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www.ildialogo.org Per la pace occorre un lavoro duro, faticoso, paziente,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Per la pace occorre un lavoro duro, faticoso, paziente

di Giovanni Sarubbi

Come sanno i nostri lettori, questo giornale è stato per tredici anni il solo che ha parlato di terza guerra mondiale subito dopo l'11 settembre 2001. La nostra pagina dedicata alle notizie sulla guerra si intitola proprio “Terza guerra mondiale?No Grazie!” e quel titolo è li fin dal settembre 2001. In coda alle nostre newsletter scriviamo l'affermazione/appello “Siamo in Guerra dall'11 settembre del 2001. Fermiamola!”. Quest'affermazione ci è stata contestata da qualche lettore che ci ha chiesto dove fosse questa guerra e contro chi la stessimo combattendo a dimostrazione che, finora, la percezione di essere nel pieno di una guerra globale non è diffusa a livello di massa. Contro questa nostra affermazione hanno lottato non solo i fautori della guerra, che l'hanno ribattezzata in vario modo giusto per confondere le idee, come sempre si fa in guerra, ma anche quelli che in questi anni a parole si sono dichiarati, forse solo a parole, contrari alla guerra. Mi riferisco in particolare alle forze politiche della cosiddetta “sinistra alternativa” che ora non sono più rappresentati in parlamento. Qualche loro deputato mi disse che non si poteva parlare di “Terza guerra mondiale” altrimenti la gente si sarebbe spaventata.
Finalmente Papa Francesco ha parlato di “terza guerra mondiale”. Lo ha fatto anche ieri a Redipuglia, dicendo parole forti contro la follia della guerra, contro i mercanti di armi, gli affaristi della guerra che trova la sua origine nell'avidità del denaro e del potere. Parole ancora più importanti perché dette davanti a una folta schiera di militari, del ministro della difesa, di alti gradi dell'esercito, tutti coinvolti nelle guerre in corso e nell'immondo commercio delle armi che il loro mestiere comporta.
Ma ciononostante non è ancora scattata nell'immaginario collettivo l'idea del pericolo mortale per tutta l'umanità che noi stiamo correndo. Lo stesso discorso del presidente USA Obama in occasione dell'11 settembre è stato come al solito ambiguo. La lotta, come 13 anni fa fece Bush, è al “terrorismo”, quel terrorismo che essi stessi hanno inventato, armato, finanziato, addestrato. Lo hanno fatto prima con i Talebani per combattere contro l'allora Unione Sovietica che occupava l'Afghanistan, lo stanno facendo oggi con l'ISIS, fino all'altro ieri finanziata, armata, organizzata contro il governo siriano degli Assad. ISIS usata prima in Libia per abbattere Gheddafi. Ci sono persino dei filmati e delle foto che testimoniano lo stretto legame fra l'ISIS e gli Stati Uniti. Vedi ad esempio il link www.mondialisation.ca che testimonia l'incontro avvenuto nel maggio 2013 in Siria tra John McCain (senatore repubblicano americano) e  lo stato maggiore dell’”Esercito siriano libero”. Si vede in primo piano a sinistra (cerchiato), Ibrahim al-Badri fondatore dell’Isis, con il quale il senatore sta parlando (Foto tratta da un filmato della TV libanese New TV trasmesso dalla Cnn, riportata nel sito Mondialisation di Michel Chossudovsky).
Ma perché la guerra è diventata una sorte di “rumore di sottofondo” costante della nostra vita quotidiana ed è un rumore globale, non limitato a poche aree del mondo? C'è guerra oggi in Messico, Mali, Guatemala/ Honduras/Salvador, Colombia, Nigeria, Libia, Ucraina, Siria, Afghanistan, Iran, Coree, fra Cina e Giappone per le Isole Contese Nel Mar Cinese Orientale, Filippine, Pakistan, Iraq, Somalia, Sud Sudan, Centrafrica, Israele/Palestina. Guerra che si articola in mille modi diversi, da quella commerciale a quella fra eserciti che si confrontano sul campo, ai bombardamenti aerei, ai colpi di stato reazionari fatti passare per rivoluzioni, alle guerre per procura finanziate dalla superpotenza USA e realizzata da gruppi terroristici appositamente organizzati e finanziati come in Siria [1].
