Roma (NEV), 14 marzo 2012 - A un anno dal terremoto che provocò uno tsunami nella regione di Sendai, nonché l'incidente della centrale nucleare di Fukushima in Giappone, il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), lo scorso 12 marzo ha espresso solidarietà alle vittime e ha incoraggiato i governi a prendere misure concrete perché siano evitate in futuro simili tragedie.

"Ancora non abbiamo un bilancio chiaro delle conseguenze del disastro, ma sappiamo che significative quantità di materiale radioattivo sono state rilasciate nell'atmosfera, nel terreno e nell'oceano", si legge nella dichiarazione diffusa dal CEC, che riporta le stime ufficiali secondo cui le persone che potrebbero ammalarsi o morire nei prossimi anni di tumore per le radiazioni oscilla tra le 100 e le 1000. "L'incidente ha mostrato chiaramente che, nonostante tutte le precauzioni, non ci sono modi per garantire che non ci saranno altri incidenti nucleari in futuro", ha dichiarato Tveit. E guardando alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile (Rio +20) del prossimo anno, Tveit ha sottolineato la necessità in quell'occasione di fare memoria del disastro di Fukushima. La stessa Convocazione ecumenica internazionale sulla pace svoltasi a Kingston (Giamaica) lo scorso maggio e promossa su iniziativa del CEC, si era detta molto preoccupata per il nucleare e per la minaccia che esso rappresenta per l'umanità e la natura. La dichiarazione si conclude con la riconoscenza a tutte quelle persone ed organizzazioni, tra cui diverse chiese giapponesi aderenti al CEC, che hanno fornito assistenza umanitaria e monitoraggio radioattivo alle decine di migliaia di vittime.

Giovedì 15 Marzo,2012 Ore: 16:32