La parola ci interpella - Incontri
Quando la coscienza è addormentata...

rielaborazione di Giuseppe Castellese

dal convegno di Cefalù 15-18 novembre 2007 (seconda parte)


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Non sembra il caso di passare sotto silenzio che l’apertura del Convegno di Cefalù da parte dell’arcivescovo di Palermo ha dato linfa e valenza nuova alla iniziativa della Comunità missionaria del Vangelo. Se prima il convegno risentiva di un clima di “sospetto” con prudenti prese di distanze, quest’anno molti hanno dovuto prendere atto della validità del servizio reso alla chiesa e in più esprimere consenso verso le linee portanti del convegno in cui parte fondamentale ha il biblista p. Alberto Maggi. Ed è da lui che prenderemo il via per dipanare il filo del discorso per l’approccio nuovo con il Vangelo soprattutto da parte di un laicato sempre più affamato di genuina e immediata Parola di Dio. Se la costante marcatura delle incongruenze del sacerdozio di Gerusalemme che uccide “il figlio dell’uomo” potrà essere trasferita ai tempi nostri senza levate di scudi, ciò equivarrà a dire che da Cefalù si elaborano i prodromi dell’avvento di nuove politiche ecclesiali.

Quando la Parola si fa ristoro

Venerdì 16 novembre ore 9,15     (prima parte)
Avevo fame e non mi avete dato da mangiare(mt. 25,42)

Non Messia ma il figlio dell’uomo

In effetti con Alberto Maggi la Parola ti penetra e ti ricarica: le parole che altra volta hanno indotto lo sbadiglio, qui si fanno adrenalina: “ogni particolare nei Vangeli è importante” perciò ogni espressione va pesata e assaporata.

“Quando il figlio dell’uomo verrà nella gloria con tutti gli angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria”. Gesù non si proclama Messia. E dunque non “l’atteso re guerriero” ma “il figlio dell’uomo, che nella concezione veterotestamentaria, è “un uomo che ha in sé la condizione divina”; perciò Gesù sceglie per se questo titolo.

In termini non dissimili, Figlio dell’uomo è chi ha raggiunto il massimo della umanizzazione e in questo egli incontra la condizione divina: egli è l’uomo Dio, ma ciò, ed è meraviglioso, non è una esclusiva di Gesù, ma una possibilità che con Gesù viene data a tutte le persone: nella creazione, il modello di uomo ha la condizione divina. Quando il figlio dell’uomo ha, al massimo grado, sviluppato, liberato, potenziato la sua umanità, quando è profondamente umano, allora incontra il divino che è in lui.

Costatazione non senza conseguenze

Quando Gesù annuncerà la sua passione, non dirà che il Sinedrio, i sommi sacerdoti, i farisei, i capi ce l’hanno con il Messia. Infatti il Messia era atteso, tutti pregavano per la sua venuta e poi, quando Gesù entra a Gerusalemme, il popolo, la folla lo esalta con la dizione “re, figlio di Davide”. Certo costoro fraintendono poiché Davide, una sorta di serial killer dei suoi tempi, con la potenza delle armi aveva inaugurato il regno di Israele. Gesù, invece, è il figlio dell’uomo cioè “colui che assomiglia al padre ed ha un comportamento simile al suo”; e dunque non è il messia atteso. Ricordiamolo ancora: Gesù a Gerusalemme tutti lo esaltano con “osanna” (“Signore, adesso salvaci”)! Ma osanna a chi? La risposta è… “al figlio di Davide!” E il rammarico è, a questo punto, che noi, ancora adesso, senza capire, ripetiamo, misticheggianti, l’espressione!

Ma ecco arrivare la delusione del popolo che non capisce: a Gerusalemme poco dopo, lo stesso popolo si accorge di avere sbagliato persona! Gesù non era chi con la violenza avrebbe inaugurato il regno, ma il figlio di Dio; non il vendicatore ma colui che si predisponeva a dare la vita. La folla osannante, 5 minuti dopo, cambia registro… e, dunque, crocifiggilo!

Precisiamo ancora: l’odio delle istituzioni che arriverà ad ammazzarlo Gesù, non è contro il messia, contro un profeta, contro un inviato di Dio: le istituzioni (e quindi tutte le istituzioni?) si pongono contro “il progetto di Dio sull’umanità”. Perché? È presto detto: per le istituzioni non è pensabile che l’uomo possa raggiungere qui e subito (in questa esistenza terrena) la condizione divina: questo… entra in collisione con gli interessi della casta sacerdotale; questo, per la casta. è un crimine che merita la morte. Solo la morte, nell’immaginario dei sacerdoti, può fermare tale loro “rovina”.

