti del campo elettromagnetico. Quindi ancora una volta se arriveremo a “vedere” i gravitoni di spaziotempo, che sono teorizzati dalla meccanica quantistica, avremo un’idea di spazio e anche di tempo che è completamente diversa dal tempo che invece conosciamo oggi come ce lo ha spiegato Einstein.

È tardi, è tardi. Il tempo vola. Ma il pilota sei tu, recita una famosa frase. E il viaggio nel tempo è ancora lungo. E, se vorrete, continueremo un’altra volta. Ora torniamo al coronavirus. Invito tutti ad essere prudenti e responsabili. Il virus circola ancora. Lui non distingue fra Fase1 e Fase 2. Lui sa fare solo il suo mestiere: replicarsi e trasmettersi. Solo il nostro comportamento può limitarne il contagio. Pertanto fin quando non avranno trovato il vaccino e vaccinato un’alta percentuale della popolazione mondiale non dobbiamo abbassare la guardia. Quindi laviamo spesso e accuratamente le mani, usiamo la mascherina e i guanti in presenza di altre persone e teniamo la debita distanza di almeno due metri. Finora abbiamo ottenuto un buon risultato generale grazie ai nostri comportamenti individuali responsabili. Continuiamo così. Tutti insieme. Come in un grande applauso che riesce più forte solo se battiamo le mani tutti insieme, all’unisono. Facciamo tutti la nostra parte. Buona Fase 2.

Gesualdo, 16 maggio 2020

*Presidente di Astronomia Moderna

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