Editoriale
I noviolenti e la guerra

di Giovanni Sarubbi

L’amico Enrico Peyretti di Torino ha scritto su alcune mailing list del movimento pacifista le seguenti note in relazione all’articolo di Peppe Sini sul numero de La Nonviolenza è in cammino di oggi che abbiamo riportato anche noi fra i nostri editoriali (Clicca qui per leggere l’articolo).
Ecco il testo di Enrico Peyretti:

Nessun nonviolento ha "appoggiato" la guerra

Carissimo Peppe Sini,
scrivi di nuovo oggi 4 novembre che "pacifisti e pretesi nonviolenti, quando i loro amici
sono stati al governo, hanno appoggiato la guerra".
Io devo testimoniare quanto mi risulta verità: non conosco nessun pacifista e nonviolento
che abbia "appoggiato la guerra".
Chi ha "sopportato", soffrendo e protestando, e proponendo vie concrete per uscirne, la
guerra in Afghanistan proseguita dal governo Prodi, senza lavorare per far cadere quel
governo - sapendo che sarebbe venuto il governo Berlusconi, assai peggiore non solo per la
pace ma addirittura per la Costituzione e la legalità fondamentale - non ha "appoggiato la
guerra".
Dire questo non è verità e non contribuisce alla nostra comune, paziente, concreta azione
per il superamento storico della guerra, che non può avvenire unicamente con la giustissima
dichiarazione di principio, che condividiamo.
In amicizia, Enrico Peyretti (del Mir e MN), Torino


Ho risposto all’amico Peyretti con le seguenti note:

Non riesco a capire perché l’amico Enrico Peyretti si ostini a difendere una politica, quella seguita dalla cosiddetta sinistra Arcobaleno nei due anni dell’ultimo governo Prodi, quando da quella politica è venuto tutto il male possibile al popolo italiano e al mondo intero.
Credo che uno studioso della Bibbia come lui conosca quella parte del Vangelo dove Gesù per indicare i falsi profeti fa riferimento ai frutti che la loro parola e la loro azione produce. Ebbene i frutti prodotti da chi, come dice Peyretti, ha “"sopportato", soffrendo e protestando, e proponendo vie concrete per uscirne, la guerra in Afghanistan”, sono stati dei frutti avvelenati ed è del tutto normale etichettare coloro che li hanno prodotti come “falsi profeti”. E dove c’è falsità non c’è “verità”, c’è poco da fare caro Enrico.
Di fronte alla catastrofe provocata da una politica come quella seguita dalla cosiddetta sinistra Arcobaleno, dal PD e da tutte le altre forze del centrosinistra, c’è solo da tacere, ha ragione Peppe Sini. C’è da prendere atto del proprio fallimento politico, della propria pochezza di analisi della situazione e della propria incapacità a produrre una politica non dico a favore di quella che una volta si chiamava “classe operaia” ma neppure timidamente progressista, che in qualche modo riesca a mettere nell’angolo le forze più retrive e reazionarie del capitalismo che oggi invece sono al governo del nostro paese.
Di questo si tratta e non di sapere se questo o quel dirigente politico sia stato o meno in buona fede o disquisire astrattamente su quale sia la “verità” senza partire dai risultati che si sono ottenuti.
Se un gruppo dirigente è stato in buona fede perché c’è tanta difficoltà a prendere atto che le politiche portate avanti per due anni sono state fallimentari? La buona fede delle persone si misura dalla loro capacità di prendere atto degli errori e dei frutti malefici che la politica che si è personalmente interpretata ha prodotto. Tutto il resto è sterile polemica che non aiuta minimamente i cittadini del nostro paese e l’intera umanità a venire fuori dalla situazione drammatica nella quale ci troviamo che è responsabilità comune, anche se a diversi livelli, dei cosiddetti gruppi dirigenti dei partiti di sinistra ma anche di tutti i cittadini.
Giovanni Sarubbi
Direttore www.ildialogo.org




Martedì, 04 novembre 2008