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www.ildialogo.org Guerra: continueranno ad ingrassarsi sul sangue dei poveri!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Guerra: continueranno ad ingrassarsi sul sangue dei poveri!

di Giovanni Sarubbi

Bloccare qualsiasi iniziativa bellica del governo. Ritirare tutti i soldati italiani dalle missioni di guerra attualmente in corso. Respingere decisamente l'islamofobia che è parte integrante della guerra in corso. Organizzare comitati per la pace in tutta Italia. Fare pressioni su parlamentari, senatori, consiglieri comunali e regionali. Nessuno deve morire per gli affari delle multinazionali del petrolio o di quelle delle armi.


Era prevedibile, la guerra continua. Il 2016 è iniziato nel peggiore dei modi, con l'esplosione atomica realizzata dalla Corea del Nord e con la ripresa violenta del razzismo islamofobico in Europa, questa volta partendo da aggressioni a sfondo sessuale nei confronti di gruppi di donne avvenute, in contemporanea, in numerose grandi città europee (Colonia, Amburgo, Zurigo, Salisburgo, Helsinki) la notte di capodanno, attribuite immediatamente a "un migliaio di giovani arabi e nordafricani".
La guerra che stiamo vivendo da ormai troppi anni, quest'ultima fase va avanti dall'11 settembre 2001, è caratterizzata dalla imprevedibilità dei fronti di guerra che vengono aperti. Difficile prevedere che cosa possa accadere domani e quali nuovi fronti possano aprirsi.
Una cosa è però certa. L'islamofobia è parte integrante della “terza guerra mondiale a pezzi”, come l'antisemitismo era parte integrante della seconda guerra mondiale. Cavalcare l'odio per gli appartenenti ad una determinata religione serve a creare paura, a compattare il popolo dietro ad un condottiero e a giustificare l'uso delle armi. È già avvenuto in Germani e Italia con Hitler e Mussolini. Si cerca oggi di ripercorrere la stessa strada. Con la differenza che oggi i “condottieri” sono mascherati, celano le loro intenzioni, non si lasciano facilmente individuare sia con la creazione di tanti falsi capi sia con la creazione di tanti falsi obiettivi.
Ora, i fautori della guerra, dopo i fatti di Colonia e di altre tre capitali europee, hanno aperto il fronte delle "donne". Ciò che è successo a capodanno mostra chiaramente un'azione militare preordinata su vasta scala. Lo ha scritto la stessa giornalista Lucia Annunziata che, con un articolo su Huffington Post che sembra scritto da Sallusti, l'islamofobo direttore de Il Giornale, si è arruolata anch'essa nel partito islamofobo.
E le reazioni non si sono fatte attendere. Sono spuntate dappertutto scritte islamofobe, teste di maiali sulle moschee, svastiche naziste disegnate ovunque e manifestazioni violente dei gruppi neonazisti. Chi, come i neonazisti, ha storicamente fatto scempio del corpo delle donne, si erge a difensore delle donne aggredite. E le svastiche naziste, non fanno paura ai giornali che continuano a diffondere bugie su bugie come quella sulla «aggressione sessuale inflitta da "un migliaio di giovani arabi e nordafricani"». Notizia evidentemente falsa, come le successive indagini stanno mettendo in luce, con una trentina di profughi arrestati, a Colonia, ma senza essere accusati di molestie sessuali. Come dire "ti arrestiamo giusto per fare un po' di scena e rinfocolare l'odio razziale".
Connotare come apparentemente "arabi e nordafricani" un gruppo di maschi che hanno aggredito sessualmente diverse centinaia di donne, è servito a scatenare l'ondata islamofoba. Non è difficile prevedere omicidi di persone musulmane, maschi e donne, o di attentati a luoghi di culto. Attentati, come è stato finora, contro cui la grande stampa non solo non si scaglierà, ma ci sarà anzi il tentativo di dare ad essi una giustificazione, scaricando la responsabilità di tali attentati non sugli autori, che sono nazisti e fascisti, ma sulle vittime. È una storia che abbiamo già vista contro gli ebrei prima e durante la seconda guerra mondiale. Vogliamo ritornare ai campi di concentramento e ai forni crematori? L'appello, obbligato, è alla ragionevolezza e ad opporsi a tale deriva violenta che alimenta il fuoco della guerra, che serve a favorire le industrie belliche e le multinazionali del petrolio.
