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www.ildialogo.org Il primo partito è quello degli astenuti,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Il primo partito è quello degli astenuti

Un'analisi controcorrente del voto europeo. Al lavoro, alla lotta. Non è tempo di piangere su noi stessi.


di Giovanni Sarubbi

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Giovanni Sarubbi
L
a tabella che qui pubblichiamo dice con chiarezza chi ha vinto e chi ha perso nelle elezioni europee tenutesi nella giornata del 26 maggio 2019.
Ha vinto inequivocabilmente il partito degli astenuti, di quelle persone che o non sono andati proprio a votare o hanno annullato la propria scheda o l’hanno lasciata in bianco. Questi ultimi sono quasi un milione di persone pari al 2% degli elettori. Il totale del partito degli astenuti ammonta a 22.466.643 persone, un numero altissimo mai raggiunto prima. Rispetto alle ultime elezioni politiche del 2018 di appena un anno fa, questo partito è cresciuto di oltre il 10% degli elettori passando dal 35% dello scorso anno al 45,73% di oggi.
Nei resoconti giornalistici e nei dati pubblicati dal ministero dell’interno, la quantità di astenuti è scritta piccolo piccolo che quasi non si vede. Vengono messi invece in risalto le percentuali e i voti presi dai singoli partiti rispetto al totale dei voti validi. Queste percentuali servono a calcolare i seggi che spettano a ciascuna lista ma non danno il peso reale dei singoli partiti rispetto all’intero corpo elettorale. Mentre il primo dato, le percentuali rispetto ai voti validi, servono a definire il numero dei deputati spettanti a ciascun partito, l’altro dato, quello rispetto al totale degli elettori, serve sul piano politico per capire quale sia il peso reale del singolo partito e dei partiti nel loro complesso. Questo è il dato che noi abbiamo calcolato e che potete leggere nell’ultima colonna della tabella. Questo è un dato su cui mai si riflette e il perché è semplice da capire.
Se leggiamo questi dati possiamo dire che tutti i partiti nel loro complesso rappresentano appena il 54,27% degli elettori. Quasi la metà degli elettori, il 45,73%, sono disinteressati alla politica e non trovano in alcuno dei molti partiti esistenti nessuno che li possa rappresentare o talmente credibile da poter essere votato. Se volessimo paragonare i partiti ad una merce qualsiasi da acquistare, potremmo dire che l’offerta politica non risponde alle aspettative degli elettori che non credono più a nessuno dei partiti in lizza. La mercanzia che gli attuali partiti propongono agli elettori, nonostante la potenza dei mass-media che li sponsorizzano ad ogni ora del giorno, non interessa a poco meno di mezza Italia.
Che sia così è dimostrato anche da un confronto fra i risultati del 2018 e quelli del 2019 per le coalizioni di destra e sinistra. Ecco i dati relativi ai voti e non alle percentuali.
Destra
Totale destra 2019 (Lega+FI+FDL) voti:
13.221.331
Destra elezioni politiche 2018 voti
12.152.345
Differenza
1.068.986
PD e centro sinistra
Voti PD 2019
6.050.351
Voti PD 2018
6.161.896
Differenza
-111.545
Voti PD + bonino 2019
6.873.115
Voti PD 2018 + centro sinistra
7.506.723
Differenza
-633.608
La tanto sbandierata vittoria della Lega in realtà consiste di uno spostamento di voti da Forza Italia verso la Lega. Si tratta di voti che in larga parte erano già nella destra e tutta la “vittoria” della Lega consiste nell’aver spostato un milione circa di voti (per la precisione 1068986 voti) dal Movimento 5 Stelle verso la Lega di quegli elettori che erano già di destra e che nel 2018 erano andati verso il M5S e che oggi sono tornati a casa. La destra non ha convinto nessuno che non fosse già di destra.
