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www.ildialogo.org NON TACERE SUL TEMA “GUERRA E PACE” NELLA FASE FINALE DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA,di Raffaello Saffioti

Editoriale
NON TACERE SUL TEMA “GUERRA E PACE” NELLA FASE FINALE DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA

CHI DECIDE LA GUERRA? LA DIFESA DELLA PATRIA E IL “NUOVO MODELLO DI DIFESA”


di Raffaello Saffioti

LA GUERRA OGGI NEL MONDO

Nel corso della campagna referendaria il tema “guerra” si sta rivelando tabù. Perché non se ne parla? Sembra rimanere isolato il discorso di RANIERO LA VALLE a Bitonto, il 19 ottobre scorso.
Nel mondo oggi si vive la terza guerra mondiale “a pezzi”, secondo la locuzione di Papa Francesco, ormai divenuta quasi un luogo comune. Quanti sono i conflitti armati, in varie parti del mondo? E’ difficile dirlo. Ma se si visitano i siti internet interessati per vedere la mappa e l’atlante di questi conflitti, si rimane impressionati.
Basta segnalare uno di questi siti: “lineadiretta24.it”
In esso si legge:
“Europa, Asia, Americhe, Medio Oriente. Non c’è zona del pianeta che non sia interessata da conflitti, il cui numero è sensibilmente più alto di quello dei Paesi riconosciuti: in molti Stati, infatti, i fronti di guerra sono più di uno, spesso di diversa intensità.
… Sono conflitti che non fanno notizia, che non trovano spazio su giornali e tv (…). Certo, le notizie ci sono, per chi sa e vuole cercare (un esempio è il sito Global Conflict Tracker che fornisce mappe interattive e approfondimenti sui conflitti in corso) ma per la maggior parte dell’opinione pubblica queste guerre, semplicemente, non esistono. Eppure le guerre vanno avanti anche se noi non le vediamo, non le conosciamo e, in fondo, non sappiamo neanche immaginarle. I morti aumentano anche se non fanno rumore. Ogni volta che sentiamo qualcuno dire, guardando i profughi che arrivano dall’Africa, ‘tutti a casa’ o ‘aiutiamoli a casa loro’ cerchiamo di ricordarcelo. A casa loro c’è la guerra”.
Ricordiamo, anche, che in vari conflitti sono presenti militari italiani.
Segnali di allarme provengono dalla elezione del nuovo Presidente americano.
Nella fase finale della campagna elettorale sul tema “guerra” non si può continuare a tacere. Nella situazione di rischio in cui viviamo anche in Italia, s’impone la domanda: CHI DECIDE LA GUERRA?
  1. LA PACE E LA GUERRA NELLA COSTITUZIONE VIGENTE
L’articolo 11 della Costituzione, uno dei 12 “Principi fondamentali”:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’articolo 52 della Costituzione, Primo comma (Parte I, Diritti e doveri dei cittadini, Titolo IV, Rapporti politici):
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
L’articolo 78 (Parte II, Ordinamento della Repubblica, Titolo I, Il Parlamento, Sezione II, La formazione delle leggi):
Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
L’articolo 87, comma 9 (Parte II, Titolo II, Il Presidente della Repubblica):
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio superiore di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”.
  1. LA PACE E LA GUERRA NELLA LEGGE SOTTOPOSTA A REFERENDUM
Raniero La Valle, nel discorso a Bitonto, citato:
“Riguardo alla guerra c’è un’innovazione esplicita e dichiarata, e ci sono delle innovazioni implicite e non dette che però travolgono tutte le garanzie.
L’innovazione esplicita è che il Senato, il quale non è affatto abolito, secondo l’articolo 78 della nuova Costituzione è escluso dal partecipare alla deliberazione della guerra e al conferimento al governo dei relativi poteri, deliberazione che invece è riservata al primo ministro e ai suoi deputati.
E ciò è molto strano, perché secondo la riforma il Senato dovrebbe rappresentare le realtà territoriali, dove ci sono le case e i corpi delle persone che più di tutti sarebbero colpiti dalla guerra; ed è molto strano anche perché secondo la riforma il Senato dovrebbe funzionare come raccordo con l’Unione Europea, dovrebbe partecipare alla formazione e attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione Europea; inoltre dovrebbe valutare le politiche pubbliche all’interno e l’impatto delle politiche dell’Unione Europea sui territori.
Dunque dovrebbe mettere becco su tutto ma non sulla guerra, e dovrebbe avere un peso determinante nel rapporto con gli Stati europei, ma non avrebbe alcun potere nella decisione più importante riguardante il rapporto con tutti gli Stati, europei e non europei, che è precisamente la decisione sulla guerra.
… Resta allora che i veri obiettivi della riforma del Senato erano due: il primo, quello di togliere al governo il fastidio di dover ottenere la fiducia di due Camere; il secondo, quello di sterilizzare il Senato e le comunità territoriali che esso dovrebbe rappresentare, rispetto alle decisioni supreme relative alla pace e alla guerra”.
Articolo 17 della Legge di riforma della Costituzione (Deliberazione dello stato di guerra)
1. L’articolo 78 della Costituzione è sostituito dal seguente:
«Art. 78. – La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari».
  1. LA “DIFESA DELLA PATRIA”
Per il tema “difesa della Patria” bisogna conoscere e ricordare la “Lettera ai Cappellani Militari della Toscana” di don LORENZO MILANI, del 1965.
E’ un documento che potrebbe elevare il livello del dibattito in corso per il Referendum, considerando il suo alto valore civile e morale, oltre che politico.
Sul concetto di “patria”, don Milani ha scritto:
“Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E’ troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione”.
Don Milani prosegue, dopo aver citato gli articoli 11 e 52 della Costituzione:
“Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia. Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l’onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati.
… Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. E se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l’anno) l’esercito, è solo perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all’obiezione che all’obbedienza. L’obiezione in questi 100 anni di storia l’han conosciuta troppo poco. L’obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l’han conosciuta anche troppo.
Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare.
… A 100 anni di distanza la storia si ripete: l’Europa è alle porte.
… Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. (…) Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo.
… Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima”.
La Lettera di don Milani, letta oggi dopo oltre cinquant’anni, rivela il suo carattere profetico. Come non riconoscere, anche, il suo valore educativo?
Come viene insegnata nella scuola italiana la storia delle guerre dall’Unità d’Italia ad oggi?
Quanti sono gli insegnanti che educano a divenire cittadini sovrani, facendo studiare con la Costituzione questa Lettera e la Lettera ai Giudici?
Quali potrebbero essere gli effetti sul voto, dei giovani soprattutto, nel prossimo Referendum?
  1. IL “NUOVO MODELLO DI DIFESA” (NMD)
Come è cambiato il concetto di “difesa della Patria”, previsto dall’articolo 52 della Costituzione?
Il “Nuovo modello di difesa” (NMD) è un progetto del Ministero della difesa, distribuito ai parlamentari nell’ottobre 1991, contenuto in un libro bianco di 251 pagine, dal titolo Modello di difesa. Lineamenti di sviluppo delle FF.AA. negli anni ’90.
Ha scritto ENRICO PEYRETTI:
“Tutta la ‘filosofia’ di quel progetto è apertamente dichiarata nelle prime 70 pagine. Vi si dice che, caduto il muro Est-Ovest, il nuovo confronto è nell’area mediterranea «tra una realtà culturale ancorata alla matrice islamica ed i modelli di sviluppo del mondo occidentale» (pp. 15-16). Là è il nuovo nemico, il nuovo conflitto economico-religioso!
Il pericolo attuale, secondo il NMD, sta nelle tendenze «al sovvertimento delle attuali situazioni di predominio regionale, anche per il controllo delle riserve energetiche esistenti nell’area» (p. 21). Quindi si vuol difendere un predominio!
… il NMD afferma senza pudore che finalità della difesa è, dopo la salvaguardia dell’indipendenza e dei confini, la tutela degli interessi nazionali, nell’accezione più vasta di tale termine, ovunque sia necessario” (p. 30).
… l’idea che regge tutto il progetto: non la difesa di diritti umani, ma di uno stato di fatto, che abbiamo ‘interesse’ a mantenere. Si parla di sicurezza internazionale, in realtà si difende con la ferocia delle armi la violenza strutturale del Nord sul Sud. L’esercito italiano diventa un corpo di spedizione neo-coloniale.
… Chi ha concepito quel progetto ha una mentalità estranea e opposta ai valori umani che stanno a fondamento della nostra Costituzione, alto frutto delle sofferenze e della riconquistata dignità dopo il fascismo e la guerra, nel ripudio della politica violenta”.
(Fonte: serenoregis.org)
  1. QUALI GARANZIE CONTRO GUERRE INCONSULTE?”
Raniero La Valle, nel discorso citato:
“Il Modello di Difesa non venne mai discusso né approvato dal Parlamento, ma venne di fatto tradotto nella legislazione sulle Forze Armate, nei bilanci della difesa e nelle scelte dei governi.
… In questa situazione, in cui si accentua la discrezionalità dei governi, diventa molto pericoloso che non si possano esprimere le voci dei popoli e che le decisioni possano essere prese da capi politici dai poteri incondizionati e liberi da controlli e garanzie.
Questa è la ragione per cui una Costituzione che tende ad assicurare una governabilità insindacabile per cinque anni e a ridurre il controllo del Parlamento sul capo politico di turno, mentre si stende come un’ombra l’ipoteca dei grandi poteri militari e finanziari mondiali, sguarnisce i popoli di ogni difesa contro inconsulte decisioni di guerra.
Nel caso italiano il nuovo sistema costituzionale risultante dal combinato disposto della Costituzione riformata e della legge elettorale maggioritaria, istituisce una nuova forma di governo che è stata chiamata in dottrina una ‘forma di governo di legislatura a vertice monocratico elettivo’. Questo modello, costruito sulla formula del ‘Sindaco d’Italia’, ormai al di fuori della forma della democrazia parlamentare, finisce per attribuire al primo ministro un solitario potere di decidere tra la pace e la guerra. Il fatto che per la sua sussistenza, mediante la fiducia, il governo dipenda solo dalla Camera e che la maggioranza assoluta dei deputati, pur necessaria per la deliberazione dello stato di guerra, sia rappresentata da parlamentari di un solo partito, per di più scelti dallo stesso primo ministro e non eletti dal popolo, fa sì che nella situazione di massimo pericolo in cui il mondo è oggi precipitato il rischio di essere portati verso una guerra, mentre giornali, televisioni e commentatori politici parlano d’altro, è molto elevato”.
Avremo interventi sul tema “pace e guerra” nella fase finale della campagna referendaria?
Roma, 16 novembre 2016
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi – PALMI
raffaello.saffioti@gmail.com



Mercoledì 16 Novembre,2016 Ore: 17:58
 
 
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Autore Città Giorno Ora
CENTRO GANDHI ONLUS Pisa 17/11/2016 13.14
Titolo:Straordinario  contributo per trovare le vere ragioni per il  voto ref
E' in atto un vero e proprio tentativo di golpe mediatico,  messo in atto dal governo a sostegno del Sì nel referendum.
Il saggio di Raffaello Saffioti, novello Davide contro Golia, cerca di contrappore a tanta subdola arroganza le più autentiche  ragioni del voto per il NO!
 

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