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www.ildialogo.org Un islam plurale che sfugge agli ingabbiamenti,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Un islam plurale che sfugge agli ingabbiamenti

di Giovanni Sarubbi

L'id al-fitr a Napoli, una esperienza su cui riflettere.


Vorrei raccontare oggi, per i miei quattro lettori, l’esperienza che ho fatto nei giorni scorsi a Napoli in occasione della festa dell’ id al-fitr ("festa della interruzione [del digiuno]") per la fine del Ramadan.
Quest’anno a Napoli, ma ciò è successo in molte parti d’Italia, questa festa si è divisa in due giorni, il cinque e il sei luglio. Non c’è stata quest'anno una indicazione univoca sull’inizio e sulla fine del mese di Ramadan. Una parte dei musulmani italiani ha seguito la fatwa (decisione giuridica) del Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca[1] riguardante la determinazione dell'inizio del mese di Ramadan, che ha basato la sua determinazione su calcoli astronomici; un’altra ha seguito le indicazioni della Grande Moschea di Roma, che ha optato per la scuola che basa la decisione sull’inizio e sulla fine del mese di Ramadan sull’avvistamento visivo della Luna. Si tratta di due scuole giuridiche entrambe valide e accettate in ambito islamico che hanno portato alla determinazione di due date di inizio e fine diverse, con un giorno di sfalsamento. E così il giorno cinque luglio hanno festeggiato i seguaci della prima scuola (che in Italia ha fatto capo all’UCOII) e il giorno sei gli altri.
Io personalmente ho partecipato ad entrambe le iniziative di Napoli: quella del cinque luglio nella centralissima Piazza Garibaldi, organizzata dalla Moschea di Corso Arnaldo Lucci, la prima organizzazione islamica costituitasi a Napoli; il giorno sei ho partecipato alla festa della Moschea di Piazza Mercato che si è tenuta nella omonima piazza. Ad entrambe ha partecipato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Solo a quella di piazza Mercato ha partecipato il delegato del Vescovo di Napoli, che ha portato il saluto della chiesa cattolica. Si è trattato di cerimonie semplici, accolte senza paura e discriminazioni da una città che convive da secoli con l’islam e la sua cultura, di cui ci sono segni visibili dappertutto. Nessuno si è preoccupato o ha avuto paura delle invocazioni Allahu Akbar ripetute più e più volte dai musulmani presenti.
Ma il giorno sei c’è stata una sorpresa. Quando sono arrivato a Piazza Mercato incontro il delegato del Vescovo di Napoli. Mi dice che a Piazza Garibaldi era in corso un’altra festa di id al-fitr e che la piazza era completamente piena. “Quì – mi ha detto indicando i musulmani seduti sui loro tappeti – c’è la decima parte delle persone che sono in questo momento a piazza Garibaldi”. Due piazza distante tra loro meno di un km piene di musulmani.
Non ho purtroppo le foto di ciò che c’era a Piazza Garibaldi perché quando sono poi arrivato lì, dopo la fine della cerimonia in Piazza Mercato, l’iniziativa era finita. Si vedevano ancora solo i tappeti per la preghiera stesi che ricoprivano praticamente tutta la piazza, e già così era un colpo d’occhio impressionante. C’era però ancora una moltitudine di persone che si scambiava saluti e che chiacchierava davanti ai molti bar.
Ho potuto così appurare che la terza festa di id al-fitr di Napoli era stata organizzata da una associazione Pachistana che aveva la sua sede proprio in una delle traverse di Piazza Garibaldi. Una associazione, ci ha detto poi l’imam con cui siamo riusciti a parlare, che conta oltre 2000 iscritti.
Il giorno prima, quando nella stessa piazza c’erano quelli della Moschea di Corso Arnaldo Lucci, nessuno di questa moschea pakistana si è fatto vedere o ha portato i suoi saluti. Lo stesso ha fatto la moschea di Piazza Mercato e lo stesso ha fatto la moschea di Corso Arnaldo Lucci il giorno sei. Musulmani ma divisi anche nel giorno di festa più importante.
Ciò che è accaduto a Napoli il 5 e 6 luglio scorso mi porta a fare alcune considerazioni.
Islam italiano: una realtà composita
Innanzitutto la realtà musulmana del nostro paese va molto al di la di ciò che ufficialmente appare e sfugge in genere a tutti i tentativi di assimilazione o di organizzazione in organismi già esistenti. Nella realtà di Napoli il 6 luglio è venuta fuori questa Moschea Pakistana di cui nulla si sapeva. La conoscevano evidentemente gli abitanti della zona o le forze dell’ordine che forse non conoscevano la loro consistenza numerica che supera di gran lunga quella delle due realtà più antiche messe insieme esistenti a Napoli. Ma, da ciò che ci hanno detto, esistono altre realtà simili, perlomeno altre 5-6 moschee autonome, di cui nessuno sa nulla. Esiste una realtà plurale e numerosa che non è ancora visibile.
Questo è oramai un dato di fatto che è legato ai fenomeni migratori, che concentrano casualmente in determinati luoghi persone provenienti da determinati paesi che tendono ad organizzarsi su base etnica, conservando i propri costumi, le proprie tradizioni e la propria specificità religiosa. Così come il cristianesimo si è incarnato in ogni specifica realtà nazionale, così ha fatto l’islam. È un fenomeno legato alle migrazioni e che riguarda anche altre religioni come l’ortodossia o i gruppi protestanti cristiani provenienti dall’Africa, che hanno costituito in Italia decine di chiese organizzate su base etnica.
