No guerra - No Dal Molin
Un documento serio, chiaro, propositivo

di Enrico Peyretti

A proposito delle proposte su base Usa Vicenza di Giovanni Scotto e Bernardo Venturi


Anche a me questo testo di Giovanni Scotto (clicca qui per leggere l’articolo) sembra un documento serio, chiaro, propositivo; una posizione da valorizzare, tanto più dopo la pessima ostinata risposta di Prodi ieri a Trento sulla base di Vicenza.
Prodi deve sapere che tutta una parte del suo elettorato, molto consapevole, ha votato l’Unione dicendo "sì, ma...", perché considera che la pace positiva è la chiave di volta di tutta la politica, anche interna, anche economica, ed è la realizzazione dei diritti umani, ma non è questa la chiave di volta dell’Unione: la politica è qualcosa di più dell’economia;
deve ricordarsi che tanti dei suoi elettori hanno vinto la tentazione dell’astensione, grazie unicamente al pericolo totale della destra;
deve riconoscere che gran parte dei pacifisti dei movimenti nonviolenti gandhiani capitiniani e religiosi, in Italia, ha avuto lunga faticosa responsabile pazienza con la politica del governo in Afghanistan e in genere nelle alleanze militari, a costo di apparire traditori della pace; e che la prosecuzione immutata, e la politica di riarmo italiano spropositato e strutturalmente non difensivo ma minaccioso, hanno esaurito questa pazienza;
deve sapere che è una provocazione l’ostinazione nel regalare agli Usa l’ampliamento della base di Vicenza, base che Cossiga in Senato ha confessato essere destinata alla strategia nucleare: "Nella base militare di Vicenza sarà riunificato il 173° reggimento di attacco ’Airborne’, strumento del piano di dissuasione e di ritorsione nucleare denominato ’punta di diamante’ " (Francesco Cossiga, discorso in Senato, 28 febbraio 2007).
Ora Bush, macchiato dal sangue delle molte migliaia di vittime delle sue guerre ingiustificabili, viene in Europa a piantare con arroganza le bandierine dei suoi piani missilistici che riaprono tutti i pericoli della guerra fredda, e viene a Roma accolto dalla protesta della base, che per essere giusta dovrà isolare le provocazioni e dimostrarsi nonviolenta, ma accolto - temiamo - non da altrettanta dignità e franchezza dei vertici.
In un tale momento, ogni parola e gesto di sudditanza del governo, da una parte provoca le frange irresponsabili e ingiustificabili ancora disponibili alla violenza brigatista, dall’altra parte si aliena ancor più le componenti più coscienti e mature della cittadinanza attiva, necessarie a una maggioranza democratica di governo, le quali attendono dalla politica scelte e volontà di giustizia e di pace.
La società è più viva e più intelligente e inventiva della politica, spesso inceppata da vincoli interni ed esterni e da immediatezze che prevalgono sulla riflessione. Ma una politica più responsabile dovrebbe avere uno sguardo più ampio e sapere ricevere, nel rispetto delle rispettive funzioni, meditati apporti utili.
I cittadini attivi e propositivi riconoscono che ci sono vincoli visibili e invisibili, e condizionamenti e ricatti oscuri, ma sanno che un orientamento più chiaro sui valori avrebbe l’appoggio popolare più sano, generoso e dsinteressato.
Oggi molti di noi si trovano pericolosamente senza rappresentanza politica: la destra è moralmente indecente, avversaria di tutto ciò che è giusto; la sinistra è incerta e deludente; si forma il grande centro del barcamenarsi e del compromesso amministrativo con le ingiustizie strutturali e le egemonie violente.
L’unica possibilità di azione civile sembra restare l’educazione e la cultura, senza rassegnazione, sperando attivamente dove non si vede speranza.


Enrico Peyretti



Lunedì, 04 giugno 2007