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www.ildialogo.org Vatileaks2, lo scandalo che non c'è,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Vatileaks2, lo scandalo che non c'è

di Giovanni Sarubbi

«La curia vaticana è un covo di vipere». «La corruzione è dilagante». «Predicano la povertà ma praticano la ricchezza». «Col Vangelo predicato da Gesù di Nazareth non c'entrano nulla». E qual è la novità? Nella curia ci sono cardinali e funzionari corrotti, dediti al sesso e ai soldi. E qual è la novità? Il Vaticano ha un enorme potere economico. I suoi soldi sono investiti anche in imprese che costruiscono armi e producono pornografia. E qual è la novità? Va avanti così per lo meno dai tempi di San Francesco. E che dire della “fabbrica dei santi” e dell'immondo commercio creato attorno ad esso? Nulla di nuovo. Più e più volte esponenti di rilievo del mondo religioso che si definisce seguace del Concilio Vaticano II, hanno denunciato l'immenso sperpero di denaro, l'immondo commercio e le regalie che vengono fatte ai cardinali per ottenere il loro voto favorevole nei processi di creazione dei santi. Denunce per lo più inascoltate da quella stessa grande stampa che ora pubblica libri o grida allo scandalo.
Leggendo i libri dei giornalisti Nuzzi e Fittipaldi, usciti entrambi il 5 novembre, ho avuto la netta sensazione di trovarmi di fronte alla scoperta dell'acqua calda, venduta peraltro a caro prezzo. Tutti quelli che seguono da vicino le cose vaticane queste cose le conoscono bene.
Io che sono l'ultimo arrivato, ho letto il primo libro sull'argomento, facendone una recensione, nel lontano 1985, quando uscì il volume dal titolo “In nome di Dio”, sulla morte di Papa Luciani, del giornalista inglese David Yallop edito da TullioPironti, un piccolo editore napoletano. E chi non ha mai sentito parlare di Roberto Calvi, Michele Sindona, del crack del Banco Ambrosiano, di monsignor Marcinkus e dello IOR, dei rapporti tra massoneria mafia e curia vaticana?
Sulla stessa fuga di notizie non ho potuto trattenermi dal ridere leggendo il racconto che il giornalista Emiliano Fittipaldi ne ha dato come introduzione al suo libro intitolato “Avarizia”. I documenti gli sarebbero stati forniti da due monsignori di curia, uno giovane e l'altro anziano, incontrati in un ristorante del quartiere Parioli. Divertente l'elenco delle motivazioni che le due spie vestite da preti gli hanno fornito per spingerlo a scrivere il libro: “il Papa deve sapere” è l'incipit delle varie motivazioni fornite dai due monsignori, che apparentemente sembrano richiamare il “pauperismo” di cui è promotore Papa Francesco, ma che sono state fatte mangiando cibi prelibati e bevendo vini di lusso al costo di 50 euro la bottiglia.
Anche gli arresti fanno ridere. Sembrano fatti apposta per fare pubblicità ai due libri in uscita che, ripeto, non raccontano nulla che non fosse già noto sia agli addetti ai lavori sia al grande pubblico.
Il paragone che mi viene a mente e quello con i grandi scandali che hanno riguardato la vita politica ed economica italiana o con gli stessi fatti di cronaca più eclatanti. “Io so ma non ho prove”, diceva Pasolini, che sono stati spessissimo gli stessi magistrati o ufficiali delle forze dell'ordine a fornire ai giornalisti le notizie più esplosive, quelle su cui sono stati costruiti scoop e fortune giornalistiche. Facendo così, magistrati e forze dell'ordine hanno difeso in sostanza la propria vita, scaraventando in prima pagina le patate bollenti che si ritrovavano tra le mani e che non sapevano come gestire, con tanto di nomi e cognomi dei responsabili di ladrocini, malversazioni, truffe, corruzioni, omicidi. L'unico modo, diceva Sciascia, per salvarsi la pelle è quello di rendere pubblico quello che si viene a sapere.