Per fortuna non tutte le organizzazioni femminili si sono fatte arruolare nella campagna islamofobica in atto. Fra queste segnaliamo la presa di posizione della Federazione donne evangeliche in Italia (FDEI) (vedi Link) che, giudicando ripugnante ciò che è avvenuto, chiede di “non consumare ostilità politica o conflitti bellici sul corpo delle donne”. Che nessuno strumentalizzi fatti di cui non sono chiari i contorni, i responsabili e i mandanti per scatenare una campagna violenta prendendo a spunto il corpo delle donne che, in Europa, non è affatto difesa ed è ancora soggetta ad abusi e violenze da parte dei “maschi europei”. Sulla questione della violenza contro le donne non c'è distinzione etnica o religiosa che tenga, essa attraversa trasversalmente tutte le culture, le religioni, le etnie. Dunque, ingiustificate e tendenziose, soprattutto da parte dei giornalisti, le strumentalizzazioni finalizzate alla guerra.
Ma questo inizio d'anno, è stato caratterizzato anche dalle lacrime del presidente Obama in occasione di un incontro con i familiari delle vittime di una delle tante stragi che avvengono negli USA, a causa della impressionante diffusione delle armi da fuoco. Obama ha parlato di trentamila morti all'anno, fra cui centinaia e centinaia di bambini. Queste lacrime, sono servite ad Obama per giustificare l'emissione di alcune norme per il controllo della vendita delle armi, che imporranno ai venditori di armi di munirsi di una licenza e introdurranno il controllo sulle capacità mentali di chi compra armi. È bastato questo per cancellare, nella testa di molti pacifisti nostrani, le responsabilità di Obama nella guerra in corso e nella decisione aberrante di ammodernamento dell'arsenale nucleare americano e di tutti gli strumenti atti ad usarlo come bombardieri, sottomarini, portaerei. Ammodernamento che si stima abbiano un costo di oltre mille miliardi di dollari. Le stesse lacrime Obama non le versa, dovrebbe piangere tutti i giorni, per tutte le migliaia di bambini e bambine uccise dalle guerre USA in giro per il mondo.
Basta poco per imbrogliare la gente e, spesso, basta poco anche per imbrogliare i pacifisti che, in questa “terza guerra mondiale a pezzi”, si sono fatti imbrogliare più e più volte, in particolare sulle cosiddette “missioni di pace” che di pace non sono mai state.
Ora viene fuori, lo ha riportato l'agenzia cattolica FIDES del 9 gennaio 2016 (vedi link), «che le tracce di gas sarin usate nel conflitto siriano, e che provocarono la cosiddetta strage di Ghuta, non sono compatibili con la tipologia di armi chimiche che erano in possesso del governo siriano al momento in cui fu perpetrato quel massacro, attribuito da molte fonti occidentali agli apparati militari siriani e che allora venne considerato come motivo per giustificare un possibile intervento militare degli Usa contro il regime di Assad». Si trattò della classica “bugia di guerra”, che fu colta immediatamente da Obama per minacciare l'intervento diretto degli USA nella guerra siriana. Era l'estate del 2013. L'aggressione diretta alla Siria da parte degli USA, che già operavano per procura attraverso i vari gruppi terroristici allora in via di organizzazione, fu bloccato dalla decisione di Papa Francesco di convocare una giornata mondiale di preghiera per la pace in Siria il 7 settembre che ottenne l'adesione di tutte le religioni del mondo.
Obama, che piange sui bambini americani uccisi dalle armi americane, è un bugiardo, sul tema della guerra e degli armamenti, come tutti i presidenti che lo hanno preceduto. Un bugiardo premio nobel per la pace, rimane pur sempre un bugiardo. Invece di piangere lacrime di coccodrillo fermi la guerra, non usi più i droni per le uccisioni mirate, non spenda migliaia di miliardi per armamenti e per il riarmo atomico.
