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www.ildialogo.org Non possiamo fare a meno del dialogo, dell’incontro, degli altri,di hamza roberto piccardo

Appello ai musulmani e non solo
Non possiamo fare a meno del dialogo, dell’incontro, degli altri

di hamza roberto piccardo

Riprendiamo e rilanciamo questo articolo di Hamza Roberto Piccardo, dell'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d'Italia) del 3 novembre 2004, già pubblicato sul nostro sito in quella data. Dimostra inequivocabilmente la volontà di pace che è alla base dell'Islàm, di quello vero, non certo di quello costruito ad arte dalle multinazionali del terrore che hanno l'unico scopo di proseguire la guerra mondiale iniziata l'11 settembre del 2001 e che ha fatto già molti milioni di morti. Guerra che vuole continuare a perpetrare un sistema sociale basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla ricchezza infinita per pochi e la miseria per il resto dell'umanità, sullo sfruttamento selvaggio della natura. Altro che democrazia o difesa del "diritti umani". Bisogna fermare la guerra e rilanciare il dialogo e la voglia di pace come questo articolo di Hamza Roberto Piccardo testimonia.
Si avvicina il 12 novembre, 29 ramadan, la III giornata del dialogo islamo-cristiano e vogliamo ricordare a noi stessi e a tutti e tutte quanta utilità e bene ci sia nel celebrarla degnamente ovunque e non solo in quel giorno ma prolungarla almeno fino a fine mese e poi fino al prossimo anno, nel 2005, fino alla IV giornata,e poi ancora, affinché il dialogo diventi la costante caratteristica della nostra relazione con il mondo.
Dialogo con Iddio Altissimo e con noi stessi, infracomunitario e intercomunitario, tra le due metà del cielo, gli uomini e le donne, tra le generazioni, tra i credenti, con i non credenti, con tutti coloro che hanno orecchie per sentire, cuori e menti per capire.
La parola è lo strumento migliore che Iddio ci abbia messo a disposizione per capirci, per spiegare noi agli altri e comprenderli a nostra volta, per chiedere quanto ci è necessario, per stabilire e poi approfondire una relazione. Senza dimenticare il gesto, il sorriso.
Talvolta parlare può essere difficile, per il troppo baccano tutt’attorno, in tal altra la lingua è pesante e non riesce ad articolare. Ci sono ore di stanchezza e di delusione dove niente sembra più avere senso e giorni di confusione in cui le convinzioni fanno fatica ad emergere sulla schiumante retorica della menzogna.
C’è chi si sente un fortezza muta e si chiude in un autismo disperato e rancoroso, chi sceglie di parlare di niente e celare l’amarezza dietro al vaniloquio, ci sono quelli che parlano solo per servizio... e poi ci sono quelli che ricordano e insistono.
Sono quelli e quelle che hanno a mente la parola del più Alto: Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura...” , “affinché vi conosceste a vicenda”, “Se avesse voluto avrebbe fatto di voi una comunità unica.Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah”
Ci deve bastare. Ci deve bastare a superare stanchezza e delusione, a sovrastare il rumore, a vincere l’amarezza che paralizza. Dobbiamo continuare a dialogare con noi stessi e con gli altri.
Anche quando ci sembra che il nostro sia un monologo, un soliloquio, quando ci pare che nessuno si disposto ad ascoltarci, quando il concerto dei media è un abbaiare furioso che non promette nulla di buono e la mente tende a non percepire più le parole piane, sommesse di chi invece continua a parlare.... anche allora, più che mai “il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti odia” e “quelli che credono e fanno il bene” sfuggiranno alla rovina del tempo, dei tempi.
Nessuno sforzo è piccolo, nessun impegno inutile “non farò andare perso nulla di quel voi fate” ogni parola è un seme da cui può germogliare una quercia e ogni discorso sparge tanti semi da poter diventare foresta di alberi recanti frutti e semi di altra o rinnovata foresta di frutti e di semi.
Pochi, eppure troppi, coloro che seminano la corruzione e spargono il sangue sulla terra di Dio, , “... accendono un fuoco di guerra.... Gareggiano nel seminare disordine sulla terra”.
Molti, eppure pochi gli uomini, memori di essere Suoi vicari, intenti, da validi servitori, a mettere a frutto i talenti ricevuti. Sono quelli che “...vicendevolmente si raccomandano la generosità e la pazienza”, sono quelli che “credono e operano il bene”.
cari fratelli e sorelle,
dialogare è necessario, doveroso e obbligatorio. Alternativa? il dialogo delle armi che si chiama guerra, che è nemica del bene e dell’utile.
Nella mancanza del dialogo non c’è presente sereno né speranza del futuro, non si costruisce casa, non si educano figli, non prospera un commercio.
Il dialogo è parola chiara e rispettosa, tono amichevole, silenzio attento, con tutti, anche con chi vuol viversi sordo, sentirsi nemico. La parola e l’incontro sono strumento e sostanza del dialogo, ineludibili, incontornabili.
E allora fiorisca la foresta dei dialoganti, ché è nata da semi benedetti delle Scritture e dalla tradizione dialogante di tutti i Profeti, dei devoti e degli uomini di buon volontà, e ogni porta di moschea e di associazione musulmana si apra in una gara di ospitalità e trasparenza per infliggere un duro colpo alla paura e alla menzogna.
ramadan 1424 – novembre ’04
hamza roberto piccardo



Mercoledì 10 Settembre,2014 Ore: 09:32
 
 
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