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www.ildialogo.org Pillole di Apocalisse(1),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Pillole di Apocalisse(1)

di Giovanni Sarubbi

La prima volta fu nel 1844. Quell'anno, il 22 ottobre, centomila persone negli USA aspettarono la fine del mondo, ma non successe nulla. La predizione era stata fatta da William Miller, un predicatore laico battista, che leggendo la Bibbia si era convinto che quell'anno e quel giorno l'umanità avrebbe assistito alla seconda venuta di Cristo sulla Terra e alla realizzazione di ciò che è scritto nel libro dell'Apocalisse.

Da allora le date della fine del mondo si sono moltiplicate. La prossima dovrebbe essere il 21 dicembre di quest'anno. Non succederà nulla di quanto è stato scritto, ma la ricerca spasmodica della fine, dell'ora fatale nella quale il male verrà sconfitto e i buoni trionferanno per sempre grazie all'intervento divino, continuerà spasmodicamente. Ci saranno sicuramente altri imbroglioni che si faranno un sacco di soldi con tali profezie. Come in altre occasioni, qualche fenomeno naturale di grandi proporzioni verrà interpretato come segno che poi tutto sommato qualcosa c'è stato. Continueranno ad essere scritti libri su libri che proporranno nuove interpretazioni dei testi biblici quali quelli del libro di Daniele o dell'Apocalisse o di altri libri misteriosi o attorno a cui si è creato ad arte il mistero. Tutto per allontanarci dalle nostre responsabilità quotidiane nei confronti del mondo nel quale viviamo e verso cui ci comportiamo male ad esempio inquinando a tutto spiano l'ambiente, rubando a chi non ha nulla, partecipando alla corruzione di altre persone o, visto che ci avviciniamo alle elezioni, facendoci corrompere per dare il nostro voto a pagamento a chi offre di più, o sfruttando biecamente chi lavora negandogli il giusto salario, o usando violenza alle donne o ai bambini, o essendo indifferenti rispetto alle molte troppe guerre in corso...

Il libro più bistrattato dai mistificatori sociali è sicuramente quello dell'Apocalisse. Questa parola, che in realtà significa letteralmente “togliere il velo” o “rivelazione”, è oggi diventata sinonimo di distruzione totale ed appunto di “fine del mondo”, di catastrofe planetaria o guerra atomica globale, mentre significa tutt'altro.

Per capire la mistificazione a cui questo testo biblico è continuamente sottoposto basti semplicemente osservare che l'espressione “fine del mondo” non viene mai usata nel testo dell'Apocalisse, l'ultimo libro della Bibbia cristiana. Questa espressione, “fine del mondo”, semplicemente non c'è, ma nessuno ci crede perché da duemila anni si è detto e fatto intendere il contrario e, come dice un vecchio adagio, quando una bugia viene ripetuta migliaia di volte essa diventa una verità.

Ma l'Apocalisse ha anche un altro grave difetto, se così si può dire. Fra tutti i libri della Bibbia è quello che dovrebbe necessariamente essere letto in modo comunitario, mai da soli chiusi nella propria stanza, senza nessuno a cui chiedere spiegazioni e con cui scambiare i sentimenti e le emozioni che la lettura di quelle pagine suscitano. Meglio ancora l'Apocalisse dovrebbe poter essere ascoltata in un teatro, recitata da attori professionisti che avessero compreso il senso profondo di quei testi e con una coreografia che rendesse appieno il calore umano e i sentimenti e l'amore per la vita che da quelle pagine promanano. Mi è capitato di assistere ad una tale rappresentazione e ne ho un ricordo bellissimo.

Invece niente di tutto questo avviene. Migliaia di libri sono stati scritti per stravolgere il significato di un testo che chiede ai cristiani di fare i conti quotidianamente con lo spirito dell'Evangelo di Gesù, fatto di amore e della realizzazione di una società a misura d'uomo, e che usa immagini e propone rappresentazioni grandiose, che coinvolgono i cieli e la Terra, per dare speranza sulla possibilità concreta di vivere in modo diverso, rendendo concreto quello che sinteticamente i vangeli chiamano “regno di Dio”. Espressione che non può essere assolutamente presa alla lettera, come fanno tanti gruppi, e ridotta ad un Gesù Re che comanda e con gli esseri umani che ciecamente ubbidiscono.

Discutendo nella riunione di redazione abbiamo così pensato di proporre ai nostri lettori quelle che titoleremo “pillole di apocalisse”. E' il nostro contributo a capire i tempi bui che stiamo attraversando e a cercare di indicare la strada da seguire per uscirne tutti insieme. Abbiamo bisogno di ristabilire le fondamenta su cui avviare la ricostruzione della nostra società e non c'è testo migliore per tentare questa opera del libro dell'Apocalisse che ha fra l'altro ispirato pensatori, filosofi e scienziati di tutti i tempi del calibro di Isaac Newton o dello stesso Carlo Marx.

