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www.ildialogo.org "Un altro verbo maledetto".,di Mario Mariotti

Editoriale
"Un altro verbo maledetto".

di Mario Mariotti

In una mia precedente riflessione avevo qualificato come stramaledetto il verbo "credere", perché esso permette ai fedeli seguaci di mammona di sentirsi alla sequela del Signore, e di acquisire quella credibilità ed onorabilità che serviranno loro per ingrassare sé stessi di ricchezza e di potere.

Oggi tiro fuori altri due termini maledetti: il verbo crescere ed il sostantivo crescita. Essendo essi, l'obiettivo primo oggi, di tutte le forze politiche e sindacali, e di quasi tutte quelle culturali, compresa quella Sinistra che avrebbe dovuto equalizzare, e quindi produrre equalizzazione, e quindi uguaglianza dei cittadini fra loro, e quindi solidarietà, fraternità e giustizia in ogni contrada del Pianeta, “crescere e crescita” si ritrovano ad essere il motore di quel tipo di sviluppo che abbiamo oggi sotto gli occhi e che ci porterà inevitabilmente all'ingiustizia planetaria, alla violenza di reazione ad essa, al collasso ecologico del pianeta Terra.

Il dogma imperante é che la crescita del PIL, del prodotto interno lordo, é la chiave per risolvere tutti i problemi che attanagliano la nostra società; e che se lascieremo gli imprenditori, gli speculatori, gli investitori liberi da ogni laccio e lacciuolo la ricchezza crescerà in modo rilevante, e indirettamente recherà benessere anche a coloro che oggi sono attanagliati dalla precarietà e dalla povertà.

Con questa musica, che é diventata assordante soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo il suicidio dell'utopia della fratellanza, capitalismo privato, mercato e competizione si sono globalizzati a livello quasi planetario, e stanno trasformando il mondo in quell'oasi di sicurezza, di benessere, di serenità e di solidarietà di cui stiamo facendo esperienza, e che viene documentata dai vari canali televisivi, i primi responsabili dell'alienazione e del rincoglionimento, questi sì veramente globali, universali!

Una prima cosa che si potrebbe dire e che il verbo ed il sostantivo applicati ad una situazione che include delle enormi differenze fra i vari soggetti che la compongono, non ha senso, ne teorico ne pratico. Se la crescita coinvolgesse sia i ricchi che i poveri, la distanza fra loro resterebbe, e continueremmo ad avere sia i ricchi che i poveri. La possibilità, poi, che i poveri, crescendo, possano arrivare a quella condizione dignitosa che include il necessario per loro, é pura utopia e maledetta favola: di fatto i ricchi stanno diventando sempre più ricchi, il loro numero si va riducendo in proporzione all'enormità dei capitali che essi riescono ad accumulare, ormai quasi due miliardi di nostri concittadini del pianeta Terra si trovano ad essere esclusi, fuori-mercato, costretti a vivere una vita indegna di essere vissuta.

Poi, per fare un mondo meno schifoso di quanto esso sia adesso, il duo crescere-crescita andrebbe applicato solo ai poveri, in modo che essi potessero raggiungere la liberta dal bisogno. Per i ricchi il duo dovrebbe essere trasformato in “decrescere e decrescita”, in modo che finalmente si potesse realizzare quel progetto di Dio formalizzato dal “Magnficat” l'abbassamento dei ricchi e l'innalzamento dei poveri.

Poi sarebbe estremamente necessario che noi riuscissimo a definire quello che é necessario e quello che non lo é: l'economia andrebbe pianificata in modo che il primo diventasse accessibile a tutti, ed il secondo decrescesse fino a scomparire, dato che la popolazione mondiale é in crescita e le risorse del pianeta non sono infinite, ma includono dei limiti oggettivamente insuperabili. Poi dovremmo mettere a punto un modello di sviluppo che riuscisse a superare le bestemmie logiche e pedagogiche di oggi, dove uno Stato produce e vende sigarette e contemporaneamente cura il cancro ai fumatori, e dove la pedagogia del gioco d'azzardo insegna che i propri personali problemi si risolvono a seconda delle dimensioni di quella parte del corpo che si posiziona sulla sedia.

