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www.ildialogo.org UNA RISOLUZIONE CHE FA RIFLETTERE,di Daniela Zini

A proposito delle nuove sanzioni contro l'Iran
UNA RISOLUZIONE CHE FA RIFLETTERE

di Daniela Zini

In genere, i quindici membri del Consiglio di Sicurezza – cinque permanenti e dieci temporanei – sanno, già prima della votazione, se una risoluzione sarà votata o no, se beneficerà della forza simbolica dell’unanimità o no, e in caso di non unanimità, quanti voteranno a favore e quanti contro.
Tutto si concerta (o si arena) dietro le quinte: un progetto di risoluzione è sottoposto a votazione solo se non riscuoterà il veto di uno dei membri permanenti e otterrà almeno nove voti a favore (i cinque permanenti più quattro non permanenti). Le grandi potenze cercano naturalmente i successi diplomatici, ma si preoccupano anche della propria reputazione e del proprio onore.
La Risoluzione 1929 che aggrava le sanzioni contro l’Iran non è sfuggita a questa regola. I suoi promotori americani hanno dispiegato grandi energie per assicurare la forza simbolica dell’unanimità.
Ma, opponendo l’urgenza del dossier iraniano, gli Stati Uniti hanno a cuore solo l’Iran?
Non ne sono pienamente sicura.
Di fronte alla miriade di problemi interni ed esterni, il potere federale americano è alla ricerca del minimo successo da esibire non solo al proprio interno (le elezioni di mezzo termine sono il prossimo novembre), ma anche all’esterno, a riprova che è sempre influente sulla scena mondiale. E, influente, forse, lo è sempre, se ha potuto convincere le reticenti Russia e Cina a votare la Risoluzione 1929.
È difficile credere che Mosca e Pechino abbiano votato la risoluzione perché l’Iran rappresenta un pericolo per la sicurezza mondiale. In questo genere di commercio, l’ultima cosa che le parti prendono in considerazione è l’oggetto stesso della risoluzione, nel caso in specie il pericolo nucleare rappresentato dall’Iran. Naturalmente, non si sa nulla delle promesse fatte alla Cina e alla Russia, né delle loro richieste, quale prezzo del voto. Tuttavia, una cosa è certa: russi e cinesi hanno fatto una stima, in termini economici e strategici, dei vantaggi e degli svantaggi. E visibilmente, l’ago della bilancia ha propeso, sia per Pechino, sia per Mosca, per il voto a favore. In ultima analisi, si può dire che le nuove sanzioni imposte all’Iran dipendano, anziché dal risultato della politica nucleare di Tehran, dalle conseguenze di un gioco strategico, cui indulgono le potenze rivali in un mondo sempre più multipolare, dove ciascuno tenta di arraffare dal piatto degli altri.
Un altro dato interessante emerge dalla crisi iraniana: la rivelazione di nuovi attori regionali, il Brasile e la Turchia, determinati a prendere le distanze dalle grandi potenze per decidere autonomamente la politica da seguire sulla scena mondiale. Voci dissonanti, Ankara e Brasilia, non hanno solo irritato Washington, ma sono soprattutto riuscite a privare la Risoluzione 1929 dell’unanimità. Conseguenza: con l’opposizione della Turchia e del Brasile e l’astensione del Libano, la Risoluzione 1929 è lontana dall’essere unanime, cosa che ne riduce sostanzialmente la forza simbolica e l’autorità morale.
L’Iran può trarre profitto dalla comparsa di questi piccoli poli impazienti di svolgere un ruolo sulla scena mondiale?
Senza alcun dubbio.
Soprattutto uno: la Turchia, che ha una frontiera in comune con l’Iran ed è intenzionata a intensificare gli scambi economici e commerciali con questo paese.
Va ricordato che votare una risoluzione non significa necessariamente per il paese votante essere legato mani e piedi rispetto ai termini del testo approvato. La reazione ufficiale della Cina dopo il voto favorevole è stata che “le nuove sanzioni dell’ONU mirano a ricondurre l’Iran al tavolo delle trattative e a mettere in atto un nuovo round di sforzi diplomatici” e che “la Cina conferisce grande importanza alle relazioni con l’Iran, non solo nell’interesse dei due paesi, ma anche nell’interesse della pace, della stabilità e dello sviluppo nella regione”.
Una lettura tra le righe di questa reazione prova che Pechino non ha votato la Risoluzione 1929 per convinzione, ma per desiderio di salvare capra e cavolo, come suol dirsi, cosa che non stupisce da parte di una potenza del calibro della Cina, dai vasti interessi da tutelare.
Daniela Zini
Copyright © 2010 ADZ Daniela Zini
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Marted́ 22 Giugno,2010 Ore: 14:32
 
 
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