Diversa è la realtà del PD che rispetto al 2018 perde da solo 111.545 voti mentre considerando la colazione di centro sinistra (oggi PD e +Europa) perde ben 633.608 voti. Ma il PD grida alla vittoria perché essendo diminuiti di oltre sei milioni i voti validi rispetto al 2018, la percentuale rispetto ai voti validi del 2019 risulta superiore a quella del 2018. Ma il PD in realtà perde ancora e Zingaretti non è riuscito in alcun modo a fermare l’emorragia di voti che in gran parte è andato nell’astensione.
I numeri dunque vanno letti e interpretati con attenzione e prima di cadere in depressione rispetto a quello che sembra il trionfo della peggiore destra che ci sia mai stata in Italia occorre capire cosa è successo realmente.
Da un lato vi è un rimescolamento di voti all’interno della stessa area politica, quella della destra, costituita da un ceto sociale fatto in gran parte di piccola borghesia parassitaria o di padroncini interessata ai condoni e all’evasione fiscale.
Dall’altro lato vi è una classe povera, costituita in gran parte dagli astenuti, che non trova più alcuna rappresentanza alle proprie rivendicazioni sociali nei partiti della cosiddetta sinistra e neppure in quelli che si dicono comunisti o di estrema sinistra. Classe povera che è rimasta delusa e ferita da tutto ciò che il PD renziano ha fatto contro di essa e che alle ultime politiche in parte si era spostata sui 5S e che ora è tornata ad astenersi. Il PD non ha recuperato nulla di quei voti e così è capitato alle altre liste dell’area di sinistra.
Mentre l’offerta politica dei partiti di destra ha soddisfatto gli interessi e le aspettative delle classi piccolo borghesi, l’offerta politica dei vari partiti della cosiddetta sinistra non è stata in grado di intercettare gli astenuti che sono così diventati il primo partito ad un livello numerico mai raggiunto prima.
La destra, che apparentemente è divisa ma che in realtà è molto coesa, non aveva interesse alcuno a rendere chiare le vere questioni su cui si andava a votare perché sull’imbroglio essa costruisce la propria fortuna. A lei serve far credere che la crisi dipenda dai migranti su cui si scaricano tutte le responsabilità, come facevano i nazisti con gli ebrei nel 1933. Che lo abbia fatto anche la sinistra, anche quella più estrema o che si è definita comunista, è alle origini della vera e propria crisi del sistema politico che fin qui abbiamo cercato di mettere in luce e che colpisce in primo luogo i partiti di sinistra.
Come ho scritto proprio il 26(vedi link), «il problema all’ordine del giorno dell’umanità oggi è l’enorme concentrazione di ricchezze nelle mani di pochissime persone a livello mondiale. 18 persone, secondo OXFAM, possiedono la ricchezza di oltre tre miliardi di persone. Questa enorme concentrazione di ricchezze produce guerre, inquinamento globale del pianeta (mari. Fiumi, laghi, aria, suolo), distruzione di suoli e miseria, disoccupazione, blocco della vita e possibile estinzione dell’umanità. All’enorme sviluppo delle forze produttive non è corrisposto il superamento di rapporti di produzione, quelli capitalistici, fermi alla fine del medioevo. Gli unici esseri antiquati e archeologici sono i capitalisti che continuano a gestire immense ricchezze di cui essi si sono appropriati ingiustamente e che utilizzano non per il bene comune ma per la loro esclusiva ricchezza. Occorre socializzare tutte le ricchezze delle multinazionali e opporsi a qualsiasi privatizzazione di beni e servizi pubblici a cominciare dall’acqua. Su questo si vota domenica ma nessuno ve lo dice chiaramente. Chi vota per i partiti del governo e per la destra fascista variamente connotata, vota per continuare a mantenere il potere di questi 18 mega miliardari di cui dobbiamo assolutamente liberarci».
Nessun partito della cosiddetta sinistra ha messo chiaramente in discussione il potere economico dei 18 mega miliardari e nessuno mette in discussione il sistema sociale capitalistico che, dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, sembra intoccabile.