Poi dovremmo far crescere, vivendoli, solo i valori positivi, cioè l'etica privata e pubblica, e dovremmo far decrescere, e quindi estinguere i limiti negativi della nostra cultura in riferimento all'evasione fiscale, al razzismo, all'individualismo esasperato che ci impedisce di prendere coscienza che lo Stato siamo noi, e che ci fa vedere, in chi delinque, non un ladro, ma un furbo da imitare.

Un'altra crescita estremamente necessaria sarebbe poi quella della lucidità politica, in modo che il popolo non scegliesse come propri rappresentanti proprio coloro che ne incarnano vizi e difetti. Ho sentito, in una puntata di Report, un deputato “onorevole” della Repubblica affermare che, siccome del popolo italiano fanno parte anche i ladri, lui sentiva il dovere di rappresentare tale categoria in Parlamento. Speriamo che non salti fuori un altro onorevole che senta l'imperativo etico di rappresentare gli assassini, minoranza ancora esigua, ma purtroppo in espansione, dato il modo in cui, nella cultura berlusconiana, vengono catalogate le donne, proprietà privata dei liberi imprenditori maschi, che ne fanno fuori una ogni tre giorni per far capire chi comanda.

Non ci starebbe neppure male una decrescita del cristianesimo religioso, che naviga nella più perfetta alienazione mentre aspetta che San Gennaro sciolga, scoaguli il proprio sangue. Essa andrebbe accompagnata dalla crescita di quello spirito laico che ci farebbe capire che noi, purtroppo siamo fondamentalisti come gli islamici, con uno Stato fondato sul Vangelo (chiedo perdono per la bestemmia di associare Vaticano e Vangelo), e con forze politiche che si allineano alle posizioni della CEI prima ancora che essa le manifesti.

Come può risultare da quanto scritto fin qui, ci troviamo davanti ad un enorme problema culturale: alla crescita del PIL si accompagna la decrescita dell’etica e della sensibilità umana; e diventa sempre più urgente quel cambiamento di prospettiva di cui non si riescono a cogliere i segnali. Per non arrivare agli eccessi dell'ira dei poveri ed al collasso ecologico del Pianeta, dovremo convertirci dal verbo “crescere” a quello di “condividere”. Abbiamo 20 milioni di occupati, due di disoccupati? Riduciamo l'orario di lavoro di un decimo, includiamo gli esclusi, riduciamo in proporzione i salari in modo che il poco sia accessibile a tutti.

Questo sarebbe il miracolo dei pani e dei pesci del Vangelo (la condivisione del poco riesce a nutrire tutti), epurato dalla traduzione religiosa che ci é stata raccontata. Ma questa e pura fantascienza nel clima culturale del beati gli indefinitamente ricchi, delle lotterie, dell’individualismo, della corruzione e dell'evasione fiscale che l'accompagnano. L'unica crescita invece che sarebbe fondamentale per rompere la tendenza che ci porterà alla rovina é quella della "compassione", è quella della sensibilità per gli ultimi, per le vittime dei briganti, che oggi sono costituite da un popolo sterminato.

Gesù ce l'aveva detto: “Adorate Dio in Spirito e Verità liberandovi dalla religione, e fate quello che ha fatto il Buon Samaritano. Ma noi questa pagina del Vangelo l'abbiamo riempita di colla e sopra abbiamo messo, rovesciata, quella del ricco epulone e del povero Lazzaro. E cosi, dopo secoli e millenni di cristianesimo storico, ci troviamo ancora a perseguire l'obiettivo della crescita del PIL, mentre la solidarietà, la fratellanza, la giustizia e l'amore rimangono puri suoni in un mondo sempre più preda del Maligno ......

Mario Mariotti




Sabato 15 Dicembre,2012 Ore: 15:26
 
 
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