C'è bisogno, dunque, che in questo 2016 gli uomini e le donne di buona volontà, coloro che si dicono pacifisti comunque organizzati, diano una svolta alla propria azione. Le azioni belliche continueranno nel 2016 così come aumenterà l'islamofobia, e perciò deve diventare incessante anche l'azione delle donne e degli uomini di pace, che non possono rimanere inerti di fronte agli scempi che la guerra sta provocando in termini di vite umane e di distruzione dell'ambiente, che ricadrà anche sulle future generazioni.
È importante sia impegnarsi contro l'islamofobia, sia contro la guerra. “Siamo tutti musulmani, tutti ebrei, cattolici, valdesi, …”, tutti contrari a qualsiasi forma di razzismo su base religiosa. Questo dobbiamo affermare con decisione e costantemente, formando gruppi di persone che favoriscano l'incontro fra le persone di diversa etnia e religione. E dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò che faremo dovrà confrontarsi ogni giorno con le sempre nuove provocazioni che i fautori della guerra organizzeranno scientificamente. In questi giorni hanno aperto il fronte delle donne. Nelle prossime settimane potranno aprire altri fronti per stimolare l'islamofobia. Sarà un crescendo continuo e inarrestabile e dobbiamo essere preparati. Non ci dobbiamo rinchiudere in noi stessi, ne avere paura ma dobbiamo affrontare i violenti a viso aperto e davanti a tutti, rispondendo alla violenza con la forza della ragione, che è per sua natura nonviolenta.
Altrettanto deciso deve essere il nostro impegno contro la guerra di cui l'Italia è parte integrante.
Finora si è nascosta la nostra partecipazione alla guerra sotto la bugia delle “missioni di pace” e si sono celebrati come martiri "per la pace" i soldati morti durante queste missioni.
Ora la situazione è cambiata radicalmente. Il governo italiano, in spregio della nostra Costituzione, art. 11 e art. 78, si appresta, senza alcuna autorizzazione parlamentare, a mandare un contingente di 450 soldati nel cuore della guerra in Iraq, sulla diga di Mosul a difesa di una impresa italiana che li ha vinto un appalto per la riparazione di quella diga. E, come se ciò non bastasse, il Governo Italiano si appresta a mandare un contingente militare anche in Libia, probabilmente più grande e consistente di quello di Mosul. Con quali risorse si farà fronte alle spese, perchè le guerre costano?
Contro tali decisioni occorre una mobilitazione di massa generale. Nessun soldato italiano deve morire per favorire gli interessi delle industrie di armi, italiane o americane che siano, o per le multinazionali del petrolio e delle materie prime.
Finora si è parlato, come vittime della guerra, solo di quelle uccise direttamente sui campi di battaglia dove l'esercito italiano è stato presente, dal Kossovo, dall'Iraq, all'Afghanistan. Ma questa “terza guerra mondiale” è costata all'Italia altre diverse centinaia di vittime, ed altre stanno per aggiungersi, di cui poco si parla. Si tratta delle vittime del cosiddetto “uranio impoverito”. Ad oggi sono 322 i militari morti a causa dell'uranio impoverito (DU) che gli aerei NATO e USA hanno usato durante i bombardamenti nelle zone di Guerra dove i soldati italiani hanno operato, dal Kossovo, all'Afghanistan, all'Iraq. Altri 3700 soldati sono attualmente malati e rischiano di aggiungersi ai 322 già deceduti. Diverse migliaia di famiglie sono nel lutto e nella disperazione. Più e più volte il ministero della difesa è stato condannato per queste morti, ma il dolore ovviamente rimane. Molti sono i soldati delle regioni del sud, fra cui quelli della provincia di Avellino, deceduti per tali patologie devastanti causate della esposizione all'uranio impoverito. C'è un silenzio su questi morti che è vergognoso.
