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www.ildialogo.org VIAGGIATORE VIRTUALE PER SANTIAGO,di Martino Pirone

VIAGGIATORE VIRTUALE PER SANTIAGO

di Martino Pirone

Spesso approfitto dei viaggi e dei percorsi che compiono turisti e viaggiatori, a piedi o con i vari mezzi di locomozione, per visitare virtualmente anch’io le località che essi raggiungono e descrivono nei loro resoconti e diari di viaggio. Così anche questa volta ho voluto “scroccare” le tappe del viaggio che il Direttore de “Il dialogo” sta compiendo per raggiungere la sua Santiago. ildialogo.org .

Questo viaggio mi da la possibilità di ricordare e rivedere luoghi che ho percorso e battuto negli anni cinquanta del secolo scorso. Una sensazione bellissima che appaga lo spirito e la memoria. E’ piacevole leggere la descrizione che il dr Sarubbi fa di ciascuna tappa. Egli, oltre a fornire qualche indicazione topografica del suo percorso descrive magistralmente: lo stato d’animo del viandante rispetto alla natura che lo circonda, gli innumerevoli riferimenti alla politica, alla storia, alle religioni, agli errori e agli orrori commessi dall’umanità. Pagine da leggere e meditare con attenzione.

Immagino che il percorso della prima tappa abbia avuto inizio partendo dalla Via Nazionale (S.S. 7 bis) di Monteforte e sia proseguito prendendo la Via delle Breccelle (Strada Provinciale per Forino). Dopo circa tre chilometri di questa strada asfaltata e in salita si raggiunge la località “due castagni” dove, da alcuni anni, il Comune ha creato una enorme pattumiera maleodorante. Una volta questo luogo era un sito ameno dove i viandanti al culmine della salita sostavano per riprendere fiato e per ammirare la vista sul Monte Partenio (Montevergine) e la sottostante valle con l’abitato di Monteforte. Il conferimento indifferenziato di rifiuti ha causato la formazione e lo stanziamento di una colonia di cani e gatti che si alimentano rovistando tra l’immondizia. Un brutto biglietto da visita per un Comune della Verde Irpinia. Da questa località inizia la forte discesa verso Petruro, Forino, Moschiano ed altri paesi.

La descrizione dei percorsi delle tappe quarta e quinta mi fa ricordare il pellegrinaggio al Santuario di Montevergine che organizzò mia madre a metà degli anni cinquanta, cui partecipai anch’io. In comitiva, composta da una ventina di persone e l’ausilio di un asino per il trasporto delle vettovaglie, verso le tre di notte ci incamminammo in direzione di Mercogliano, dove ebbe inizio l’ascesa della Montagna. Percorrendo un sentiero pedonale molto accidentato ed in forte salita che si interseca più volte con la strada asfaltata raggiungemmo il Santuario (1270 slm) verso le ore nove. Dopo aver ascoltato la S. Messa, visitato il Santuario e aver consumato le nostre vivande, nel primo pomeriggio ci incamminammo verso “il Campo di Montevergine” (ca. 1450 slm). Si tratta di un ampio tappeto verde, una valle quasi pianeggiante circondata da una fitta vegetazione, un bellissimo posto per riposare o per giocare a pallone per chi se la sentiva. Dopo qualche ora ci accingemmo a prendere la strada per il rientro scendendo la montagna dal lato opposto da quello che eravamo saliti. Raggiungemmo Monteforte a tarda sera in località Vetriera, nel punto da dove il dr Sarubbi ha iniziato la quarta tappa. Una lunga, faticosa scarpinata che non si dimentica nemmeno dopo tanti decenni.

Un altro bellissimo ricordo mi sovviene leggendo il percorso della settima tappa del viaggio intrapreso dal dr Sarubbi. Nell’estate del 1953 o 54 ebbi l’opportunità di ammirare le bellezze paesaggistiche e panoramiche della Valle del Conte e del Monte Pizzone (1109 slm) grazie ad un mio amico d’infanzia che a volte seguiva suo padre, Guardia Campestre, nei suoi giri di perlustrazione dei boschi Comunali in montagna. Ricordo che la strada, tutta sterrata, si percorreva solo a piedi, era in forte pendenza ma in discrete condizioni. Mentre in tempi recenti, tre anni fa, grazie ad un amico, caposquadra degli operai forestali, che con la sua Panda 4x4 mi portò a rivedere la Valle del Conte e notai che la strada, pur avendo un tratto in asfalto, era molto più dissestata di una volta. Ancora più sconnesso, quasi da brivido, un tratto della strada di ritorno dove la piccola fuoristrada fece miracoli. Oltre alla delusione che provai per le pessime condizioni della strada potei constatare che l’aspetto della Valle del Conte era completamente cambiato. Ricordavo una vasta prateria verde senza alberi, se non ad un margine della valle, mentre sul lato opposto il prato continuava a salire per oltre 100 metri di dislivello sino alla sommità del Monte Pizzone da dove si poteva ammirare un panorama mozzafiato che arrivava sino al golfo di Napoli. Ora la Valle del Conte è una fitta pineta, un luogo ameno, piacevole per godere la sua frescura, ma non ha più il fascino dell’ampiezza, l’originalità e la visione di un pezzo di prateria del far-west americano.

Martino Pirone


Una foto che ritrae parte della nostra comitiva in pellegrinaggio a Montevergine negli anni '50.



Giovedì 27 Giugno,2013 Ore: 13:17
 
 
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