Il libro biblico dell'Apocalisse inizia con sette piccole lettere alle chiese della provincia romana dell'Asia. La prima lettera è alla chiesa di Efeso (Ap 2,1-7). Ecco il testo (traduzione CEI 2008):

1 All'angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi: "Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro. 2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. 3Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. 4Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. 5Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. Se invece non ti convertirai, verrò da te e toglierò il tuo candelabro dal suo posto. 6Tuttavia hai questo di buono: tu detesti le opere dei nicolaìti, che anch'io detesto. 7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò da mangiare dall'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio".

Il tema di questa lettera è l’amore. Lo dice chiaramente il vers. quattro nel quale la chiesa di Efeso viene rimproverata per aver abbandonato “l’amore di prima”. Le esperienze negative fatte dalla chiesa con i molti falsi profeti che l’anno visitata ha indurito il cuore dei cristiani di Efeso e li ha portati ad avere un atteggiamento privo di amore. Ma in cosa si sostanzia l’amore di cui si parla nella lettera?

Nella lettera si fa riferimento ad una gruppo denominato dei Nicolaìti di cui nulla si sa di preciso perché è nominato solo nel testo dell’Apocalisse e non ci sono altri scritti che possano aiutarci a capire chi essi fossero. A tale gruppo si fa riferimento anche nella lettera indirizzata alla chiesa di Pergamo. Nei confronti delle opere praticate da questo gruppo viene affermato un sentimento di vero e proprio odio (misî, misô) senza però spiegare in modo esplicito quali fossero tali opere. Dal contesto si può dedurre, come fanno alcuni esegeti, che i Nicolaiti avessero una concezione dell’amore del tutto formale, ideologico mentre ciò che il “Figlio dell’uomo” chiede alle chiese è un amore di tutt’altro tipo. E l’amore di cui parla il versetto quattro viene indicato con il termine greco agapen, da cui agape, che indica un amore che va molto oltre il fatto ideologico perché con lo stesso termine si indica anche il pranzo in comune, il mettere insieme tutto ciò che si possiede, cioè la vita comunitaria. L’amore di cui parla il “figlio dell’uomo”, termine che potremmo meglio rendere con quello di “umanità”, equivale alla giustizia sociale, all’equa distribuzione delle risorse, ad un loro uso collettivo. E’ un amore che implica per la chiesa e per i singoli cristiani il non vivere per se stessi, chiusi a difendere ognuno i propri interessi. E’ un amore che richiede “opere”, azioni concrete, cambiamenti nella propria vita come viene indicato nel vers. cinque dove si usa l’espressione “ravvediti” (metanoia) che non significa solo un cambiamento ideologico, o a chiacchiere come si direbbe oggi, ma soprattutto un cambiamento di vita, fin nei più piccoli gesti quotidiani. E quello che viene messo sotto accusa sono proprio le opere dei Nicolaiti non essi in quanto persone.

L'esperienza dei “falsi profeti” ha attraversato tutta la vita non solo delle comunità cristiane, ma di tutti i movimenti di liberazione o di riscatto dei popoli dalla oppressione dei gruppi economico-politico che governano le nazioni. Quando questi falsi profeti hanno raggiunto i loro scopi lasciano dietro di se macerie su macerie, diffondono sfiducia e soprattutto corruzione negli spiriti più deboli. Lo spirito settario da piccolo gruppo che li anima è deleterio perché promuove l'individualismo, il narcisismo esasperato e gli abusi di potere che sempre si verificano nei piccoli gruppi autoreferenziali.

Per parlare di noi oggi è quello che la mia generazione, quella che del mitico '68, ha sperimentato sulla propria pelle. Quel movimento che liberò vaste energie fu cavalcato da chi è poi finito da tutt'altra parte ben pagato e remunerato. Chi è riuscito ad entrare nelle istituzioni statali ha pensato a se e alla propria famiglia, dimenticando da dove veniva e quali erano i sentimenti che spingevano milioni di giovani a chiedere il cambiamento profondo della società. Il libro dell'Apocalisse c'è lo dice in poche parole nella lettera alla chiesa di Efeso: hai abbracciato una via fatta di amore, sei stata delusa e ora non fai più nulla, ma così non va bene, devi reagire e ritornare al primo amore.

Una lettura poco accorta del testo dell'Apocalisse potrebbe dare ad intendere che oltre alle opere dei Nicolaiti debbano essere odiati anche le persone che propugnano quella ideologia ma così non è. L’amore per i propri nemici, cioè il rifiuto di qualsiasi azione violenta nei loro confronti che caratterizza il messaggio evangelico, non va intesa come immobilismo nei confronti di chi sostiene opzioni violente o l’ingiustizia sociale o, più genericamente, compie opere malvagie. L’autore dell’Apocalisse ci dice che bisogna detestare il male, combatterlo a viso aperto non con la violenza ma con la nonviolenza, che non significa immobilismo o impotenza ma mettere in atto azioni che riescano a mettere a nudo davanti a tutti l’ingiustizia e la malvagità di chi compie il male. Nonviolenza, in definitiva, significa “denudare la malvagità”, mettere a nudo le azioni malvagie in modo che chi ha intenzione di compierli venga spinto a non commetterli e a ravvedersi. E’ quello che Gesù proponeva, per esempio, quando invitava a porgere l’altra guancia o a portare i pesi imposti non per uno ma per due miglia, o a regalare anche la propria tunica. Si tratta di azioni che per troppo tempo sono state definite come indicazioni di sottomissione verso i potenti ma che invece, all’opposto, erano azioni di disobbedienza non violenta verso i potenti perché ne mettevano a nudo l'arroganza e la violenza.

