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www.ildialogo.org Impronta ecologica,di Michele Zarrella

OTTO DOMANDE L’OTTO DEL MESE
Impronta ecologica

Se la conosci la puoi ridurre


di Michele Zarrella

Con l’attuale modello di vita della società occidentale le risorse energetiche del pianeta non saranno più sufficienti per i 9 miliardi di persone che si prevedono per il 2050, come porre rimedi?
Con la consapevolezza. Ognuno di noi per vivere trasforma energia e lo può fare imitando la Natura che segue sempre il percorso del minimo spreco. Ognuno di noi lascia un’impronta del suo passaggio su questa terra e deve acquisire la coscienza del suo operare, delle conseguenza delle sue azioni per non lasciare alle future generazioni un pianeta malato più di quanto lo è già.
Da dove iniziare?
Dal quotidiano e precisamente dalla spesa, scegliendo i prodotti locali e di stagione. È uno spreco assurdo per esempio comprare fagiolini provenienti da un altro continente che per giungere a noi hanno attraversato mezzo pianeta ed inquinato a causa del loro trasporto. Lo stesso dicasi per l’acqua. Camion stracolmi attraversano l’Italia per portare a Nord l’acqua minerale imbottigliata al Sud e viceversa. Uno spreco enorme e irrazionale. Per non parlare di quella che viene addirittura da altre nazioni. Ancor più assurdo se si considera che l’acqua del rubinetto è buona, sicura e comoda. Essa viene controllata quotidianamente per legge. Vedo persone che trascinano pesanti pacchi di acqua fino a casa. Stanno spendendo da 350 volte e fino a 1500 volte il costo dell’acqua del rubinetto: un assurdo che potrebbe essere giustificato solo da motivi di salute.
E se un prodotto non si produce in loco?
Certo se voglio del caffè o del cacao o delle banane non posso trovarli in Italia. In questo caso scegliere i prodotti eco solidali così si cerca di aiutare gli agricoltori che li producono.
Altri consigli per la spesa?
Leggere l’etichetta per capire cosa contiene il prodotto che sto per comprare. Per esempio, se c’è scritto “olio vegetale” è preferibile non acquistare il prodotto per la salvaguardia delle proprie arterie e delle foreste tropicali. Perché comprare alimenti che contengono l’olio di palma? Consumare poco tonno per non contribuire al depauperamento delle riserve ittiche mondiali. Non comprare gamberi surgelati per non alimentare la mafia che ne controlla il mercato e sfrutta i lavoratori del settore. . . .
E poi?
Evitare le spese inutili fatte sotto la spinta del momento o della pubblicità. Come succede quando compriamo cianfrusaglie spesso di provenienza illecita prodotta sfruttando lavoratori costretti ad operare in condizioni disumane. Oppure quando rincorriamo l’ultima novità tecnologica avanzatissima della quale sappiamo utilizzarne solo una piccola percentuale delle sue potenzialità come succede per tante apparecchiature elettriche ed elettroniche: televisori, computer, cellulari ecc.. È inutile cambiare il computer o il cellulare solo perché è uscito il modello nuovo. Quando proprio lo dobbiamo cambiare, regaliamo il vecchio apparecchio a qualche associazione che ne potrà ancora far buon uso per molto tempo ancora. E se proprio è da buttare portiamolo ai centri di raccolta RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) che smontano e recuperano i componenti senza farli bollire nell’acido o ammassarli, ancor peggio, nelle discariche a cielo aperto come fanno nel terzo mondo, col grande rischio di inquinamento e di malattie.
Oltre la spesa cosa altro fare per non aumentare l’impronta ecologica?
Diminuiamo l’uso di fonti fossili per non contribuire ai danni inflitti alle regioni di estrazione. Il disastro del Golfo del Messico insegna. Inoltre si riduce la produzione di anidride carbonica e si contribuisce meno al riscaldamento globale. Questo si può fare coibentando la casa cominciando dal tetto, ove si ha la massima dispersione di calore, e continuando con le pareti. Sostituiamo i vetri degli infissi con vetri camera a bassa emissività. Altro accorgimento è installare pannelli solari termici per la produzione di acqua calda e una caldaia a condensazione per il riscaldamento, con l’accortezza di tenere d’inverno la temperatura in casa al di sotto dei 20 °C, indossando, se si ha freddo, un pullover. Produciamo l’energia elettrica per le nostre esigenze con pannelli fotovoltaici che sono incentivati dallo Stato e che costano sempre meno.
Quale altra misura prendere?
Da una recente statistica risulta che gli inglesi comprano in media 35 chilogrammi di abiti all’anno.
Evitiamo di comprare abiti che indosseremo poche volte o addirittura una sola volta. Ricicliamo non solo gli abiti ma anche la carta, la plastica, le lattine, tutti i metalli, ecc. Infine blocchiamo i rifiuti a monte all’atto del confezionamento con imballaggi ridotti allo stretto necessario. Non adoperiamo più la logica dell’usa e getta ma progettiamo imballaggi riutilizzabili. Ripristiniamo la sana abitudine del vuoto a rendere, ottenendo anche un ritorno economico. Tutte queste azioni dipendono dal grado di consapevolezza di ciò che stiamo facendo, e dalla conoscenza delle conseguenze del nostro atto. Ho detto a ragione conseguenze al plurale perché ad ogni nostra scelta ad ogni nostra azione corrispondono più effetti che a catena si auto alimentano. Se, per esempio, compro una lampada a basso consumo è vero che sto pagando tre o quattro volte il costo di quella a resistenza, però consapevolmente so che essa dura cinque o sei volte di più. Ma soprattutto so che dopo 208 ore di accensione (che corrispondono a circa un mese e mezzo se si tiene accesa per quattro o cinque ore al giorno, per esempio in cucina) ho risparmiato il costo dell’energia e pertanto mi son ripagato il prezzo della lampada. Da quel momento in poi risparmio per tutta la vita della lampada che mediamente è di 6000 ore. Questa mia scelta comporta che le lampade a resistenza resteranno nello scaffale invendute e le fabbriche modificheranno la loro produzione in base alla scelta del consumatore consapevole. Di conseguenza avrò ridotto il fabbisogno energetico, diminuito il riscaldamento globale e l'impatto sul clima, aumentato la crescita occupazionale, promosso lo sviluppo di quei prodotti e di quelle tecnologie più rispettose della biosfera, ecc. otteniamo tutta una serie di ricadute positive.
Non abbiamo parlato di una grande esigenza dell’umanità: la mobilità.
In città camminiamo a piedi o usiamo la bici. Oltre a ridurre l’impronta ecologica faremo del bene alla nostra salute. Utilizziamo il trasporto pubblico. Per tratti lunghi evitiamo l’aereo, meglio usare il treno. Ma l’attenzione maggiore si deve avere quando si fa un acquisto. Se si acquista un’auto preferire una utilitaria visto che il 75 per cento delle auto è occupata da una sola persona. Oggi alcune utilitarie fanno quasi 30 km con un litro di combustibile ed alcune sono ibride. Non compriamo i grandi SUV che consumano fino al 70% in più di un’auto di pari cilindrata.
La conoscenza delle conseguenze a catena delle nostre azioni, la consapevolezza che ogni nostro acquisto è uno strumento importante per orientare il mercato, la tecnologia e la politica, la responsabilità nei confronti di chi ci seguirà su questo pianeta ci fanno sentire parte integrante dell’umanità e ci rendono intimamente felici perché protagonisti della nostra vita, del futuro della nostra specie e di tutta la biosfera.
 
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Venerdì 08 Ottobre,2010 Ore: 09:22
 
 
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