PREFERISCO ESSERE ORFANA

di Renata Rusca Zargar

La prof.ssa Briuglia, mia ex collega, mi ha mandato, qualche giorno fa, l’articolo che trovate sotto.
Le ho detto che le avrei risposto dopo qualche giorno con le mie considerazioni personali.
Mi sono rifiutata, infatti, nei giorni dell’ultima grande tragedia nel mare di Lampedusa (366? morti), di ascoltare le notizie alla televisione e leggere articoli (dopo poco, come dice anche Antonia, i riflettori si spengono, basta avere un po’ di pazienza). Vedendo, appunto, i politici che si stracciavano le vesti davanti a quelle bare, mi coglieva l’indignazione e la rabbia di fronte a tanta ipocrisia. Non ce la facevo a sopportare!
Che avevano quei morti più di tutti gli altri?
Sì, ipocrisia! Da anni i barconi affondano nella più totale indifferenza. Prima, hanno fatto una legge per RESPINGERE, ben sapendo che quelle creature sarebbero andate a finire, nella migliore delle ipotesi, nei campi di concentramento della Libia, e poi l’hanno aggravata dicendo che chi li soccorreva diventava punibile. In mare, se si vedono affogare delle persone umane, bisogna lasciarle morire (e condannano Priebke! Che differenza c’è? Quando si dice, un po’ infantilmente, che bisogna studiare la storia perché il concentramento e lo sterminio razziale non si ripetano, non si tiene conto del fatto che, certamente, non tornano uguali, ma in forme moderne!).
Dove erano allora, quando hanno fatto queste leggi, tutti i politici che oggi (ma solo per il tempo dei riflettori accesi) fanno tanta scena? Non sapevano la verità? Strano, perché io, che non sono nessuno, la sapevo: ho visto televisioni e articoli di giornale che ne parlavano. Avevo persino scritto un racconto nel 2003 (quanto tempo fa!), Zaira, dove già citavo un barcone affondato con le 450 persone che aveva imbarcato. Allora perché tanto interesse oggi?
Perché il Papa ha lanciato il suo grido: “Vergogna”, l’atmosfera politica è leggermente cambiata e allora ci si vergogna un po’ (non tutti). I baciapile devono, per avere voti, far vedere che si adeguano. Ma, in fondo, come dicono molti politici che si definiscono “cattolici” e che portano avanti i “valori della cristianità”, “il Papa parla così perché fa il Papa ma poi, il politico…”
Non abbiamo denaro, si dice. Bene, mandate i sopravvissuti a casa di chi ha comprato i cacciabombardieri (dal nome stesso si evince che sono strumenti di pace, infatti, lanceranno…? Pensate, invece, a quante aziende in difficoltà si potevano aiutare con quell’enorme quantità di denaro, procurando lavoro normale, non assassinii). Mandateli a casa dei padroni delle fabbriche di armi (scappano dalla Siria? L’Italia è il primo partner europeo per la vendita di armi al regime di Assad, ad esempio. Scappano dall’Africa, massacrata e sfruttata a sangue dalla “civiltà” occidentale fin dai tempi di Colombo? Quanti muoiono là per i nostri cellulari, per i nostri diamanti?).
Ad ogni guerra, ad ogni situazione di tragedia, ad ogni bombardamento, aumenteranno le persone che dovranno fuggire dal loro paese. Serviranno leggi di respingimento a fermare chi, comunque, sarebbe ucciso dalla guerra? No, i respingimenti serviranno solo a ucciderli. Pensiamo anche a quanto ci costano i respingimenti! Qui si parla solo di come impedirgli di venire! Per una politica degna dell’essere umano, non serve oggi, dunque, stracciarsi le vesti, proporre funerali di stato (ma non si poteva, erano musulmani!) o cerimonie (se non fosse una tragedia, sarebbe risibile: perché? Per farsi perdonare? Ma torneranno in vita i seimila e più morti degli ultimi vent’anni?).
