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www.ildialogo.org Incontro con ... la protagonista!,La classe III F della scuola A. Manzoni di Mottola

ILVA
Incontro con ... la protagonista!

La classe III F della scuola A. Manzoni di Mottola

La battaglia di una giovane donna nella città ostaggio dell'ILVA


Il giorno 25 novembre 2013 tutte le terze della scuola media “A. Manzoni” sono andate nell’auditorium alle ore 10.15 per l’incontro con la dottoressa Daniela Spera, protagonista del libro “Veleno”, che parla dell’inquinamento di Taranto a causa dell’ILVA. L’incontro è iniziato con l’introduzione del preside Mario De Pasquale, che ha detto che spera che le prossime generazioni non abbiano i problemi di inquinamento che interessano oggi noi. Poi la parola è stata data a Daniela Spera che ha detto che il problema di Taranto deve coinvolgerci tutti anche solo per solidarietà e che le manifestazioni che i tarantini stanno facendo adesso non sono solo per Taranto, per cui ormai è tardi, ma per evitare che il tutto accada in altri paesi. “La conoscenza è il primo passo per evitare che questa cosa accada anche a voi”, dice la dottoressa , aggiungendo che dobbiamo far sì che questa situazione migliori anche e soprattutto per i nostri figli. Inoltre Daniela Spera ci ha fatto presente che per il fatto che Taranto è immersa nelle sostanze tossiche i tarantini si lamentano ma non si ribellano, perché hanno paura di perdere i posti di lavoro, così accettano di morire per lavorare, anche se i lavoratori stessi sono i primi che si ammalano e muoiono. La dottoressa stessa ha avuto l’opportunità di parlare con operai che, anche se sono già ammalati e hanno fatto dei cicli di cure, continuano a lavorare all’ILVA. Nel libro ci sono testimonianze di operai, anche ammalati, e di bambini, che hanno colpa per essere nelle condizioni in cui si trovano. La dottoressa Spera ci ha raccontato che, pur essendo lei di San Giorgio, ha studiato al liceo scientifico “Battaglini” di Taranto, all’università di Pisa e ha vissuto, dopo aver conseguito la laurea in Chimica e Farmacia, a Parigi, dove lavorava come ricercatrice. Dopo un po’ di anni è tornata a Taranto e ha trovato una città distrutta dall’ILVA. Ha anche aggiunto che , pur essendo giovani, dobbiamo capire già da ora cos’è un impegno civile. Subito dopo abbiamo iniziato a fare le domande, e la prima è stata della professoressa Mariani, che ha chiesto:”Ma a Mottola siamo immuni o anche noi abbiamo respirato e respiriamo aria nociva?”. La risposta è stata:”Ci sono sicuramente paesi più esposti rispetto a Mottola, ma l’inquinamento dell’E312, che è il camino più alto dell’ILVA, ha emesso della sostanza nocive oltre i venti chilometri di distanza, che sono state trasportate dai venti, quindi nessun paese della provincia di Taranto è immune. È stato anche fatto uno studio scientifico secondo il quale anche il DNA viene modificato dall’aria inquinata dell’ILVA. In pratica si possono trasmettere ai figli patologie che in condizioni normali non si sarebbero potute trasmettere”. La dottoressa ci ha anche detto che la sua laurea l’ha aiutata a capire i danni che provoca l’ILVA, perché le diossine non sono biodegradabili, quindi fare una legge per ridurre le emissioni è inutile, perché anche il poco che si continua a emettere si accumula con il resto. Abbiamo scoperto grazie a lei che l’ILVA è grande due volte e mezzo Taranto e che ha oltre duecentocinquanta camini; questo molti tarantini non lo sanno, quindi c’è una forte e pericolosa disinformazione. Alla domanda “Perché ci si è accorti solo ora del problema?” la risposta è stata semplice e immediata:”Perché tante cose sono state nascoste”. la domanda principale è