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www.ildialogo.org Non fermiamoci, non deleghiamo a nessuno il nostro futuro.</p>,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Non fermiamoci, non deleghiamo a nessuno il nostro futuro.

di Giovanni Sarubbi

Dunque i referendum del 12-13 giugno si sono conclusi positivamente. Ieri abbiamo gioito insieme ai tantissimi che come noi si sono mobilitati in questi mesi per ottenere questo risultato che non era affatto scontato, non tanto nel merito dei quesiti, ma per il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

Il fatto che in Italia il 57% degli elettori siano andati a votare (lasciamo da parte il voto dei residenti all'estero su cui molto ci sarebbe da discutere) rappresenta inequivocabilmente una inversione di tendenza notevole dell'orientamento degli elettori del nostro paese dove, negli ultimi dieci anni, ad aumentare costantemente sono stati gli astenuti e gli sfiduciati rispetto alla politica e quindi alla possibilità di incidere profondamente nei processi decisionali che alla politica sono connessi.

Certo il 43% di astenuti sono ancora tantissimi ma è probabile che fra gli astenuti ai referendum ci siano molti sostenitori dell'attuale governo il cui duce ha esplicitamente invitato gli elettori ad andare al mare. E' probabile quindi che fra quelli che hanno deciso di votare per i referendum ci siano persone che negli ultimi anni si erano astenuti, il che ci induce a pensare ad una situazione di grande rimescolamento del corpo elettorale e a una rottura degli schemi politici che finora hanno consentito al governo di fare quello che ha voluto pur essendo minoranza nel paese. Anzi questo governo ha basato la sua forza proprio sugli astenuti, sulla sfiducia, sulla passività e sulla legge elettorale maggioritaria che consente a chi piglia un voto in più degli avversari di ottenere una maggioranza assoluta nelle istituzioni.

Le interpretazioni del voto sono ovviamente le più varie ed ogni forza politica tenta di dare la spiegazione che più si attaglia al proprio progetto politico: ognuno tira l'acqua al proprio mulino. Non mancano ne mancheranno le mistificazioni, i tentativi di cambiare le carte in tavola, il far credere il contrario di quello che effettivamente c'è stato.

Ma noi crediamo che quando c'è partecipazione attiva delle persone alle scelte politiche che riguardano tutti è sempre un fatto positivo. Ed è sul positivo che le forze sociali e politiche hanno il dovere di lavorare se hanno a cuore il bene comune del nostro popolo e più in generale dell'intera umanità.

E chi ha promosso i referendum e ha ottenuto un risultato positivo ha il dovere di continuare a lavorare per mantenere alta la partecipazione di tutti i cittadini, principalmente quelli che lavorano, quelli che le tasse le pagano sempre, quelli che hanno a cuore la tutela dell'ambiente, quelli che vogliono il rispetto della nostra Costituzione sia per quel che riguarda il lavoro (che non può più essere oggetto di sfruttamento bestiale come è oggi), sia per quanto riguarda il ripudio della guerra, sia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani per tutte/i.

C'è bisogno di continuare la mobilitazione per la difesa della scuola pubblica e di tutti i servizi pubblici, per la difesa degli stipendi e delle pensioni, per far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate, usufruendo poi dei condoni del duo Tremonti-Berlusconi, c'è bisogno di riportare la sicurezza sui luoghi di lavoro impedendo i tanti, troppi omicidi sul lavoro. C'è bisogno di bloccare le privatizzazioni selvagge fin qui realizzate e che si sono rivelate strumenti per far arricchire i soliti noti ai danni della stragrande maggioranza dei cittadini. Bisogna togliere ai ricchi per dare ai poveri perché sulle ingiustizie sociali e sull'arricchimento di singole persone o di pochi gruppi sociali nessuna società umana può avere un futuro.

Dunque il pericolo oggi sono i politicanti di professione, quelli abituati a fare compromessi al ribasso e a giustificare l'ingiustificabile pur di non mettere in discussione un sistema sociale che fa acqua da tutte le parti e che ci porterebbero ad avere il berlusconismo senza Berlusconi. Di questi leader e di questi chiacchieroni che hanno venduto la loro anima al diavolo per qualche barca in più o per qualche piatto di lenticchie non sappiamo che farcene.

Questa è la lezione che, dal nostro punto di vista, bisogna cogliere da ciò che è successo con le elezioni amministrative prima e con il referendum poi. Chi, pur avendo avuto la possibilità di farlo nel 1996 prima e per cinque anni e nel 2006 poi e per soli due anni, non è stato in grado di mettere in pratica lo spirito e la lettera della Costituzione ma anzi ha consentito alla sua sistematica violazione con le leggi sul precariato, con l'istituzione dei campi di concentramento per i migranti, con la partecipazione alla guerra in Kosovo e alle altre guerre americane, è meglio che si faccia da parte. Crediamo sia opportuno che i comitati per i referendum non smobilitino, che continui la loro iniziativa unitaria sul territorio per impedire anche che passato l'entusiamo ed il momento del voto il governo e le forze politiche e sociali che lo sostengono possano continuare a fare i loro porci comodi.

L'unica vera garanzia della democrazia è la partecipazione attiva di tutte/i alle scelte che riguardano tutte/i. Non fermiamoci, non deleghiamo a nessuno il nostro futuro.

Giovanni Sarubbi



Marted́ 14 Giugno,2011 Ore: 16:01
 
 
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