Nessuno ha rivendicato la socializzazione dei mezzi di produzione, neppure il partito che si è definito comunista che su questo ha balbettato qualcosa di incomprensibile ai più. Nessuno ha detto con chiarezza chi sono i veri responsabili della crisi economica che sta immiserendo sempre più chi lavora e arricchendo sempre più pochissime persone a livello mondiale.
È una questione che è all’ordine del giorno fin dalla prima guerra mondiale, la prima guerra imperialista scatenata dal sistema capitalistico, che già allora aveva sviluppato potenti conglomerati industriali e finanziari mondiali che oggi hanno raggiunto livelli di ricchezze immense e assolutamente insostenibili per l’intera umanità. La ricchezza che hanno raggiunto oggi i 18 uomini che controllano tutta l’economa mondiale è fonte di tutti i mali del mondo. Perché non lo si dice chiaro e tondo?
Ed è per questo che assistiamo oggi al ripetersi di fenomeni sociali e politici quali il fascismo e il nazismo con tutto il loro corredo ideologico e con tutto il loro razzismo. “il grembo da cui nacque è ancora fecondo”, scriveva Bertold BRECHT riferendosi al nazismo[1]. I capitalisti fanno di tutto pur di allontanare da se stessi le responsabilità della miseria e dell’inquinamento attuale. Appoggiano anche i fascisti e i nazisti pur di raggiungere lo scopo. Anzi li pagano.
La crisi economica con le conseguenze sui poveri è evidente e drammatica. Chi sono i responsabili? Con tutta evidenza sono coloro che gestiscono le aziende gli stati e l’economia mondiale. E non bisogna essere comunisti per fare questa affermazione. I comunisti, oltre ad indicare le responsabilità ovvie della crisi, avrebbero dovuto dire che la responsabilità dei capitalisti oggi è quella di impedire il superamento dei rapporti di produzione esistenti, quelli appunto capitalistici, che sono fermi alla fine del medioevo, quando il sistema capitalistico subentrò alle società feudali. Sistema economico basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sull’appropriazione della ricchezza prodotta dai lavoratori dai singoli capitalisti. Un vero e proprio furto sociale.
L’enorme massa di ricchezza che oggi viene prodotta a livello mondiale non può più essere proprietà privata di qualcuno. È una cosa troppo grande e coinvolge le vite ed il destino di tutta l’umanità e di tutto il pianeta Terra per essere gestita con criteri privatistici che, per definizione, sono egoistici perché basati sulla ricerca del massimo profitto. La vicenda FCA di questi giorni è l’ennesima riprova di quanto affermo oramai da tempo. La concentrazione di ricchezza è talmente tanto grande che è inconcepibile che essa continui a rimanere proprietà di poche famiglie sulla pelle dei popoli.
La ricchezza prodotta dai lavoratori non può più diventare ricchezza privata di singoli capitalisti. Questa la verità che va gridata ovunque. Dobbiamo uscire da questo immondo gioco del Monopoli che stiamo vivendo a livello mondiale.
È prevalsa invece l’idea, e i mezzi di comunicazione di massa hanno la loro responsabilità, che la crisi economica che affama i lavoratori dipenda da una entità astratta e geografica quale l’Europa. I singoli capitalisti e l’intero sistema non sono mai stati chiamati a rispondere della loro ingordigia e dei loro errori, ma anzi sono sempre li con la mano tesa a chiedere aiuti perché creerebbero “lavoro”. Il lavoro e la ricchezza la creano i lavoratori (il vecchio plusvalore di Marx) e si tratta di ricchezza sociale che deve essere gestita a favore di tutta la società. L’ennesima crisi aziendale di questi giorni, quello della Mercatone Uno, sta li a dimostrare quello che stiamo affermando in queste note.
L’idea che sia l’Europa la responsabile della crisi fa felice le classi piccolo borghesi che non si mettono mai contro la grande borghesia, perché i piccolo borghesi aspirano a diventare grandi borghesi. Sono piccoli ladri che vogliono diventare grandi ladri. Ladri delle ricchezze che i lavoratori producono per la società.