stata:”E come si risolve, poi, il problema del lavoro?”, anche qui la risposta è stata breve e concisa:”I politici devono creare delle alternative, anche perché molti operai lavorano all’ILVA proprio perché non ci sono alternative”. Dopo di che ha preso la parola di nuovo il preside, prima di andare via, che ha detto che non si vuole distruggere l’ILVA perché poi l’Italia sarebbe costretta a comprare l’acciaio dall’estero, con un conseguente aumento dei prezzi degli elettrodomestici, e ci sarebbe uno sbalzo per quanto riguarda l’economia. Ha concluso dicendo che al posto dell’ILVA si potrebbe costruire un’attrazione turistica per riavviare l’economia e chiedendoci cosa ne pensiamo noi, poi ci ha lasciati. Inoltre abbiamo capito che l’ILVA si chiama così da quando è stata privatizzata; quando era nazionale si chiamava Italsider. L’intervento più apprezzato dalla platea è stato:”Se l’ILVA dovesse chiudere noi, invece di morire di tumore, moriremmo di fame”. La dottoressa ha risposto con prontezza:”In Europa ci sono altre aziende che producono acciaio, che sono, però più piccole e che hanno da quando sono nate le migliori tecnologie, ecco perché in un altro Stato l’ILVA non sarebbe mai nata. Quindi che si costruiscano industrie più piccole e con le migliori tecnologie, così non si muore né di tumore né di fame. O che si faccia come in Giappone, dove il fumo viene neutralizzato. Resta sempre la vita imparagonabile a qualunque somma di denaro”. Il ragazzo che ha fatto le ultima due domande ha detto:”Ormai l’inquinamento c’è, quindi chiudere l’ILVA sarebbe solo un altro problema”. La dottoressa Spera ha controbattuto:”Tu sai cos’è una bonifica? In qualunque Paese del mondo non si fanno bonifiche con la fonte inquinante ancora accesa, sarebbe solo uno spreco di soldi”. Il ragazzo, non soddisfatto, ha fatto, allora un’ultima domanda:”Secondo me l’ILVA non dovrebbe chiudere, secondo lei?”, Daniela Spera ha espresso il suo parere:”L’ILVA non è eterna, prima o poi chiuderà, per un motivo o per un altro. Le alternative vanno create perché un domani gli operai potrebbero trovarsi improvvisamente senza lavoro e sarebbe peggio”. A questo punto il microfono non funzionava più molto bene e la nostra professoressa di Lettere Virginia Mariani ha concluso dicendo che è stata demoralizzata dai nostri interventi, perché abbiamo fatto capire che preferiamo morire di tumore e ha detto:”Il futuro sono i green jobs, è su questo che bisogna puntare”. Le ultime parole di Daniela Spera sono state:”Tutte le domande sono state interessanti, vorrei continuare con voi questo percorso e questo colloquio. vi ringrazio per l’attenzione”. L’incontro si è concluso alle 12.15, quando la professoressa Mariani ha regalato una piantina rosa alla dottoressa Spera e una, identica, alla scuola, come ricordo della giornata. Io penso che questo incontro è stato molto interessante e utile. Non sono stata d’accordo su molte affermazioni degli altri ragazzi, tipo sul fatto che l’ILVA non dovrebbe chiudere per non morire di fame. Inoltre ho notato che molti alunni sono stati molto scontrosi e aggressivi nel rivolgere le domande alla dottoressa, che invece è stata molto paziente. Io penso che l’ILVA dovrebbe chiudere perché è causa di morte, anche di bambini innocenti. Se la Germania ha bonificato la Ruhr rendendola meta turistica, noi possiamo fare lo stesso con l’ILVA. In generale io credo che l’Italia dovrebbe prendere esempio dalla Svezia, che ha un’economia molto florida e che non è inquinata, infatti è al terzo posto della classifica mondiale dei Paesi con condizioni di vita migliori.

Classe III F



Lunedì 03 Marzo,2014 Ore: 19:11
 
 
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