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www.ildialogo.org L’anno della siccità,<em>Michele Zarrella</em> *

Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
L’anno della siccità

Non è solo clima


Michele Zarrella *

   Sta finendo un altro anno, ma la temperatura del       pianeta continua ad aumentare.

Un altro anno fra poche settimane ci saluterà, ma la tendenza al surriscaldamento, purtroppo, viene confermata anno dopo anno.

Questo anno è stato caratterizzato da una lunga estate.

Il 2017 si classifica come l’anno con la maggiore siccità dell’ultimo secolo. Molti sono i danni che provoca la siccità. Fiumi e laghi sono al di sotto del livello minimo. La nostra storia evolutiva insegna che fra 195 000 e 125 000 anni fa la nostra specie è stata probabilmente sul punto di estinguersi. In quel periodo era sopravvenuta una fase di raffreddamento globale che lasciò la Terra ghiacciata e brulla per circa 70 000 anni. La popolazione dei nostri antenati ominidi si ridusse a poche centinaia di individui, e gli esperti concordano nell’affermare che tutti gli esseri umani attualmente in vita discendono da quel gruppo. Come quei primitivi Homo sapiens siano riusciti a sopravvivere durante le rigidi fasi glaciali che si sono susseguite non è del tutto chiaro. Ma certo è che le superarono e oggi siamo qui. Però ora non sappiamo come, e se, riusciremo a sopravvivere a un’era calda. È la prima volta che ci troviamo di fronte a una sfida del genere.

Oltre ai cambiamenti del clima quali altre sfide dovremo affrontare con l’aumento della temperatura globale?

La vegetazione a causa del caldo non entra nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione autunnale; alcune piante hanno ancora le foglie verdi; altre, addirittura, stanno fiorendo e risvegliandosi, come se si stesse avvicinando la stagione primaverile. Questo fa temere che l’arrivo dell’inverno troverà le coltivazioni, diciamo così, “preparate ad una primavera che non arriverà”.

Il fenomeno del riscaldamento globale grava enormemente sull’agricoltura.

Il riscaldamento globale non incide solo sui fenomeni meteorologici come generalmente pensiamo ma anche sulla crescita delle piante. Come sappiamo le piante si nutrono di anidride carbonica ed emettono ossigeno. Se nell’aria c’è una maggiore quantità di anidride carbonica le piante crescono di più.

Quindi è positivo.

Così può sembrare, ma non lo è. Un esperimento condotto dal Consiglio per la ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura in collaborazione con ENEA e CNR ha dimostrato in serra con una concentrazione artificiale di CO2 pari a 570 parti per milione – quella che si avrà nel 2050 con l’attuale trend – che le colture hanno caratteristiche organolettiche minori. Tali caratteristiche si ripercuoteranno anche su tutta la catena alimentare, quindi sul latte, sulla carne … e sulla salute di tutte le specie viventi compresa, naturalmente, quella dell’Homo sapiens.

Cosa altro provoca un aumento di temperatura?

Gli insetti proliferano. Lo vediamo nelle nostre case quelle fastidiosissime mosche che ronzano, mezze assonnate, ancora in questi giorni. Anche i parassiti restano attivi più a lungo ed attaccano con maggior facilità le colture distruggendole.

Ma l’Homo sapiens che vede questi rischi perché non cambia i propri comportamenti in maniera repentina?

La nostra reazione di fronte ai rischi dipende da diversi fattori. Tra essi la resilienza, la cultura e l’egoismo. Non sempre ci comportiamo da Uomo sapiente. Spesso leggiamo o sentiamo notizie di rischi (climatici, economici, sanitari, ecc.) che possono derivare da certi comportamenti umani e le azioni da mettere preventivamente in atto per evitarli. Pensate, per esempio, ai fumatori che continuano a fumare nonostante le prove che il fumo nuoce alla salute. Con la nostra capacità di adattarci siamo assuefatti e non diamo la dovuta importanza alle azioni da prendere in merito ai rischi. Volgiamo gli occhi da un’altra parte, facciamo spallucce e pensiamo che i rischi non li corriamo in prima persona, ma li corrono gli altri. Invece gli altri siamo noi … dice una canzone.

Ma qualcuno, come Trump, nega l’esistenza del riscaldamento globale?

In certe situazioni che attengono al mondo intero, come i cambiamenti climatici, la domanda non è se i rischi esistono, ma con quanta urgenza dobbiamo intervenire e quali comportamenti assumere a fronte di possibili danni, stabilendo il livello massimo di rischio accettabile. Non dobbiamo relazionarci con i rischi in maniera egoistica o resiliente, ma con sapienza. E lo possiamo fare. Ne avremo la volontà?

Gesualdo, 8 dicembre 2017

 

*Ingegnere e astrofilo

Per contatti

zarmic@gmail.com

sito web: digilander.libero.it

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Venerdì 08 Dicembre,2017 Ore: 00:07
 
 
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