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www.ildialogo.org La via della pace,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La via della pace

di Giovanni Sarubbi

Quanta ipocrisia dietro alle parole di condanna dei cosiddetti scafisti che, per la stampa occidentale, sarebbero gli unici responsabili della morte di migliaia di migranti nel mediterraneo, con in più l'aggravante del proprio arricchimento personale.
Ipocrisia perché dietro la loro condanna si vuole nascondere la responsabilità, per quelle morti, della intera Europa e del cosiddetto “mondo occidentale”, per ciò che sta succedendo in Africa e nel Medio Oriente, con i 27 conflitti attualmente in corso che coinvolgono 177 eserciti o gruppi di guerrieri di varia natura, consistenza e motivazioni ideologiche.
Si vuole far credere che senza gli scafisti non ci sarebbero profughi in fuga dalle guerre, come sono quelli che stanno giungendo in Italia da molti anni a questa parte. Ed in parte forse è vero, se si evita di dire che questi profughi sarebbero in realtà tutti morti se non fossero riusciti a trovare alcuna via di fuga, neppure quella tanto deprecata fornita dai cosiddetti scafisti, che sono l'ultima ruota di un carro infame che si chiama guerra.
Di questo carro, che è pieno di morti e distruzioni, fanno parte innanzitutto le grandi multinazionali del petrolio o delle varie materie prime, di cui sono ricchi i paesi dove si stanno svolgendo i conflitti e per le quali è iniziata, l'11 settembre del 2001, quella che noi fin dal primo momento abbiamo definito “terza guerra mondiale”, per indicare sia la sua globalità sia il suo immenso potenziale distruttivo. Si conoscono i nomi di queste multinazionali, i responsabili, la loro enorme ricchezza e gli enormi interessi che essi rappresentano e i loro legami con i governanti di tutto il mondo.
Ma poi ci sono le industrie degli armamenti, quelle che producono le armi con le quali si distrugge e uccide. Soldati uccidono altri soldati ma anche e soprattutto civili che non indossano alcuna divisa, bambini compresi, a cui certo non può essere imputato alcunché. E nelle guerre “moderne”, l'80% delle vittime è costituito dai civili, mentre le vittime militari sono una piccola parte e lo saranno sempre di meno vista la tendenza alla costruzione di armi di distruzione a controllo remoto. In Italia la principale azienda armiera, la Finmeccanica, è di proprietà pubblica. Lo Stato, la cui Costituzione “ripudia la guerra” (art. 11), è anche il principale produttore e venditore di armi. Ma vi sono anche grandi aziende private impegnate nel settore armamenti come la FIAT o la Beretta.
Sono questi gli interessi, quelli delle multinazionali delle materie prime e delle armi, che muovono le guerre. Multinazionali che hanno un potere corruttivo enorme e che hanno al loro servizio politici, giornalisti, filosofi, uomini di spettacolo, religiosi che si danno da fare per dare una credibilità politica, culturale, filosofica, religiosa ai massacri che sono le guerre.
Sì, al servizio della guerra ci sono anche religiosi, quelli che sono sempre pronti ad inventarsi i motivi culturali o religiosi per supportare le guerre. E si può essere certi che ce ne sono in tutte le religioni. Per rimanere a casa nostra, basti ricordare che fino alla pubblicazione della Pacem in Terris di Giovanni XXIII, chi da prete aveva l'ardire di parlare contro la guerra veniva considerato eretico e sottoposto a provvedimenti disciplinari. Basti pensare a don Primo Mazzolari che pubblicò il suo libro più famoso, Tu non uccidere del 1955, in modo anonimo per non incorrere nelle reprimende delle gerarchie ecclesiastiche. Oppure alla vicenda di don Lorenzo Milani, che è immediatamente successiva al Concilio Vaticano II e alla Pacem in Terris, sul tema della obiezione di coscienza, con don Milani condannato anche da morto, su denuncia dei suoi confratelli cappellani militari che consideravano «un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà». A quale contorsione mentale bisogna giungere per considerare la guerra come un atto d'amore e l'obiezione di coscienza come una espressione di viltà!
Se gli scafisti sono esseri immondi, come bisogna considerare chi promuove le guerre per accumulare ricchezze immense fregandosene dei lutti e delle distruzioni che esse producono? E come bisogna considerare chi produce le armi, da chi le progetta a chi materialmente le realizza a chi va in giro per il mondo a venderle, sapendo che la propria attività si trasformerà in morti su morti, a migliaia di migliaia? E come considerare quei politici che le proclamano, o quei giornalisti o filosofi o quegli attori o quei religiosi che le sostengono con il loro pensiero o con la credibilità della religione a cui appartengono? Nessuno può dire “io non sapevo”, non sono stato io a premere il grilletto o a sganciare la bomba. Le armi producono solo morti e distruzioni. Le guerre consistono di stragi e distruzioni di cui i profughi sono uno degli effetti collaterali drammatici, che più di altri mostrano la disumanità delle guerre a chi fa finta di non sapere che il proprio paese o il mondo intero è in guerra. Troppo comodo prendersela con l'ultima ruota del carro e salvare gli interessi di chi dalle guerre trae ricchezza e potere.
Bisogna dunque fermare la guerra mondiale in corso per fermare il flusso dei profughi e ridare ad essi ed ai loro paesi quella dignità umana che la guerra distrugge. Tutti quelli che usano motivi artificiosi per costruire barriere, per suscitare dissidi fra le nazioni o fra le religioni, sono i primi responsabili della prosecuzione della guerra che è oramai in corso da ben 14 anni.
Questo è lo spirito che mi ha spinto a criticare, nel mio ultimo editoriale, Papa Francesco per come ha utilizzato la questione dello sterminio degli Armeni del 1915. Scelta che ha provocato la rottura dei rapporti diplomatici del Vaticano con la Turchia e la critica di ampi settori del mondo islamico, depotenziando notevolmente il ruolo di pace che proprio con Papa Francesco il Vaticano aveva riacquistato, sia con l'iniziativa sul conflitto fra palestinesi e Israele, sia per l'iniziativa mondiale sulla questione siriana. Non c'è motivo che la più grande organizzazione religiosa mondiale susciti conflitti con altre religioni nel clima di guerra che oggi viviamo. E non si tratta, ovviamente, di essere negazionisti dello sterminio degli Armeni, sulla cui realizzazione nessuno ha dubbi, ma di essere o meno promotori di pace e riconciliazione piuttosto che di guerra.
E le religioni, soprattutto le più grandi che sono il cristianesimo e l'islàm, hanno su di se l'enorme responsabilità di non dare alibi alle guerre. Perciò rinnoviamo il nostro appello ad una iniziativa mondiale di tutte le religioni contro le guerre, contro i mercanti di morte, contro coloro che suscitano guerre per le materie prime o per conquistare terre e potere.
L'umanità è ad un bivio fondamentale della propria esistenza ed occorre lasciare definitivamente la via della guerra per quella della pace.
Giovanni Sarubbi



Domenica 26 Aprile,2015 Ore: 13:45
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
giulia guzzo San Giovanni in Fiore (CS) 27/4/2015 10.52
Titolo:Il mare non è sempre azzurro...
Concordo con quanto hai scritto. Penso anch'io che  per la tratta di esseri umani che avviene nel Mare Nostrum non può essere colpevolizzato solo il trafficante di migranti.L'immigrazione clandestina è un problema troppo grosso e non può essere imputato solo all'avidità degli scafisti e alla loro voglia di guadagnare troppi soldi in poco tempo.Queste tragedie hanno una causa politica che riguarda tutta l'Europa.

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