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www.ildialogo.org Repetita iuvant,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Repetita iuvant

di Giovanni Sarubbi

Che umanità è quella dove un uomo premedita l'uccisione della moglie e dei due figlioletti e poi li esegue con spietata freddezza e poi va a vedere la partita di pallone e ad esultare con gli amici? Che umanità è quella dove c'è chi propone una legge per far considerare la prostituzione un “lavoro” e trova ampia eco nei mezzi di comunicazione? Che umanità è quella che consente a pochi speculatori di arricchirsi a danno della salute di tutti con la vendita di mais avvelenato dalla diossina? Che umanità è quella dove l'economia non è finalizzata al bene comune ma agli interessi di una ristretta cerchia di persone che detengono i mezzi di produzione?
Domande retoriche con risposta scontata: non di umanità bisognerebbe parlare ma di disumanità, di negazione di qualsiasi umanità, questo almeno se le parole hanno ancora un senso!
Sembra che non ci sia più limite agli orrori e che il peggio debba ancora venire e che non ci sono alternative all'azione malefica di quanti sono convinti che la parola libertà debba essere coniugata come egoismo, idolatria del denaro, edonismo sfrenato e odio per la Madre Terra e per i propri simili. Sono una piccola minoranza, appena l'un per cento dell'intera umanità, ma possiedono il 90 percento delle ricchezze dell'intero pianeta e usano la loro smisurata ricchezza e il loro potere per mistificare le informazioni, distruggere le coscienze dei giovani, avvelenare l'opinione pubblica con ideologie aberranti, con il razzismo, il fascismo, il nazismo per continuare a mantenere saldamente il loro potere. E promuovono guerre su guerre a livello globale(oggi ce ne sono una ventina attive), provocando milioni di morti e di rifugiati, provocando inquinamenti sempre più diffusi e micidiali attraverso l'uso di armi all'uranio cosiddetto impoverito e altre armi di distruzione di massa.
E dietro l'angolo, vi è il pericolo della svolta autoritaria, perché gli orrori suscitano sentimenti di rabbia che vengono cavalcati dai partiti reazionari, quelli che fanno intendere la necessità dell'uomo solo al comando come unica possibilità di rimettere le cose a posto e che sono i responsabili dello stato di degrado nel quale versa l'umanità.
Ma sono i fatti della storia e la cronaca di tutti i giorni che dicono esattamente il contrario. Gli orrori quotidiani sono il frutto del disinteresse collettivo verso il dilagare degli interessi privati a danno di quelli pubblici, del mancato controllo collettivo sugli abusi che singoli speculatori fanno in ambito industriale, agricolo, ambientale e che si ripercuotono a livello politico, con la corruzione dilagante e l'approvazione di leggi che rendono legale ciò che è palesemente illegale o immorale o privo di qualsiasi etica. Gli orrori, sono figli non della mancanza dell'uomo solo al comando che decide per tutti ma della mancanza del controllo collettivo, dell'impegno di ognuno a tutelare il bene comune ed in particolare l'ambiente e a far tesoro della propria cultura e della propria storia. Cultura e storia che sono le prime vittime della guerra che i fautori del male fanno nei confronti dell'umanità.
Si può uscire dagli orrori se la maggioranza delle persone, che non trae alcun vantaggio dalla disonestà e dalla cupidigia, prende coscienza del proprio dovere a difendere il bene comune e a rifiutare la privatizzazione dell'economia e della vita pubblica, se ognuno rivendica più democrazia e rifiuta la delega a chicchessia a gestire gli interessi comuni.
Si può uscire dagli orrori se i principi ispiratori della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo, tornano ad essere vita quotidiana di milioni di uomini e donne emarginando nella coscienza collettiva tutto ciò che nega il bene comune e privilegia il “privato è bello”. Ciò che è bene per una sola persona non coincide mai con gli interessi della collettività. E' un principio elementare che è stato cancellato dalla coscienza collettiva e che invece va ribadito in ogni occasione. La ricchezza di pochi equivale alla povertà della maggioranza della popolazione. E oggi la diseguaglianza ha raggiunto livelli mostruosi mai raggiunti prima.
Quando la ricchezza era sostanzialmente misurata sul cibo che si possedeva, cioè prima della rivoluzione industriale, i poveri sapevano dove il cibo veniva accatastato e lo andavano a prendere, con le buone o con le cattive, quando questo mancava. I castelli, le case dei ricchi, dei nobili, del clero, i forni venivano assaltati e la giustizia sociale ripristinata. I signori e i potenti avevano così le carestie periodiche come limite temporale alle proprie sopraffazioni e alla propria accumulazione delle ricchezze.
Oggi la situazione sembra essere ritornata a quei tempi per il sommarsi dei cambiamenti climatici, con eventi atmosferici sempre più estremi e distruttivi; dell'inquinamento globale che provoca diffusamente malattie mortali; delle speculazioni finanziarie anche sui prodotti agricoli che affamano interi continenti. Una prima sollevazione di massa globale l'abbiamo avuta qualche anno fa con la primavera araba, provocata dall'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli causato dalla speculazione finanziaria. Contro quella sollevazione altre guerre sono state scatenate e sono ancora in corso.
Occorre allora che ognuno consideri proprio dovere prioritario impegnarsi a difendere la comune umanità, l'ambiente, la madre Terra, il diritto alla vita di tutti, sempre, ovunque, a casa propria come sul proprio luogo di lavoro e a livello politico. Repetita iuvant, delegando si muore, impegnandosi in proprio si vive e si da vita. Ed è questo di cui abbiamo bisogno.
Giovanni Sarubbi



Domenica 22 Giugno,2014 Ore: 11:31
 
 
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