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www.ildialogo.org Non arrendetevi,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Non arrendetevi

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi Cari ragazzi oggi voglio chiedervi perdono. Sono fra quelli che nel lontano 1996 ha creduto al progetto che allora si chiamava dell’Ulivo, che si incarnò nel primo governo Prodi. Speravo, e con me milioni di altre persone, che con quel governo riuscissimo a bloccare l’avanzata della destra che era impetuosa.
Non fu così perché quel governo, contraddicendo gli impegni elettorali presi, assunse provvedimenti che andavano contro il mondo del lavoro e i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. Fu quel governo che approvò il pacchetto Treu che introdusse il precariato; fu quel governo che istituì i primi campi di concentramento per i migranti e che non si oppose alla diffusione del razzismo; fu quel governo che varò le leggi che modificarono la pubblica amministrazione, costruendo la figura del sindaco-podestà che da allora infetta la vita politica italiana e che ha portato al dissesto praticamente tutte le amministrazioni comunali d’Italia. Sindaci-podestà che sono diventati il fulcro della corruzione che devasta tutta la politica e la nostra società.
Voglio chiedervi scusa per me e per quanti come me non capirono subito che ciò che restava del vecchio PCI, trasformatosi in PDS, aveva tradito qualsiasi anche pur minimo principio socialista e si era venduto l’anima e il corpo a quella categorie di persone, che il vecchio Marx chiamava capitalisti, unicamente interessati al massimo profitto per se stessi e alla fame e alla miseria per tutto il resto della popolazione. Quei capitalisti che, pensando solo ai propri profitti, proprio in quegli anni hanno cominciato a scaricare i veleni delle industrie del nord in Campania o nei paesi del sud del mondo, come la Somalia, disinteressandosi se in tal modo migliaia di bambini non sarebbero mai nati o, se nati, sarebbero morti per gravi malattie.
Tutto ciò che di peggiorativo vi è stato successivamente per il mondo del lavoro e per il welfare (sanità, trasporti, servizi sociali, scuola) è nato in quel governo e in quella legislatura. Anche la questione della guerra e lo stravolgimento dell’art. 11 della Costituzione è stato realizzato dai governi di quella legislatura. Fu anzi un governo guidato da un ex comunista, quello di D’Alema, che portò l’Italia in guerra in Kossovo e in quel governo c’erano persino ministri che si dichiaravano ancora comunisti.
Vi chiedo perdono. Siamo noi, quelli della generazione del ‘68-’69, che siamo stati incapaci di capire cosa ci stesse capitando sotto gli occhi. Siamo noi che non abbiamo saputo sviluppare quei movimenti di massa che soli possono incidere sulla vita sociale e politica di un paese. Siamo noi che abbiamo perso il principio della difesa dei diritti umani di tutti e che spesso ci siamo ritirati nel privato sotto il peso delle sconfitte.
Ognuno di noi era prigioniero dei propri partiti o partitini di appartenenza, ognuno dei quali prigioniero delle proprie liturgie e delle proprie teologie, con capi e capetti che si tenevano insieme sulle base di bugie via via crescenti, ognuno interessato a difendere il proprio piccolo potere. Abbiamo costruito un mondo di falsità e non ci siamo opposti alla TV spazzatura, alla distruzione della cultura, alla distruzione della scuola, facendo trionfare l’edonismo più sfrenato. È colpa nostra se oggi il 70% della popolazione italiana è analfabeta, e non legge più e non conosce più la propria storia.
I capi dei partiti di sinistra, che hanno tradito i loro ideali, hanno certo dato un colpo mortale a qualsiasi movimento di massa, hanno diviso e frastagliato i poveri e i disperati, hanno impedito che essi potessero sviluppare fra loro quella solidarietà che è necessaria per impedire che piccoli gruppi di potere distruggessero diritti e speranze, riducendo la vita ad un mercimonio.
E così stiamo rivivendo ciò che i nostri nonni hanno vissuto. Stiamo rivivendo l’odio razziale, quello contro i rom, i migranti, i musulmani, come ieri i nostri nonni hanno vissuto l’antisemitismo. E siamo di nuovo in una guerra mondiale che rende la nostra vita precaria e toglie a voi giovani la speranza in un futuro degno di essere vissuto.
E vi licenziano a piacimento come facevano nel 1800, con gli stessi metodi, la stessa crudeltà, lo stesso disprezzo per la vostra vita. E vi fanno fare turni di lavoro massacranti contro i quali noi stessi negli anni 50 e sessanta abbiamo combattuto. E le donne incinta vengono licenziate, stracciando una legge degli anni sessanta ottenuta dal movimento sindacale. E hanno la spudoratezza di continuare a parlare di diritti delle donne. E sono arrivati a vendervi il licenziamento come se fosse lavoro. E le migliaia di vittime, operai, impiegati, sindacalisti che sono state uccise durante quelle lotte o che sono state perseguitate per il loro impegno, sono state uccise una seconda volta e il loro sacrificio è stato cancellato dalla vostra coscienza, come se non fossero mai esistiti.
Vi chiedo perdono. Sono anche io responsabile di tutto questo, e ora che sono nella fase della vita nella quale ci si avvicina al proprio ultimo giorno, è grande il dolore che mi lacera il cuore e forte è il grido di disperazione di cui voglio farmi interprete, per quanti oggi subiscono le ingiustizie di un governo bugiardo, di un governo che uccide le speranze dei poveri e dei giovani che chiedono solo quel diritto al lavoro sancito nella nostra Costituzione che è stata scritta con il sangue dei partigiani, morti per liberarci dal nazismo e dal fascismo.
E il gridare il mio dolore e il chiedervi perdono è l’unica cosa che posso fare oggi per incitarvi a reagire al vostro sfruttamento. Giovani organizzatevi insieme agli altri giovani che come voi subiscono lo sfruttamento selvaggio del lavoro a cui voi siete sottoposti.
Chi toglie la speranza ai giovani è un assassino.
Chi offre loro come unico lavoro il mestiere della armi, è un assassino.
Chi fa entrare l’esercito nelle scuole a propagandare il mestiere delle armi, ripercorrendo la stessa strada del regime fascista, è un assassino. Non c’è speranza né vita nel mestiere delle armi.
Chi è arrivato a stravolgere i principi cooperativistici della solidarietà e del rispetto dei diritti umani di chi lavora, è un assassino e sta uccidendo nuovamente tutti i martiri del movimento cooperativo.
È un assassino sia della speranza dei giovani sia di tutte quelle popolazioni che muoiono sotto le bombe fabbricate in Italia, o per mano delle armi sempre in Italia fabbricate.
Chi vende armi è un assassino, così come assassino e quel governo che dirotta verso le industrie delle armi quasi tutte le risorse finalizzate allo sviluppo economico, invece di destinarle agli ospedali, alle scuole, ai trasporti, alla crescita culturale e alla salvaguardia dell’ambiente.
Vi chiedo perdono e spero che voi non commettiate gli stessi nostri errori e che, soprattutto, vi risolleviate e facciate quello che la mia generazione ha fatto nel ‘68-’69 e che poi non ha saputo mantenere.
Guardatevi dalla corruzione. Tenete al vostro buon nome. Non dimenticate mai la solidarietà con chi vive la vostra stessa condizione sociale. C'è chi sfrutta e chi è sfruttato e voi rifiutate lo sfruttamento.
Chi si arrende è schiavo delle sue paure. E voi non arrendetevi, il futuro è nelle vostre mani.
Giovanni Sarubbi



Domenica 22 Maggio,2016 Ore: 18:02
 
 
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