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www.ildialogo.org Previeni i rifiuti, cambia la vita,di Marinella Correggia

Previeni i rifiuti, cambia la vita

di Marinella Correggia

da Adista n. 40 del 10/11/2012


«Non faccio la raccolta differenziata e ne sono orgogliosa». La solita italiota incivile? Forse no. Si deve essere orgogliosi di non fare la raccolta differenziata: se questo significa che proprio non si fanno rifiuti.

Prevenire è ecologicamente molto meglio che differenziare. Perché i rifiuti non sono solo un problema in sé, azzerabile con le filiere di riciclaggio. Sono la spia finale di un sistema incapace di futuro.

A monte i rifiuti rivelano un enorme consumo di risorse naturali, materie prime, energia, acqua. In totale ogni europeo consuma quasi 16 tonnellate di materie prime a testa; in parte diventano beni, il resto rifiuti industriali nei processi produttivi, e rifiuti solidi urbani: quasi 600 kg a testa all’anno.

A valle, il riciclaggio dei rifiuti significa comunque la circolazione, su infiniti camion, degli scarti da riciclare, e il costo energetico (dunque climatico) e idrico legato al processo di trasformazione di materiali post-consumo in materie prime secondarie.

Dunque la vera sfida è non fare rifiuti. Ben più che darsi a quelli riciclabili, biodegradabili ecc.. Per esempio, perché rinnovare continuamente la produzione di un monouso, imballaggio o prodotto che sia? O di oggetti di breve vita? O di inutilissimi “non usa, getta” (come la pubblicità cartacea)? Sono mali, non beni.

Esperienza personale: è stato possibile in un anno (2011) produrre meno di un chilogrammo pro capite di rifiuti di plastica molle, plastica dura, tetrapak, alluminio, gomma, ceramica, ecc.. Sta tutto in una borsina di tela (che prima era una camicia). Idem finora per il 2012.

I rifiuti sono ancora in casa. Tranquilli e modesti. Vengono invece conferiti circa 30 kg di carta (ma se ne potrebbe fare cartapesta a casa) e alcuni chili di barattoli e contenitori di vetro. L’organico viene autocompostato.

Come si fa, a gradi diversi? Ecco alcune regoline. Modello alimentare: non comprare prodotti già trasformati, comprare sfuso e alla spina, comprare vegetale senza involucri da asporto, fare conserve, amare borraccia, thermos e portavivande. Igiene: autoprodurre da materie di base, no pannolini monouso, no attrezzature usa e getta. Altro: no a consumismo elettronico e prendipolvere, amore per ciò che dura, no cancelleria chimica. Attenti alle rotture. Con la stoffa non più utile si fanno riempicuscini, borse e bamboline annodate alla “Cosetta” di Victor Hugo. I mobili in legno, magari ridipinti, durano!

In quel chilo di rifiuti annui ci sono gli errori: sacchetti di cereali e legumi non comprati sfusi, involucri di cioccolata e caffè del commercio equo, biro finite (meglio le matite), tazzina rotta, buste postali imbottite (ma si possono almeno rispedire), qualche involucro di merendina e cioccolatino, pellicole involucro ricevute, tappi di metallo arrugginiti…

Le istituzioni, il mondo della produzione e della distribuzione potrebbero aiutare moltissimo la prevenzione diffondendo le “piccole ecoopere contro i rifiuti”. Centri alla spina, mense senza usa e getta ecc..

NB. La “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” si tiene dal 17 al 25 novembre.

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Sabato 10 Novembre,2012 Ore: 14:58
 
 
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