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www.ildialogo.org Giustizia climatica. Da Lima a Parigi passando per Accra,di Antonella Visintin

Giustizia climatica. Da Lima a Parigi passando per Accra

di Antonella Visintin

EDITORIALE AGENZIA NEV DEL 17/12/2014
Antonella Visintin è coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente della FCEI
Si è conclusa a Lima, Perù, la ventesima Conferenza delle Parti (COP) e il decimo incontro tra le parti (CMP), un appuntamento che ogni anno costringe le “agende” delle 195 Nazioni Unite sul tema del cambiamento climatico e della necessaria riduzione delle emissioni inquinanti. Negli stessi giorni tra l’altro si è tenuto il Forum per l’innovazione sostenibile (SIF 2014) in collaborazione con l’UNEP e, dall’8 all’11 dicembre nel Parque de Lima, in parallelo alla COP20, si è svolto il Summit dei popoli (Cumbre de los pueblos) sui cambiamenti climatici.
Il documento uscito dalla Conferenza si chiama "Appello di Lima per l’azione climatica", il cui elemento centrale è la predisposizione della prima bozza di lavoro del possibile Accordo di Parigi. Esso esprime innanzitutto lo sforzo di portare i Governi ad assumere impegni verificabili. Rispetto al passato infatti è stata superata negli ultimi anni la netta differenziazione tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Entrano ora in gioco concetti come la responsabilità storica sulle emissioni, la capacità di intervento e le specifiche circostanze nazionali.
Nel merito dell’accordo, è stato eliminato il sistema di valutazione previsto per il 2015 degli impegni di riduzione delle emissioni presi su base volontaria, a favore di un approccio bilanciato degli aspetti di mitigazione delle emissioni con quelli di adattamento. In sostanza i Paesi in via di sviluppo si assicurano di avere degli aiuti economici dai Paesi più ricchi per introdurre piani e azioni in grado di limitare i danni causati dal cambiamento climatico.
Questa COP ha infatti rafforzato i Piani nazionali di adattamento (NAP), i programmi che i Paesi devono presentare il prossimo anno con i relativi meccanismi di finanziamento, destinando il 50% del Fondo Verde del Clima pari a 10,2 miliardi rispetto all’obbiettivo precedente di 10 miliardi.
È stato anche avviato il Lima Information Hub, una banca dati che raccoglie, riassume in sistemi informativi e conserva i risultati ottenuti dai piani strategici nazionali. Il che permette maggiore trasparenza nel processo di pagamento in base ai risultati.
Per quanto riguarda il tema “Loss and Damage” - il meccanismo creato nel 2013 per i Paesi nei quali gli impatti del cambiamento climatico sono così grandi da superare le capacità di risposta delle popolazioni per affrontarli -, si è riusciti ad approvare sia il piano di lavoro iniziale biennale che la composizione del Comitato esecutivo.
Il tema nodale in previsione dell’Accordo di Parigi resta però ancora il bilanciamento degli impegni dei paesi più ricchi rispetto alle economie emergenti, tenendo in considerazione che sulla base delle decisioni attuali tali impegni saranno stabiliti su base volontaria dai diversi Paesi.
Un altro risultato di questa COP20 è stato il Plan de Trabajo de Lima: un documento con cui per la prima volta una COP esorta le parti a promuovere l’effettiva partecipazione delle donne negli ambiti dell’Unfccc, rafforzarne il lavoro per l’empowerement in relazione all’adattamento ed alla mitigazione.
Per la prima volta, 17 Paesi sviluppati (tra i quali ci sono l’Unione europea e Stati Uniti) hanno condiviso una stima dei livelli di riduzione delle emissioni, e una valutazione della tendenza delle loro emissioni di gas serra dal 1990 fino a 2012.
Infine, ampio spazio è stato dato al tema della riduzione delle emissioni attraverso la riforestazione (meccanismo Red+). Da almeno 40 anni, infatti, sono stati distrutti almeno 42 miliardi di alberi, pari a 2000 alberi al minuto. Proprio la scorsa primavera è stato lanciato il progetto Tresfronteras a tutela dell'Amazzonia.
Nei giorni in cui aveva luogo la COP20 quattro attivisti sono stati uccisi per aver difeso la loro comunità contro la deforestazione illegale. I leader del popolo Ashéninka di Saweto nell’ambito delle attività collegate alla Conferenza hanno chiesto al governo peruviano di adottare misure per proteggere i difensori dei diritti ambientali e garantire il diritto alla terra per le comunità indigene.
Come sempre era presente una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) che ha espresso disappunto per l'attenzione dedicata al tema dell’adattamento, ritenendola fuorviante rispetto l'individuazione delle più profonde cause del cambiamento climatico.
Nonostante tutto ritengo che l'indirizzo di questa COP costituisca uno spazio di azione da stimolare e insieme da preservare. Per le chiese europee l’appuntamento di Parigi 2015 sarà, come è stato per Copenhagen, un'occasione di mobilitazione.
Dieci anni fa l'Assemblea dell'Alleanza riformata mondiale (ARM) ad Accra (Ghana) ha votato una Confessione di fede che anima ancora il nostro impegno. Tra i passaggi che mi preme citare in vista di Parigi: “Nel confessare insieme la nostra fede, stringiamo un patto di obbedienza alla volontà di Dio come un atto di fedeltà in un rapporto di mutua solidarietà e di reciproca responsabilità (accountability). Questo patto ci lega insieme per la giustizia nell'economia e nell'ecologia nel nostro comune ambito globale così come nei nostri contesti regionali e locali”. (nev-notizie evangeliche 51/14)
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Giovedì 18 Dicembre,2014 Ore: 18:57
 
 
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