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www.ildialogo.org Speranza o imbroglio?,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Speranza o imbroglio?

di Giovanni Sarubbi

L'umanità è alla disperata ricerca di speranza. Credo sia un tratto distintivo di tutti i periodi bui della storia dell'umanità, durante i quali ci si aggrappa a tutto, anche alle cose più strane, pur di riuscire a sopravvivere. E' questa l'unica spiegazione che riusciamo a trovare per il crescere continuo ed inarrestabile del consenso attorno a Papa Francesco. Con il suo predecessore, Piazza San Pietro era andata via via svuotandosi, fino a raggiungere minimi storici. La popolarità di Benedetto XVI nell'ultimo anno del suo pontificato era crollata di oltre 10 punti. Oggi, con Papa Francesco, Piazza San Pietro è sempre stracolma e la sua popolarità è in continua ascesa.
Il nostro giornale, nei confronti di Papa Francesco, ha da subito assunto un atteggiamento estremamente laico e sobrio. Non abbiamo mai approvato la papolatria, che era molto in voga sotto il pontificato di Papa Wojtila, giunta alla sua massima espressione con il “santo subito” del giorno della sua morte. Consideriamo la Curia Vaticana per quello che è, cioè la struttura di governo di uno Stato sovrano che ha i suoi uffici nel cuore di Roma. Uno Stato particolare quanto si vuole, ma pur sempre di uno Stato si tratta e come tale va trattato. Siamo nettamente contrari, come sanno i nostri quattro lettori, al “cristianesimo costantiniano”, quello nato al Concilio di Nicea del 325 d.c. presieduto appunto dall'imperatore Costantino. Cristianesimo costantiniano, che è incarnato nelle strutture gerarchiche della Chiesa Cattolica, ma anche in varia misura in quella delle altre chiese, quelle ortodosse e quelle protestanti, che del “cristianesimo costantiniano” hanno conservato tutti i dogmi definiti nel corso del primo millennio.
Trattandosi di uno Stato e di un governo, come per tutti gli altri Stati e Governi, questi vanno giudicati e valutati per quello che fanno, per le cose concrete che propongono, ed è questo l'atteggiamento che il nostro giornale ha mantenuto nei confronti di Papa Francesco ma anche dei suoi predecessori. Pur non apprezzando il contenuto di ciò che ha fatto Papa Wojtila durante il suo lunghissimo pontificato, per esempio sulla questione della teologia della liberazione con la sua lunga scia di morti, non abbiamo mai nascosto il nostro apprezzamento per la sua decisa opposizione alla guerra che si è manifestata in più occasioni, ultima quella del 2001 contro la guerra in Afghanistan, scattata immediatamente dopo gli attentati dell'11 settembre.
Non possiamo quindi, come giornale, né essere accusati di sostenere la papolatria né di essere pregiudizialmente contro qualsiasi iniziativa che viene dal Papa o dalla Curia Vaticana che, ripeto, come tutti i governi vanno giudicati per quello che fanno. Ed in tal senso abbiamo sostenuto e apprezzato l'impegno di Papa Francesco contro la guerra in Siria.
Questa lunga premessa, ci serve per ragionare su ciò che da dieci mesi circa a questa parte sta andando in scena con Papa Francesco e che si è ripetuto nelle ultime settimane. Da un lato c'è il Papa che sembra aprire spazi nuovi su temi controversi, da cui deriva il grande seguito che ha e la grande speranza che in lui viene riposta, dall'altro ci sono le chiusure che immediatamente vengono operate dalla Curia Vaticana a cominciare dal suo portavoce. Nell'ultima settimana, ad esempio, si è discusso della questione delle famiglie omosessuali sulla base di quella che è sembrata a tutti come una apertura di Papa Francesco, immediatamente smentita da Padre Lombardi, portavoce Vaticano, e da monsignor Paglia, responsabile per la famiglia della Curia. Sembra il classico colpo al cerchio e alla botte, un modo di procedere che cerca di non scontentare nessuno e di tenere insieme un corpo sociale, qual è certamente quello della chiesa cattolica, profondamente lacerato sulle tematiche cosiddette “etiche”. Basti ricordare, ad esempio, che la grande maggioranza delle donne che praticano aborti in Italia è, almeno formalmente, cattolica, nonostante la Chiesa, e non da oggi, sia nettamente contraria a tale pratica. Ma ciò vale per tutti i temi cosiddetti “etici”, dai divorziati risposati, alla fecondazione assistita, alla questione dei gay, dove i comportamenti dei credenti cattolici sono molto diversi da quelli che la Chiesa vorrebbe.
