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www.ildialogo.org Buona Scuola: l’autonomia delle scuole non è la dittatura dei Presidi,di Renata Rusca Zargar

Buona Scuola: l’autonomia delle scuole non è la dittatura dei Presidi

di Renata Rusca Zargar

Nei miei due precedenti articoli sulla Buona Scuola (I docenti e la paura della meritocrazia, http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1436629834.htm,11 luglio; Precari e gender: altri scogli della Buona Scuola, http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1439912705.htm, 18 agosto), non avevo messo in evidenza le questioni riferite all’autonomia, rimandandole a un intervento successivo. Intanto, come si può leggere sul sito del Ministero dell’Istruzione, “Dal 2000 le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa.” Il che significa che l’autonomia non è una novità. La Buona Scuola la rafforza, prevedendo, tra l’altro, che il POF (Piano dell’Offerta Formativa) sia triennale, invece che annuale, per meglio programmare la gestione e i progetti. In ogni caso, il POF è definito dal collegio docenti, approvato dal consiglio d’istituto, e, infine, verificato dall’Ufficio scolastico regionale in termini di compatibilità economico-finanziaria. Non si prevede, dunque, una dittatura del Preside ma, direi io finalmente, gli viene data più autorità. A chi è insegnante, come io sono stata, sarà capitato certamente di vedere il/la Preside, qualche volta, completamente impotente davanti a insegnanti che non si comportavano bene e a tante altre problematiche. Che dirigente era se non poteva prendere provvedimenti? Ricordo –e non è purtroppo una barzelletta- un’insegnante alla quale gli alunni facevano di tutto, persino avevano messo un manichino con il casco in testa che spacciavano per alunno chiedendo che fosse interrogato. Evidentemente, ella non era in grado di gestire la disciplina ma l’unica cosa che poteva fare il dirigente era cambiarla ogni anno di classe, in modo che le classi perdessero, a turno, solo un anno di studio della disciplina. Comunque, anche se ora sarà “responsabilità del dirigente scolastico gestire l'organico dell'autonomia proponendo incarichi di insegnamento, di progettazione, di coordinamento e organizzativi, ai docenti”, cioè se i presidi potranno pure scegliere alcuni insegnanti, sarà sempre in base al Concorso pubblico nazionale e non a elenchi personali di amici e conoscenti!

Penso che moltissimi abbiano apprezzato, invece, che, oltre alle questioni inerenti l’orario, le scuole saranno aperte al pomeriggio, dovranno implementare le attività sia di sostegno che di potenziamento, le compresenze, e soprattutto, dovranno ridurre il numero di alunni per classe. Ultimamente, data la numerosità degli alunni, era davvero difficile, non solo tenere la disciplina ma garantire adeguate prove di valutazione.

Persino in estate, le scuole promuoveranno «attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive».

Così il/la Preside si giocheranno davvero la qualità della loro scuola mettendo in atto quanto richiesto. La capacità dirigenziale sarà visibile nei fatti e non nelle parole, anche perché essi saranno controllati e valutati dagli ispettori.

È chiaro, con queste misure, che la lotta alla dispersione scolastica, una delle piaghe del nostro paese, sarà molto più efficace. Ma diventano effettive la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, l’educazione alla parità di genere, la definizione di un sistema di orientamento, il perfezionamento dell’italiano per studenti stranieri.

Sembra poco, dopo aver tanto lottato per queste cose?

Un altro punto che ha generato opposizione contro la riforma, è quello degli eventuali finanziamenti esterni. Durante gli ultimi esami di stato, ho incontrato un docente dell’Istituto Professionale Ottici e Odontotecnici Gaslini di Genova che mi ha spiegato, ad esempio, che, nel loro percorso di laboratorio, gli studenti approntano occhiali e protesi per i carcerati. Tutto questo con il pochissimo denaro che avevano le scuole. Per questo, mi diceva, con qualche finanziamento privato, si sarebbe potuto fare molto di più, nell’interesse degli allievi, prima di tutto, e della società.

Alle volte, quando si propone qualcosa in Italia, non bisogna subito pensare che siamo marci e corrotti e che, quindi, non si deve fare nulla. È meglio provare ad andare avanti, ad ammodernarsi, a vivere, ed, eventualmente controllare e sanzionare seriamente chi sbaglia.

Anche il potenziamento del’alternanza scuola-lavoro è stato contestato. Ora pare, infatti, che tutti siano contrari ma, per anni, si è lamentata la distanza della scuola italiana dal mondo del lavoro e dall’opportunità di far fare esperienza ai giovani.

Penso che oggi tutti dovrebbero aver capito, dopo sette anni di crisi economica, che, senza lavoro, non c’è dignità della persona né vita indipendente. Se la scuola perde l’occasione di fare da tramite per l’inserimento dei giovani nel lavoro, il nostro paese sarà finito. Ho sentito lamentare, nelle proteste, che le aziende avranno lavoratori gratis da sfruttare. È il ragionamento di prima: se, per paura, non facciamo nulla, rimaniamo a casa a morire di fame! Per quel che mi riguarda, ho visto -sempre agli esami di stato- che parecchi ragazzi che avevano fatto lo stage in azienda, sarebbero stati assunti subito dopo la conclusione del percorso scolastico. Evidentemente, più che temere di essere sfruttati, si erano dati da fare ed erano stati premiati.

Per ultimo, ho lasciato la bellissima notizia (per gli amanti della cultura) del bonus di 500 euro annuali per gli insegnanti ad uso aggiornamento, formazione, acquisto di libri, materiale informatico, ecc. So che molti insegnanti considerano l’aggiornamento un’inutile perdita di tempo. Alla mia prima supplenza, un’insegnante, moltissimi anni fa, mi aveva spiegato che erano i giovani a doversi aggiornare, lei, invece, aveva molti anni di docenza e non ne aveva bisogno! Ho visto folle di “aggiornandi” solo una volta, quando era stato detto –subito ritrattato- che era obbligatorio l’aggiornamento per la progressione di carriera. Ora si potrà farlo perché è necessario –come prima- ma senza pagare di tasca.

Mi dispiace, dico la verità, di non poter partecipare anch’io a tutti questi cambiamenti!

Renata Rusca Zargar

 

 



Sabato 17 Ottobre,2015 Ore: 19:08
 
 
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