L’amore nel senso prima indicato è così importante e costitutivo della chiesa che il “figlio dell’uomo” (leggi l'umanità) pronuncia una minaccia terribile: quella di decretare la morte della chiesa. Oggi quando parliamo di chiesa (che deriva dal greco ekklesiai) pensiamo ad una organizzazione di carattere religioso o a un luogo sacro dove si tengono funzioni religiose. In realtà 2000 anni fa il termine chiesa indicava esattamente l'opposto, perché con tale termine si indicava l'assemblea di tutta la comunità di una città riunita per decidere democraticamente sulle scelte da attuare per il bene comune. Le ekklesiai di 2000 anni fa a cui fa riferimento l'Apocalisse erano l'equivalente di quelli che noi oggi potremmo definire i “consigli comunali” o le assemblee di quartiere aperte a tutti gli abitanti del quartiere o della città. Niente di più lontano dalla religione e dal potere sacro di cui le religioni si ammantano.

Una chiesa, cioè una comunità che è tale al di la della religione che può o meno praticare, senza amore è una comunità morta, che non ha ragione di esistere. Una chiesa(comunità) che non si mette in gioco e non è promotrice di amore, cioè di messa in comune di tutto ciò che riguarda la vita di ogni giorno, è una chiesa(comunità) inutile. L'autore dell'Apocalisse parlando a comunità che vivevano nel terrore di Dio, usa l'immagine di “Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro”, che è una delle immagini di Dio, per dire semplicemente che la dichiarazione di morte viene fatta da Dio, che cioè la chiesa(comunità) è morta davanti a Dio, non ha più nulla da dire.

Importante quello che nella lettera viene scritto a proposito dei falsi profeti. Questi vengono qualificati come bugiardi (Vers. 2), che messi alla prova hanno dimostrato tutta intera la loro falsità. La bugia è fonte di nequizie ed ingiustizie, di azioni contrarie alla volontà di Dio.

Questa riflessione pone non pochi problemi alle chiese come si sono andate configurando nel corso dei secoli fino ad oggi. Chiunque abbia esperienza di vita di una qualsiasi chiesa, che si sono poi trasformate via via in strutture chiuse e religiose molto lontano da ciò che erano all'inizio, sa bene che non esiste oggi alcuna organizzazione ecclesiale centralizzata che non basi la propria struttura su un livello via via crescente di bugie man mano che si sale nella scala gerarchica. Bugie che servono a giustificare una mancanza di fedeltà proprio nella legge dell’amore. Bugie che servono a nascondere i propri opportunismi, il proprio essere succubi di ideologie e teorie che tendono a perpetuare le disuguaglianze sociali ed un uso della parola amore del tutto contrario all’amore stesso, un amore che tende a soddisfare il proprio egoismo e che nega il valore della comunità e dei rapporti comunitari. “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”(Mat 5,37).

Tutta la società è impregnata di bugie, non c'è organizzazione sociale strutturata che non ne sia impregnata. Vale per i partiti, per le associazioni, per le istituzioni statali ad ogni livello. Le bugie che ci diciamo reciprocamente sono alla base della distruzione sociale che stiamo vivendo oggi e contro cui ci sentiamo impotenti. Bisogna liberarci della bugia. Lo ha scritto l'autore dell'Apocalisse 2000 anni fa ed è una verità valida ancora oggi. Ecco un elemento da cui ripartire.


 



Domenica 25 Novembre,2012 Ore: 00:17
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/11/2012 09.56
Titolo:LO SPIRITO DELLA MENZOGNA, DELLA CHIESA DI ROMA
VATICANO, COPYRIGHT, E "CARO-PREZZO" (DEUS "CARITAS" EST)RATZINGERIANO

"IN PRINCIPIO ERA LA PAROLA" A PAGAMENTO!!! FIN DALLA PRIMA ENCICLICA TUTTO A PAGAMENTO !!!

QUESTO E’ IL " LOGO" DEL "NOSTRO SIGNORE": PAROLA DI RATZINGER, BERTONE, RUINI, BAGNASCO E DI TUTTI I VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA ...

LA "LUCE DEL MONDO" SONO "IO"!!! CHE SUCCESSO, QUANTI SOLDI CON I DIRITTI DI AUTORE!!!

vedi: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5036
Autore Città Giorno Ora
enrica bernasconi brunate 25/11/2012 21.12
Titolo:il vero libro della " Rivelazione"
Il papa,che la sa lunga, scrive un libro su Gesù Bambino....e ci rivela che nella capanna il bue e l'asinello non c'erano....50.000 copie vendute il primo giorno.
Domanda: Sapete chi ci metterei io nella capanna a fare l'asino ???

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