E così ci troviamo di fronte al fenomeno della Lega, così come ieri ci siamo trovati di fronte al fenomeno del Movimento 5Stelle, che sono due facce della stessa medaglia, e 80 anni fa ci siamo trovati di fronte al fascismo e al nazismo.
Si tratta di movimenti che servono a far gestire l’opposizione al sistema capitalistico, che nasce dai risultati che questo sistema produce contro i lavoratori e le classi povere, dal sistema stesso come è stato per fascismo e nazismo all’inizio del secolo scorso. Questi movimenti non mettono in discussione il sistema e anzi lo rafforzano ancora di più e sempre a danno dei lavoratori, come stanno sperimentando i lavoratori sia con la cosiddetta “quota 100”, sia con il cosiddetto “reddito di cittadinanza”.
È mancata la radicalità anti-sistema che era propria della sinistra e dei comunisti, cioè la richiesta della socializzazione dei mezzi di produzione, la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, la difesa dei diritti dei lavoratori stracciati e vilipesi proprio dai partiti di sinistra.
È inutile quindi disperarsi o chiedersi con angoscia in quale paese viviamo o che cosa sta succedendo in Italia se pure nei punti simbolo, come sono i comuni di Riace e Lampedusa, vince la Lega Nord alle elezioni. A Lampedusa ha votato il 26,62% degli elettori cioè una infima minoranza degli aventi diritti. A Riace la stessa cosa, dove ha votato il 53,4 percento di elettori. Anche qui ha vinto una infima minoranza dei cittadini. Sono gli effetti perversi della legge elettorale maggioritaria che, come ripetiamo oramai da anni, ha stravolto la politica in Italia e ha cancellato la democrazia.
La Lega quindi non ha vinto un bel nulla sia perché in Europa i suoi allegati hanno fatto fetecchia, scusate il mio napoletano, sia perché in Italia dovrà ora fare i conti con i 5S che hanno subito un tracollo e, dalle loro prime dichiarazioni, sembrano indisponibili a continuare a fare da scendiletto al segretario della Lega.
Anche queste elezioni confermano quello che noi su queste colonne andiamo dicendo da tempo. È ora che la sinistra riprenda a ragionare in termini di “classe”, come dicevamo noi vecchi nel ‘68, e a buttare a mare tutte le dottrine interclassiste che hanno fatto arricchire sempre più una classe di capitalisti che sono le vere mummie della storia moderna, i veri zombi che stanno distruggendo il futuro dell’umanità. Gli scontri sociali ci sono sempre stati e continueranno ad esserci. Quella che è mancata e la capacità di dirigere questi scontri verso quella trasformazione dei rapporti di produzione capitalistici in rapporti di produzione socialisti che è l’unica speranza per l’umanità.
Un ultima cosa va detta sui simboli religiosi, croce e rosario, sbandierati da Salvini in continuazione. Non gli hanno portato un bel nulla. Rimane il problema di una gerarchia cattolica fatta di uomini vestiti di nero che hanno l’animo più nero dell’abito che indossano. Uomini che, nella loro maggioranza, sono la negazione del Vangelo di Gesù di Nazareth. Poi ci sono le eccezioni, e per fortuna oggi sono tanti,  preti e religiosi che si impegnano a testimoniare con la loro vita il Vangelo di Gesù . E noi su loro facciamo affidamento e loro sosteniamo per dare un futuro a questa umanità. Proprio non invidio Papa Francesco che sta mantenendo fede alle cose positive che stanno caratterizzando il suo pontificato.
Al lavoro, alla lotta. Non è tempo di piangere su noi stessi.
Giovanni Sarubbi
1 Poesia incisa su un monolite davanti al Museo Monumento al deportato di Carpi(Mo):
E voi, imparate che occorre vedere /e non guardare in aria; occorre agire / e non parlare. Questo mostro stava / una volta per governare il mondo! / I popoli lo spensero, ma ora non / cantiam vittoria troppo presto / il grembo da cui nacque è ancora fecondo. Bertold Brecht



Martedì 28 Maggio,2019 Ore: 13:58
 
 
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