Riflettevo in questi giorni su quanto accadde in Italia in occasione della prima guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991). All'inizio della guerra fra la popolazione scattò il panico. Milioni di persone furono prese dalla paura di rimanere senza cibo e ci fu un vero e proprio assalto ai supermercati. Ho ancora negli occhi le file infinite di persone alle casse con carrelli stracolmi. Ne parlò la TV e ci fu una campagna mediatica che durò alcune settimane contro questa paura che venne definita irrazionale. C'era allora, probabilmente, chi ancora ricordava le sofferenze, le distruzioni e la fame della seconda guerra mondiale.
Oggi di fronte alle parole del Papa sulla Terza Guerra mondiale non c'è stato alcuna reazione emotiva. Le giovani generazioni sono assuefatte alla guerra. Il mestiere delle armi è diventato per tantissimi giovani l'unica possibilità di avere uno stipendio e sono decine di migliaia quelli che partecipano ai vari concorsi per diventare militari nei vari corpi armati. Le forze armate vanno a fare propaganda direttamente nelle scuole senza che questo provochi reazioni indignate né dei genitori né degli insegnanti. Che rapporto può esserci fra cultura e armi, fra una poesia e una pistola, fra un'opera d'arte ed un carro armato, fra un romanzo ed un missile? Come può un insegnante accettare che nella scuola possano entrare coloro che per mestiere vengono addestrati alla guerra, cioè ad uccidere e distruggere?
La reazione dei mass-media di fronte alle parole di Papa Francesco è stata di due tipi. Da un lato è partita una esegesi delle parole del papa tendente a distorcerne il senso che è inequivocabilmente contro la guerra. Dall'altro è partita la campagna mediatica dei mass-media favorevoli alla guerra che ha avuto il suo culmine nei giorni scorsi con la trasmissione VIRUS su Rai2.
All'interno della stessa chiesa cattolica non c'è unanimità sulle parole del Papa, come dimostrano le parole islamofobiche del Vescovo di Imola, subito sponsorizzate e riprese dai gruppi politici razzisti che arrivano ad organizzare incontri di preghiera a base di rosari ed invocazioni alla Vergine Maria in funzione antiislamica.
Il tutto per difendere un sistema sociale, quello capitalistico imperniato attorno agli USA, che ha ridotto il mondo ad una discarica, distruggendo l'ambiente, usando le risorse naturali in modo dissennato (dal petrolio, alle risorse minerarie, alla stessa acqua potabile), dando vita ad una concentrazione di capitali finanziari in poche mani di dimensioni mai viste prima, con pochissimi ricchi (alcune centinaia di persone a livello mondiale) e miliardi di poveri. E costruendo, soprattutto, un sistema militare-industriale immenso che è diventato il vero propellente di tutte le guerre attualmente in corso.
Per costoro la guerra è l'unica alternativa possibile.
La guerra è dunque di nuovo all'ordine del giorno del mondo e occorre un lavoro duro, faticoso, paziente per far trionfare la pace e a ridare speranza all'umanità. Noi ci saremo sostenendo il dialogo cristiano-islamico, diffondendo le notizie delle iniziative dei costruttori di pace, stimolando i nostri lettori a dare tutto il loro impegno per la pace.
Giovanni Sarubbi
NOTE
[1]Vedi ad esempio l'articolo di Avvenire al seguente link: avvenire.it che contiene anche una mappa



Domenica 14 Settembre,2014 Ore: 11:30
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
giulia guzzo San Giovanni in Fiore (CS) 20/9/2014 22.02
Titolo:La pace è un valore
Condivido l'articolo e il messaggio in esso contenuto.
La Pace  è tra i valori quello fondamentale perchè contiene in sè il diritto alla vita,però non tutti la vogliono. Non la vogliono certamente  e detentori e venditori di armi che si arricchiscono con la morte degli altri,che umiliano e calpestano la dignità che c'è in ogni uomo.Il ripudio della guerra di cui parla la nostra Costituzione  è più urgente e attuale che mai.Auguro che questo interessante articolo possa contribuire  a far  prendere coscienza del fatto che la guerra è una follia e a combattere l'indifferenza e l'apatia di cui parla Giovanni Sarubbi.

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