L’invenzione del peccato

E perciò l’Istituzione religiosa “inventa” il peccato, inculca nelle persone il senso di colpa con cui le fa sentire sempre indegne e, soprattutto, bisognose della mediazione sacerdotale per ottenere il perdono. L’istituzione religiosa è riuscita, con la sua ingordigia, a scavare un abisso tra Dio e gli uomini: questi, per quanto sforzi possano fare, saranno sempre indegni e sempre in colpa e mai riusciranno a raggiungere il Signore. Il monito nefasto lo troviamo nel Levitico: tutto ti rende impuro e se sei impuro non potrai venire in contatto con “la purezza”, la sfera dell’assoluta santità che è Dio. L’unico rimedio, l’unica via è la purificazione attraverso il ricorso alla religione, ai sacerdoti, al tempio. L’istituzione religiosa, attraverso un volto deformato di Dio, gestisce un capolavoro di dominio: il potere sull’uomo. Perciò come Gesù parla, è subito allarme: c’è un pazzo che va in giro a dire che ogni uomo può, per se stesso, raggiungere Dio e che il progetto di Dio sull’uomo è di fondersi con lui!

La novità di Gesù

Ecco la novità di Gesù: Dio ha tanto amato l’uomo da desiderare che l’uomo abbia la sua stessa condizione e cioè che l’uomo diventi Dio.

Il messaggio lanciato in un contesto di tempi andati, sembra voler mantenere una sorta di innocuità per l’oggi. E però il messaggio, rimuginato dall’uomo di oggi, risulta, già dalle premesse, una spinta dirompente verso lo “svegliati o tu che dormi!”

Dire che l’uomo ha la stessa condizione divina, è estremamente pericoloso. Dire che Gesù, figlio dell’uomo, è modello della persona realizzata e che tale realizzazione è possibile per tutti… questa è la fine, la bancarotta per l’istituzione religiosa.

Osserviamoli con la testa fasciata tra le mani i sacerdoti del tempio! ma come? (potremmo sentirli lamentare!) noi è secoli che siamo riusciti a convincere le persone della nostra indispensabilità, che esse non possono rivolgersi direttamente a Dio se non nostro tramite; noi diciamo che Dio è raggiungibile non in qualunque posto ma in un luogo ben preciso (il tempio) ove sono predisposti formulari appropriati (la liturgia) e, soprattuto, secondo la legge, la toràh nei minimi dettagli! E invece… “questo pazzo sobillatore (Gesù)” si permette?!

Il messaggio di Gesù rivoluzionario

Il messaggio di Gesù è davvero rivoluzionario: scompiglia tutti i giochi; è un pazzo che mette in crisi tutta l’Istituzione religiosa. Continueremo, perciò, a meravigliarci non che Gesù sia stato ammazzato ma che sia riuscito a campare tanto.

L’umanizzazione di cui parla Gesù non è riservata ai santoni ritirati in monastero o nel deserto a mangiar cavallette, ma è alla portata di tutti.

E dunque, più siamo umani e più diventiamo divini.

L’ateismo della persona religiosa

La persona religiosa, viceversa, è atea perché disumana: per la persona religiosa è più importante il “bene della dottrina” che non “il bene dell’uomo”. Ebbene dai vangeli emerge che per Gesù non c’è un valore assoluto oltre il bene dell’uomo. Quando al bene dell’uomo viene sovrapposta una dottrina, questa non può essere che satanica. Per Gesù non c’è all’orizzonte del credente un obiettivo più importante del bene dell’uomo.

Perciò Gesù non chiede pratiche straordinarie, ma si limita a chiederci di essere profondamente umani, tali, cioè, da essere attenti alle sofferenze delle persone, andare loro incontro e mettersi al loro servizio. E qui tu ti accorgi di essere in rapporto intimo con Dio. E allora perché cercare il sacerdote? E, dunque, per quei poveracci è la “cassa integrazione”! ma è anche la fine del sistema religioso. Non dovrai più portare al tempio la capra! Dovrai semplicemente perdonare per essere perdonato!

Perdonate e vi sarà perdonato, dice Gesù. E la gente gli crede. Ma di là del tempio, gli fa eco il sacerdote: bisogna ammazzarlo costui, se no, oggi, si mangia meno! Gesù risponde con la sua sapienza: desacralizza tutto ciò che è ritenuto sacro e, al suo posto, sacralizza l’uomo, immagine del Padre.

Quando Gesù tornerà nella gloria

Il tragitto fin qui svolto ci riporta all’inizio. Quell’uomo ammazzato, crocefisso per indicarlo come maledetto da Dio, quell’uomo tornerà nella gloria (espressione della condizione divina) “e tutti gli inviati con lui”. Chi sono questi inviati? Di solito con inviati o messaggeri si indicano gli angeli, ma questa volta questi inviati non sono necessariamente esseri spirituali: gli inviati che compaiono al fianco del figlio dell’uomo sono quegli stessi (quanti) che lo hanno accolto, quanti hanno accettato il suo messaggio e attraverso la sequela di Gesù si sono fatti “inviati del Signore”, cioè manifestazione visibile di un Dio invisibile: la gente Dio non lo vede; la gente non potrà credere che Dio è misericordia se non la vede manifestarsi in noi la misericordia e così per la Provvidenza. E dunque, gli angeli che compaiono con il Figlio dell’uomo sono “gli inviati del Signore”. Essi sono quelli che hanno accolto il suo messaggio e che con lui e come lui hanno orientato la propria vita per il bene degli altri. E allora Egli siederà sul trono!



Martedì, 08 gennaio 2008