Sono dati che vanno propagandati a tutti i livelli, soprattutto fra quei giovani che in queste settimane magari si stanno facendo raccomandare, come è successo negli anni scorsi, per partecipare ai contingenti a Mosul o in Libia. Molti dei morti per l'uranio impoverito, avevano fatto molte missioni all'estero. Tutti devono sapere a cosa vanno incontro e tutti devono sapere che la partecipazione a tali contingenti viola la Costituzione e che le decisioni governative sono illegali.
Dobbiamo gridarlo nelle piazze, sui giornali, davanti alle prefetture, ai comuni, ai consigli provinciali e regionali. Dobbiamo scriverlo con migliaia di lettere ai deputati e senatori, ai consiglieri comunali e regionali dei collegi dove abitiamo. Dobbiamo far sentire a costoro la grave responsabilità che essi si assumono nel tacere davanti alle decisioni del governo in tema di guerra, perché con la guerra si mette a rischio la vita di persone e la sicurezza di tutti i cittadini.
È nostro dovere di uomini e donne di pace salvare le vite ed impedire che i nostri giovani mettano a rischio la propria per gli affari delle multinazionali del petrolio o di quelle delle armi.
Un primo momento di rilancio del movimento per la pace può essere l'iniziativa per la pace promossa a Roma e Milano del 16 gennaio prossimo, in occasione del 25esimo anniversario dell'inizio della prima guerra del golfo nel 1991. Occorre partecipare a tali iniziative, ma soprattutto occorre che in tutte le province del nostro paese si organizzino comitati per la pace , sul tipo di quello realizzato a Viterbo, che mettano al centro della loro iniziativa sia la questione dell'islamofobia, che è parte integrante della guerra in corso, sia il ritiro di tutti i contingenti militari italiani attualmente impegnati in missioni all'estero, sia il blocco di qualsiasi altra scellerata e illegale iniziativa bellica quale quella di Mosul o della Libia.
La fine della guerra dipende da ognuno di noi. Pensate ai vostri figli e figlie, ai vostri nipoti, ai vostri fratelli e sorelle. Se avete un parente militare dissuadetelo da partecipare ad azioni belliche illegittime perché incostituzionali. Il soprassoldo di guerra non vale nulla rispetto alla propria vita.
La guerra ha già significato, da 15 anni a questa parte, spese folli per armamenti da un lato e, dall'altro, drastica riduzione delle spese sociali, quali sanità, scuola, previdenza, trasporti pubblici, salvaguardia ambientale.
Se per caso dovessimo imbarcarci nella follia della missione a Mosul o in quella libica, entreremmo in un baratro di cui pagheranno le conseguenze gli strati più poveri e diseredati del nostro paese, come sempre è stato quando si entra in guerra. I grandi finanzieri, i grandi industriali, i grandi evasori fiscali, quelli che sono i responsabili della grave cristi economica che è alla base della attuale “terza guerra mondiale a pezzi”, continueranno ad ingrassarsi sul sangue dei poveri. È ora di dire basta alla guerra.
Giovanni Sarubbi
 
Questo è il link all'appello per la manifestazione del 16 gennio: eurostop.info
 



Domenica 10 Gennaio,2016 Ore: 16:09
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
giulia guzzo San Giovanni in Fiore (CS) 21/1/2016 21.40
Titolo:La guerra che verrà.....non sarà l'ultima.
La guerra la pensano e la organizzano i ricchi ma ne pagano amaramente le conseguenze i poveri. Diceva bene Brecht nella sua straordinaria poesia "La guerra che verrà".
I potenti vogliono la guerra per estendere il loro potere su altre terre ,su altre colonie, su altri popoli. Vogliono la guerra per perpetuare il loro potere economico e politico.Vogliono la guerra per sottomettere e costringere all'obbedienza.Sarebbe proprio opportuno e necessario che nessuno giovane accettasse di andare in guerra per uccidere i suoi simili, sarebbe proprio opportuna una disobbedienza collettiva, una ribellione che partisse proprio dai giovani. Sarebbe necessario capire che la guerra è una follia concepita da folli che giocano con la vita degli altri.
 

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