Nel caso del Vaticano, sia con Vatileaks1, che con Vatileaks2 (quello attuale), sembra che la mano in entrambi i casi sia la stessa e con la stessa motivazione, quella di “salvare la chiesa” e consentire al papa di “sapere” e di prendere coscienza della banda di ladri che lo circonda. Significative a tale proposito sono le dichiarazioni dei due autori. Entrambi sostengono, nei loro libri, l'azione riformatrice che starebbe facendo Papa Francesco per ripulire le finanze vaticane che sono "in profonda crisi e fuori controllo". Vatileaks2 è servito a far dimettere Benedetto XVI e a fare eleggere Papa Francesco, Vatileaks 2 sta servendo a rafforzare la sua azione che, da quello che viene pubblicato, non sembra finalizzato a far uscire il Vaticano dal mondo delle speculazioni finanziarie, ma semplicemente a fermare la deriva individualistica che la gestione dei due papati precedenti aveva generato, con corruzioni e scandali finanziari che hanno investito moltissimi ordini religiosi, come i Francescani o i salesiani, o con l'uso del patrimonio immobiliare, soprattutto quello romano, per favorire personaggi della politica o dell'economia legati a questo a quel cardinale. Che il Vaticano chieda agli affittuari delle proprie case di lusso canoni elevati, invece degli spiccioli attualmente pagati, cosa cambia rispetto al Vangelo di quel Gesù che dichiarava di non avere luogo dove posare il capo? Crediamo nulla. Sono le contraddizioni di una istituzione intrisa di potere economico costruito sul sangue di migliaia di vittime ma anche con la complicità di tutti quelli che, nel corso dei secoli, hanno pagato e continuano a pagare per ottenere indulgenze e favori, praticando quella simonia condannata a chiare lettere fin dai primi anni del cristianesimo.
Questi due libri sembrano scritti più per tranquillizzare il miliardo e duecento milioni di cattolici che per creare scandalo fra di essi. Gli autori sembrano dire: «Ci sono gli scandali, c'è la corruzione, le malversazioni, eccone qui l'elenco, ma c'è il papa che vuole una chiesa povera che sta lavorando per voi». Tutto sotto controllo, come ha detto fra l'altro lo stesso Papa Francesco oggi durante l'angelus a Piazza San Pietro. Gli arrestati di oggi, possono stare tranquilli. Finirà come Vatileak1, con il maggiordomo di Benedetto XVI perdonato e libero pur essendo stato condannato.
Cosa cambia per i seguaci di Gesù di Nazareth non legati ai dogmi costruiti dalla religione cristiana a partire dal quarto secolo DC? Nulla, assolutamente nulla. Il Vaticano di oggi è l'equivalente del Tempio di Gerusalemme contro cui si scagliava Gesù. La natura di questo tempio, anche con Papa Francesco, non mi sembra cambiata.
Anche ai tempi di Gesù nel “tempio” c'erano contraddizioni e fin dove è possibile le si deve usare per promuovere il bene e, ai nostri giorni, soprattutto per promuovere la pace. È sicuramente un bene che a capo del Vaticano ci sia una persona che parli e agisca per la pace, visto che fino a qualche anno fa li si parlava a favore della guerra. Ed è con questi occhi e con questo spirito che noi guardiamo oggi a Papa Francesco, un uomo che sta aprendo contraddizioni all'interno del Vaticano, che però saranno riassorbite nello spazio di 15 giorni quando toccherà anche a lui passare a miglior vita, se i cattolici continueranno a non avere quello spirito critico che è sempre necessario per rimanere fedeli al messaggio e agli insegnamenti di Gesù di Nazareth.
Giovanni Sarubbi
Sullo stesso argomento vedi l'ottimo articolo di Josè Maria Castillo (link)



Domenica 08 Novembre,2015 Ore: 18:19
 
 
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