Forse, servirebbe, prima di tutto, smettere di vendere e comprare armi, di finanziare dittatori sanguinari, iniziare a usare tutta la diplomazia possibile per fermare i conflitti. È bastato il forte grido del Papa (Si alzi forte in tutta la Terra il grido della pace. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di pace) per fermare Obama che avrebbe attaccato la Siria, provocando una catastrofe ancora più grande. Ciò dimostra che si possono trovare altre vie. Infatti, gli esseri umani preferiscono rimanere nei loro paesi se non sono torturati dalla fame e dalle guerre: lasciare il proprio paese, famiglia, amici, abitudini, tradizioni, non è un piacere, è un’enorme sofferenza! Inoltre, non era tutto più semplice, prima delle leggi razziste, quando, magari, le persone venivano con un visto turistico e poi potevano, forse, trovare lavoro, chiedere asilo, o andare in un altro stato? Certo, oggi lavoro ce n’è meno, infatti, molti immigrati stanno addirittura tornando nei loro paesi di origine, se ne hanno la possibilità. Noi abbiamo paura che ci portino via il lavoro? Ciò è impossibile: qui abbiamo la fortuna di poter studiare e nessuno può prendere il nostro posto, se siamo qualificati. Loro possono alzarsi di notte per mungere le mucche (noi abbiamo sonno), rimanere 24 ore al giorno con i nostri vecchi (noi non stiamo certo 24 ore sul posto di lavoro). Di che abbiamo paura? Infine, se c’è la libera concorrenza per il mercato, per le merci, le materie prime che bramiamo, perché non anche per il lavoro? Fuggono dalla fame, dalle dittature sanguinarie (che ci piacciono tanto perché ci fanno fare lucrosi contratti per avere le loro risorse a buon prezzo-la colonizzazione non è mai finita!), dai paesi che ci danno le materie prime? Non devono, perché Dio li ha fatti nascere in un paese sfigato, in un orrore di fame, guerra, malattie, sopraffazione, noi siamo nati in un paese fortunato - Dio ce l’ha dato- dove abbiamo dei diritti e dobbiamo chiudere le frontiere.
Io non amo quel Dio dei cosiddetti cristiani (o di altre religioni) che è padre solo dei figli più fortunati. Se lo tengano pure! Preferisco essere orfana.
Renata Rusca Zargar
P.S. per l’uso della parola “clandestini” (scappano dalla guerra? È proibito? Dovrebbero morire senza disturbare! Sono clandestini!) con accezione, ovviamente, negativa-delinquenziale, si veda la recensione di “Parole Sporche” in un post sotto e, magari, si legga il libro.
Il racconto Zaira è al link: zacem-online.org
Articolo che avevo scritto tempo fa: ildialogo.org
Il mio blog

SEMPLICEMENTE RAZZISTI!!!!
di Antonia Briuglia
L’ennesima tragedia avvenuta a Lampedusa in questi giorni, che ha visto la morte di 363 persone e la disperazione di uomini, donne e bambini migranti, ci ha veramente sconvolto, come da più parti si sostiene?
Siamo proprio sicuri che, questa volta, potrà arrivare, nel nostro Paese, a una presa di coscienza da parte di tutti, cittadini, associazioni, enti locali, istituzioni nazionali e comunitarie per attuare finalmente a promuovere politiche concrete, immediate ed efficaci?
Si può morire ancora in questo modo in un Paese cosiddetto civile?
Si può morire come bestie, ammassati sui barconi, senza acqua potabile, cibo, in condizioni disumane, in fuga da guerre e persecuzioni?
Accettare che accada dovrebbe essere umanamente insopportabile.
Insopportabile pensare che una delle più belle isole d’Italia sia, per questo, già diventata un enorme cimitero. Un cimitero di donne, uomini, ragazzi e bambini che avevano la sola colpa di sperare in una nuova vita.
Tornerà invece l’assuefazione, quella che da sempre contagia anche la gente comune, che invece di sentirsi partecipe con dolore vero al destino di quella gente, continuerà a pensare al proprio quotidiano, fatto di problemi, sicuramente, più importanti.
Gente comune, magari non quelli che, mentre si raccontava la tragedia che si stava consumando, si lamentava sui social network dello spazio dato all’accaduto invece di parlare della crisi e dei senza- lavoro italiani, morti suicidi.
Il colpevole silenzio che, solitamente, ritorna tra una strage e l’altra ora viene insopportabilmente superato dalle esternazioni atroci di chi antepone la propria visione individualista, aggravata di malcelato razzismo, ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra in casa nostra.
Se per quella gente il viaggio sui barconi è l'unica possibilità, la loro morte in mare resta motivo di vergogna e disonore per l’Italia e per l’Europa.
L’individualismo che ci fa vedere il mondo con i confini sulla porta di casa nostra, dove i nostri problemi ci appaiono sempre più importanti di quelli degli altri, che non sempre sono l’indigenza e la povertà, ma l’insoddisfazione a non riuscire più a pensare con noncuranza e spensieratezza al superfluo, è la vera malattia sociale contemporanea.
Così ci sentiamo tranquillizzati dalle decisioni europee e dei governi di casa nostra che hanno fatto della politica dei «respingimenti» una regola da rispettare a ogni costo umano, sbandierata anche giorni prima della strage dalla “colomba” Alfano, che dichiarava col piglio di chi decide che «va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche».
Così siamo tutti tranquilli mentre si coprono obbrobri e vergogne, esternalizzando le frontiere, finanziando i centri di detenzione, pattugliando e respingendo, con l’effetto «secondario» di morte di bambini, di donne e di uomini.
Non vogliamo sentirci giudicare razzisti ma poi ci tranquillizziamo o tacciamo se al Governo si applicano leggi razziste e fasciste che gestiscono con dispositivi militari, come in una guerra, i flussi di migranti e rifugiati . “Barriera contro l’invasione” così ha giudicato la legge proprio Bossi, nei suoi deliri razzisti e fascisti.
