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www.ildialogo.org Ai miei studenti disoccupati,di Mauro Matteucci

Lettera
Ai miei studenti disoccupati

di Mauro Matteucci

   Ciao Giovanni,
            la tua lettera mi ha sia commosso sia indignato, non certo per il contenuto che condivido pienamente, ma per il tempo presente che viviamo. Mi ha fatto ricordare una lettera che  anni fa - poco prima di andare in pensione - inviai alla Nazione perché la pubblicasse integralmente: cosa che fece in cronaca locale di Pistoia il 3/5/2005. Sono appunto passati 11 anni e sembrano da una parte anni luce, dall'altra solo pochi giorni, dato che le situazioni denunciate permangono, anzi si sono ancor più aggravate. Infatti l'occasione mi era stata data dai miei ex-studenti che, venendomi a trovare dopo il diploma, mi raccontavano episodi allucinanti di sfruttamento. Presi carta e penna e buttai giù la lettera che sono riuscito a ritrovare e che ti invio. Una considerazione amara: letto l'articolo, mi telefonarono e mi ringraziarono moltissimi studenti e genitori che spesso non conoscevo neppure, ma nemmeno un politico, un amministratore, un sindacalista - vivo in una regione "rossa" - mi cercò, magari anche per esprimere il suo dissenso! Avevano altro a cui pensare: alle loro carriere!  Di nuovo ti ringrazio di cuore come padre e come educatore. Continuiamo a far sentire le nostre voci! Con amicizia
Mauro
Ai miei studenti disoccupati
Miei carissimi ex-studenti, come vostro insegnante ed educatore, sento il bisogno di scrivervi in un momento per voi difficile e delicato. Come molti giovani, dopo aver conseguito il diploma – e magari la laurea – anche voi siete nella “società dei senza”: vi trovate tutte le porte sbarrate per entrare nel tanto sospirato mondo del lavoro e siete fatalmente destinati, perdurando l’attuale stato di cose, a ingrossare la massa degli “invendibili”.
Per anni ho cercato di infondervi speranza, orgoglio, ma tutto sembra oggi vanificato da una realtà ogni giorno più spietata. So, infatti, che i lavori che vi sono offerti sono spesso dequalificati se non addirittura umilianti, retribuiti con stipendi che raramente superano i 300-400 euro, e che quindi non offrono la minima prospettiva per un progetto di vita: dal formare una famiglia all’acquisto di un’abitazione, per non parlare dell’impossibilità di avere domani una pensione! Sembrate una generazione sull’orlo dell’abisso, mentre diventa ormai normale la condizione di “precariato strutturale” cui sembrate condannati: forse è questa la forma che lo schiavismo assume nel XXI secolo.
Per non parlare poi, dei tanti, lunghissimi corsi di formazione – con attestati inutili che si accumulano nei vostri curricoli – buoni soprattutto per garantire laute entrate agli organizzatori, non certo per dare qualche speranza di occupazione a chi li frequenta; oppure vi si richiede un’esperienza di lavoro, senza che vi venga data la possibilità di farvela!
I politici, soprattutto vicino alle elezioni, brandiscono la disoccupazione come ennesima arma di propaganda elettorale o per vantarne la diminuzione (magari grazie ai lavori interinali, che durano spesso poche settimane!) o per piangere lacrime di coccodrillo senza uno straccio di proposta concreta.
Ma l’articolo quattro della Costituzione che abbiamo studiato insieme, con il quale lo Stato riconosce e garantisce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto … è stato abolito o esiste ancora? Purtroppo devo dirvi con amarezza che, nel silenzio più assordante, tanti diritti nella pratica quotidiana sono negati, mentre il legame sociale, sul quale i padri costituenti avevano basato la carta fondante della Repubblica, è stato spesso infranto nell’indifferenza più totale.
Pensavo di avervi preparato a vivere in un altro mondo. Eppure non me la sento di esortarvi a prendere una tessera di partito o a cercare la raccomandazione più adatta: dovete continuare a credere in voi stessi e nei valori più profondi della cultura, ad essere orgogliosi di quanto avete imparato e di quel che sapete fare, a lottare solidali ‘rompendo le scatole’ ai politici, agli enti,agli imprenditori. Il lavoro è un vostro sacrosanto diritto! Personalmente sto con voi, mi sento dalla vostra parte come educatore e come padre.
Invito gli insegnanti, i genitori, gli amministratori a far sentire la loro voce su questa che deve diventare una delle priorità fondamentali: quale futuro ci può essere per una società che ha distrutto la speranza nei propri giovani?
Mauro Matteucci
Docente dell’Istituto d’Arte “Petrocchi” di Pistoia



Lunedì 23 Maggio,2016 Ore: 22:39
 
 
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