- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (338) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Parigi, il clima e i referendum,di Michele Zarrella

OTTO DOMANDE OTTO RISPOSTE L'OTTO DEL MESE
Parigi, il clima e i referendum

Il clima che sarà


di Michele Zarrella

La ventunesima conferenza dell’ONU sul clima (COP 21), che si è tenuta a Parigi due mesi fa, si è conclusa con uno storico accordo sottoscritto da 195 Paesi del mondo. Quali sono gli impegni presi?

Dopo ventuno conferenze – meglio tardi che mai –, per la prima volta è stato raggiunto un accordo sottoscritto da tutti i 195 Paesi partecipanti alla COP 21. Questi Paesi si sono impegnati a ridurre effettivamente le emissioni di gas serra. Impegno che si concretizza nell’alimentare un fondo di 100 miliardi di dollari a partire dal 2020 con un meccanismo di crescita programmato per il trasferimento di tecnologie che non emettono CO2 nei Paesi  in via di sviluppo.

Quali sono gli obiettivi?

I 195 Paesi hanno stabilito di non superare i 2 °C rispetto alla temperatura dell’era preindustriale. E, possibilmente, fare di tutto per mantenere tale aumento al di sotto di 1,5 °C. Per controllare l’andamento delle riduzioni dei gas serra, ogni cinque anni saranno verificati il rispetto degli impegni presi e se sono sufficienti ai fini dell’obiettivo propostosi altrimenti dovranno essere modificati.

Sono le emissioni delle nostre attività a provocare il riscaldamento globale?

Senza grandi rinunce, ma utilizzando la razionalità, dobbiamo prendere coscienza che sono soprattutto le fonti di energia che utilizziamo per le nostre attività a provocare l’incremento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Pertanto necessita una svolta sul modo di produrre l’energia: non si possono più utilizzare le fonti fossili, ma occorre utilizzare le fonti rinnovabili. E le tecnologie già ci sono. Basta che la volontà sancita nell’accordo di Parigi si traduca in azioni.

E le azioni devono essere messe in atto anche in tempi brevi.

Il tempo stringe e col passare degli anni la speranza si riduce. I prossimi decenni saranno importanti per il nostro futuro. Gli effetti sono tanti e anche i rimedi lo devono essere. Questi ultimi in tempi brevi. Riepiloghiamo alcuni effetti globali già noti e risaputi. Anni caldi da record che battono i precedenti, scioglimento dei ghiacciai, delle calotte polari e del permafrost, aumento del livello dei mari con conseguenti profughi climatici e pressione demografica, fenomeni atmosferici estremi sempre più frequenti e più violenti, allagamenti da una parte e incendi da un’altra, aumento di alcune specie (soprattutto insetti) e diminuzione fino alla scomparsa di altre, insorgenza e trasmissione di nuovi virus e di nuove malattie, acidificazione degli oceani, scomparsa di atolli…

La nostra specie saprà adattarsi ad un’era calda e catastrofica come abbiamo fatto per le ere glaciali?

Noi abbiamo superato le ere glaciali coprendoci il corpo, nascondendoci nelle caverne, accendendo il fuoco… Ma l’adattamento è avvenuto in tempi lunghissimi rispetto ai tempi umani. Mentre la sfida di un’era calda non l’abbiamo mai affrontata.  E non sappiamo se sapremo adattarci nei tempi brevi concessici dagli effetti globali che si autoalimentano e come ne usciremo.

Intanto i governi continuano a dare concessioni per effettuare esplorazioni petrolifere.

Questo è l’assurdo: partecipare alla conferenza di Parigi, accettare le evidenze climatiche e poi, ritornati nel proprio Paese, autorizzare le trivellazioni petrolifere. A volte, come in Italia, perfino in zone la cui vera vocazione e ben altra. Ricordiamo le concessioni al largo delle isole Tremiti (zona turistica) o quelle in Irpinia (zona ad alta sismicità). Senza neanche badare alla consistenza delle società a cui vengono assegnate. Spesso sono delle società a responsabilità limitata con nomi esotici e un capitale infimo, non sono quotate in borsa, sono quasi sconosciute e non garantiscono la tecnologia adatta e i lavori a regola d’arte, sono prive di sostanze e da un momento all’altro scompaiono come i funghi. Tutto questo non dà alcuna garanzia da eventuali danni locali alle popolazioni e all’ambiente.

Ma in Italia ci saranno i referendum proposto da 10 regioni e la popolazione potrà esprimersi.

I referendum sono stati decapitati dalla legge di stabilità. Di sei ne è rimasto uno solo. E di scarso impatto. La popolazione dovrà decidere se le concessioni offshore (al largo. È moda usare i termini in inglese per far capire meno agli italiani. Mi smentisca chi sa cosa significa stepchild adoption: in italiano adozione del figliastro) già rilasciate debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, oppure se i permessi vadano rinnovati nel tempo [cfr. L’Espresso n.6/2016 pag. 43].

Dunque ora viene il bello.

Ora deve prevalere la sapienza dell’Uomo. Il problema è che l’attuale società comprende molto facilmente le questioni economiche e poco quelle etiche. Per le prime possiamo dire che la produzione di energia a zero emissioni di CO2 diventa sempre più conveniente e dà più posti di lavoro di quella petrolifera. Per le seconde che sempre maggiori e da più parti si alzano voci eminenti affinché il problema venga affrontato con urgenza e decisione. Cosa che dobbiamo fare ciascuno di noi anche nei nostri comportamenti quotidiani.

 

Gesualdo, 8 febbraio 2016

Michele Zarrella

Per contatti

zarmic@gmail.com

sito web: digilander.libero.it

Torna alla sezione Ambiente

Vai alla sezione Astronomia

 

 



Lunedì 08 Febbraio,2016 Ore: 08:54
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Ambiente

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info