Certo le “aperture” del Papa e le successive chiusure della Curia, possono essere anche l'espressione delle contraddizioni che esistono all'interno stesso della Curia e del corpo ecclesiastico ai massimi livelli. Sappiamo anche, la storia lo insegna, che nella Curia Vaticana lo scontro fra le fazioni non si ferma neppure davanti all'autorità del Papa. Una pratica simile a quella oggi in corso con Papa Francesco, giova ricordarlo, è andata in scena anche durante gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II, quando egli, a causa della sua malattia, non aveva più alcun controllo su ciò che avveniva nella curia Vaticana, dove il potere reale era gestito da alcuni cardinali, le tre “R” (Ruini, Re, Ratzinger), che di fatto governavano la chiesa. Nei suoi rari momenti di lucidità, Giovanni Paolo II diceva qualcosa che immediatamente dopo veniva corretto dall'allora portavoce vaticano, Joaquín Navarro-Valls. E' successo, ad esempio, subito dopo l'11 settembre sul tema della guerra in Afganistan, su cui Giovanni Paolo II era contrario.
Ma oggi Papa Francesco è vivo e vegeto, non ha problemi di salute che gli impediscono di capire cosa gli succede attorno, ed è quanto meno strano che possano susseguirsi episodi come quelli prima indicati. Chi ha il potere reale in Vaticano oggi? Il Papa o il suo portavoce, che fra l'altro è anche lui gesuita? Il Papa o il responsabile della Famiglia? Credo sia del tutto evidente che simili contraddizioni alla lunga mineranno l'autorità del Papa e la sua credibilità, che al momento però non sembra intaccata più di tanto. Il bisogno di speranza prevale, e perciò la popolarità è in crescita e la Piazza San Pietro è sempre piena, e questo al momento gioca a favore di Papa Francesco.
Sia che si tratti di una abile messa in scena per recuperare consenso senza modificare però nulla, sia che si tratti della manifestazione di contraddizioni realmente esistenti nella Curia Vaticana, credo sia chiaro a tutti che non si potrà ancora per molto continuare in questo modo, perché il corpo sociale della chiesa è effettivamente lacerato da divisioni profonde, che hanno bisogno di risposte precise per essere superate. La Chiesa Cattolica, ma anche ed in varia misura tutte le altre chiese cristiane, vivono una profonda crisi di identità e di credibilità, che affonda le sue radici nel modello costantiniano oramai non più proponibile. Il cristianesimo stampella dell'impero, questo il modello costantiniano, con i suoi dogmi ed il corollario di sacerdoti, piccoli o grandi che siano, è finito e sepolto. Il ritorno al Vangelo di Gesù è la via obbligata, altre vie sperimentate sotto i pontificati di Papa Wojtila e poi di Papa Ratzinger, non hanno futuro, e non si tratta di questioni che potranno essere eluse con messe in scene teatrali che servono a riproporre le dottrine nate a Nicea nel 325 dc.
Di questo noi siamo profondamente convinti. Per quanto abili possano essere i parrucchieri, i nodi vengono sempre al pettine, e ciò che oggi può sembrare una fonte di speranza, può trasformarsi in una profonda delusione ed in una rottura traumatica. Non credo sia cosa buona giocare con la speranza della gente. Mai confondere speranza con imbroglio.
Giovanni Sarubbi


Domenica 12 Gennaio,2014 Ore: 08:33
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
maria speranza perna napoli 12/1/2014 15.25
Titolo:Finalmente, una cririca intelligente! !
Caro sig. Carrubi, ironia della sorte, io mi chiamo proprio "SPERANZA", il "Maria" fu aggiunto, al mio battesimo, dal sacerdote che, ligio al dovere, si rifiutava di dare u nome "pagano" in un battesimo cristiano...ma sono passati sessant'anni dal mio battesimo. Le scrivoper dirLe che sono pienamente d'accordo con Lei, ho gli stessi dubbi e le stesse domande. Auguri per tutti noi che cerchiamo di capire sempre la realtà, sia quella "religuiosa", sia quella "laica", o entrambe. La saluto cordialmente, Maria Speranza Perna

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