Ma questa realtà è anche legata al fatto che l’islam, per lo meno quello maggioritario sunnita, non ha un clero e non ha una organizzazione verticale paragonabile a quella delle chiese cristiane. E anche fra le chiese cristiane esistono congregazioni che non hanno alcuna organizzazione verticale.
Un problema ecumenico
In secondo luogo vine fuori un problema di “ecumenismo” anche nell’ambito delle organizzazioni islamiche italiana di scuola Sunnita.
I cristiani, come è noto, sono stati maestri nel corso della loro storia, nel dividersi in mille modi possibili sulle questioni più impensate. Ogni concilio, dal primo di Nicea del 325 d.c., è stato un momento di separazione e condanna di pezzi di cristianità che dicevano e praticavano idee considerate di volta in volta eretiche. I Concili non sono stati momenti di unità ma di separazione, e anche di lotte violente e sanguinarie, spesso legati a questioni economiche quando determinate dottrine mettevano in discussione il potere imperiale o il sistema sociale schiavistico e poi feudale. I cristiani potrebbero a ragione aprire una cattedra mondiale su come dividere una capello in mille pezzi. Ogni testo di teologia, dopo Tommaso D'Acquino,  potrebbe essere utilizzato utilmente a tale scopo.
Ciò che è successo a Napoli mostra che una tendenza alla divisione, simile a quella esistente in ambito cristiano, esiste anche in ambito musulmano di scuola sunnita. Come nessun cristiano cattolico o protestante che sia fa gli auguri agli ortodossi durante le loro festività natalizie o pasquali, e viceversa per gli ortodossi, così la moschea che ha scelto un metodo di calcolo del giorno di fine Ramadan non fa gli auguri agli altri che hanno scelto un metodo diverso. Il reciproco non riconoscimento, in un clima di pesante islamofobia, è foriero di scontro se non viene avviato un processo di dialogo ecumenico anche in ambito islamico. E questo scontro potrebbe essere utilizzato come elemento di ulteriore negazione dell’intesa con lo stato Italiano i cui lavori non sono neppure iniziati. So che qualche amico musulmano, per queste affermazioni sull’ecumenismo, mi darà del “paracumenico”, ma me ne sono già fatto una ragione. Quello dell’ecumenismo è un problema oggettivo e occorre affrontarlo e non basterà qualche battuta per eluderlo. Sia i cristiani, sia i musulmani hanno scritto nei loro codici l’appello all’unità. La divisione è figlia del demonio.
La questione dell’intesa
Personalmente io non credo nella necessità di una intesa fra lo Stato e l’Islam italiano comunque esso sia organizzato.
Nella nostra Costituzione, come è noto, esiste sia la garanzia della piena libertà religiosa senza vincoli di alcun tipo (art. 19 e 20), sia la possibilità che le religioni facciano intese con lo Stato (art. 8). Quest’ultima possibilità è un retaggio antichissimo, che risale all’impero romano dove la religione era essenzialmente pubblica, cioè politica. Nel testo arcaico delle XII Tavole, si esigeva che nessuno avesse «per proprio conto dei né nuovi né forestieri se non riconosciuti dallo Stato»[2]. Occorrerà tenere presente, nel prosieguo del dibattito, la specificità dell’Islam, difficilmente imbrigliabile in schemi o modelli che, fra l’altro, non rappresentano più neppure tutta la realtà cristiana, anch’essa molto frastagliata e conflittuale. Schemi e modelli che hanno come riferimento qualcosa risalente a duemila e più anni fa.
E a proposito della realtà cristiana, a Piazza Garibaldi non è mancata neppure la provocazione di una “cristiana” che tentava di convertire gli “islamici infedeli”. Una donna sulla sessantina, presumibilmente americana, trascinava con una mano il suo trolley e con l’altra agitava una bibbia e gridava frasi inconsulte verso i musulmani, di cui si capiva solo la parola “God” (dio).
Ma nessuna l’ha seguita e le ha prestato attenzione. Napoli è un crogiolo di popoli che convivono ed è capitale di pace e rispetto reciproco.
Questo è un buon segno, su cui crediamo si possa costruire un futuro di pace se solo le persone, le donne e gli uomini di volontà buona, sapranno riscoprire la misericordia e la compassione che unisce tutti, qualsiasi sia il proprio colore della pelle, la propria religione o la propria condizione sociale.
Abbiamo bisogno di un islam plurale, che sappia riconoscere e accettare le diversità come ricchezza e non come pericolo. E occorre l'impegno di tutti.
Giovanni Sarubbi
Alcune foto dell id al-fitr di Napoli 5 e 6 luglio 2016
Napoli, Piazza Garibaldi Moschea di Corso Arnaldo Lucci
Napoli, Piazza Garibaldi Moschea di Corso Arnaldo Lucci.
Nella foto il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris
Napoli, Piazza Mercato. Moschea di Piazza Mercato
Napoli, Piazza Mercato. Il delegato del Vescovo di Napoli saluta i musulmani
Napoli, Piazza Mercato. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris saluta i musulmani

NOTE
1Per il testo di questa fatwa vedi il link: http://www.islamitalia.it/appuntamenti/ramadan_2016.html
2I segreti del Vaticano, Corrado Augias pag. 8



Domenica 10 Luglio,2016 Ore: 15:49
 
 
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