Troviamo veramente esagerato parlare di ferocia e barbarie mascherata da severità ed efficienza?
Sono sempre più convinta - aveva scritto Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, nel coraggioso appello di undici mesi fa - che la politica europea sull'immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi”. Le morti di donne e bambini per calmierare e dissuadere i viaggi disperati verso la speranza di vita.
Se poi si pensa al cambiamento che nei Paesi europei sta avvenendo, diametralmente opposto alla visione nazional -fascista di comunità etnicamente omogenea, proprio a causa dei flussi incontenibili di popolazioni straniere provenienti da Paesi di guerre e di privazioni, è chiaro come sia sempre più urgente una seria politica dell'immigrazione basata sull'inclusione, sulla solidarietà e sulla cooperazione internazionale.
Leggendo quelle riflessioni sulla rete, si può avere prova di come il colpevole silenzio non sia solo quello delle istituzioni, ma anche quello di un Paese che dinanzi a simili tragedie, se non prova indignazione e rabbia, cerca alibi per non doverle provare.
RIBELLIAMOCI!
Ribellarsi, tutti insieme, contro i nuovi reati di clandestinità, “contro le politiche centrali caratterizzate dalla paura dell'altro portando avanti progetti in collaborazione con le scuole e le associazioni per una concreta integrazione culturale e diffondendo nuovi stili di vita e modelli sociali fondati sull’economia del dono, sulla condivisione e sulla partecipazione diretta dei cittadini, che, con le istituzioni, centrali e di prossimità, devono farsi carico con grande senso di responsabilità di questa tragedia, poiché nessuno si salva da solo” è il messaggio contenuto in un recente documento che molti Sindaci Virtuosi italiani hanno già firmato.
Lanciamo, pertanto, - continuano i Sindaci - un appello a tutte le istituzioni, in particolare all'Unione europea, affinché rendano attuative politiche inclusive e rispettose dei diritti umani e civili e soprattutto intervengano con coraggio e decisione per non consentire più simili tragedie, nel rispetto della dignità umana. Ai Comuni e ai portatori d'interesse collettivo rivolgiamo l'invito a sostenere l'appello "Non possono più morire così".
Rifiutare i minuti di silenzio e le giornate di lutto “nazionale” si può, ma solo dopo avere veramente promosso un cambiamento anche come cittadini che non vogliono più girare lo sguardo altrove, con la giustificazione che il nostro problema è più grande dei i morti, delle stragi estranee al nostro mondo.
Bisogna cominciare a esercitare la cittadinanza, opponendo all’ipocrisia di un governo nazionale, la solidarietà vera, quella che rivendica il rispetto della vita, da salvare comunque e ovunque. Bisogna cominciare a chiedere la trasformazione di quei lager, chiamati centri d’accoglienza che di temporaneo e di civile hanno proprio poco e dove, a turno, i politici hanno fatto passerella, anche quelli che votarono quella legge “Bossi-Fini” che trasforma una persona in clandestino - fuorilegge.
La stessa che ha permesso che si scrivessero sul registro degli indagati i superstiti dell’ultima strage.
Noi non vogliamo essere coloro che nelle nostre calde case, davanti a un televisore, magari con i piedi sotto il tavolo, guardiamo le facce di quelli che, grazie a quella legge, sono equiparati a delinquenti, di cui avere paura perché ci ruberanno le case, il lavoro , la sicurezza , tutti crimini che solo una legge sottoscritta da un leghista e da un fascista potevano contemplare.
Immigrazione clandestina” un reato inventato, dove il migrante per fuggire alla povertà e alla mancanza di diritti civili è costretto a subire la mancanza di altri come il diritto alla vita.
La legge sull'immigrazione prevede, infatti, il sequestro delle barche che soccorrono i migranti, poiché si renderebbero responsabili del «favoreggiamento» dell'immigrazione clandestina. Una norma ignobile, disumana, che varrebbe da sola perché sia cancellato il termine “Clandestino”.
I pescatori rischiano di perdere la barca e il lavoro e quindi sono portati a girarsi dall’altra parte, mentre chi ha partecipato al varo della legge sui “respingimenti in mare” è ancora al Governo a farneticare su un premio Nobel a Lampedusa proprio per mascherare gli effetti di questa legge vergogna e il fatto che se tutto rimarrà così questi naufragi continueranno a ripetersi.
Chi deve sfuggire alla morte per la guerra o per la fame, non può che tentare la via del mare, facendosi derubare dagli scafisti che lucrano proprio su questo stato di clandestinità della migrazione. Anche per questo dobbiamo permettere che i profughi possano accedere ai paesi europei con un diritto di asilo e farli entrare legalmente affinché queste stragi finiscano.
Tranquilli, non sono milioni, come fascisti e leghisti ci raccontano da anni, ma centinaia di migliaia e noi europei molti, molti di più e non senza colpe verso i Paesi dai quali provengono.
Per gentile concessione di.



Martedì 22 Ottobre,2013 Ore: 22:35