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www.ildialogo.org A NAPOLI, UNA FIACCOLATA ECUMENICA CONTRO LA CAMORRA. COME DA AGRIGENTO, IL CARDINALE SEPE ROMPE GLI INDUGI E LANCIA IL SUO URLO. "Camorristi, vergognatevi": Il testo del suo intervento - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

MESSAGGIO EVANGELICO E COSTITUZIONE: PER L’ITALIA E PER LA CHIESA, LA MEMORIA DA RITROVARE.
A NAPOLI, UNA FIACCOLATA ECUMENICA CONTRO LA CAMORRA. COME DA AGRIGENTO, IL CARDINALE SEPE ROMPE GLI INDUGI E LANCIA IL SUO URLO. "Camorristi, vergognatevi": Il testo del suo intervento - con alcuni appunti

Vi parlo nel nome del nostro Dio misericordioso: Scegliete la vita, quella vera, quella sacra. Deponete le armi, perché, come disse il compianto Pontefice Giovanni Paolo II ad Agrigento, verrà per voi il giorno del giudizio e non ci saranno sconti. Neppure i vostri figli, le vostre mogli e madri vi perdoneranno per la vita difficile, pericolosa e oscura cui li avete costretti.


a c. di Federico La Sala

MATERIALI SUL TEMA:


 
PER L’ITALIA, PER NAPOLI, RIPARTIRE DALLE RADICI MODERNE, EU-ANGELICHE E FRANCESCANE - dal "presepe"!!!
-  A tutta NAPOLI e al coraggioso Cardinale SEPE un augurio e una sollecitazione, a camminare insieme sulla strada della civiltà del dialogo e dell’amore. W o ITALY !!!
 

PER L’ITALIA E PER LA CHIESA: LA MEMORIA DA RITROVARE. L’"URLO" DI DON PEPPINO DIANA. «La camorra ha assassinato il nostro paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la "Parola di Vita"». (fls)

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  La lettera del cardinale Sepe
-  "Camorristi, vergognatevi"

Carissimi, si conclude qui, nel cuore della nostra Città, la magnifica fiaccolata ecumenica che si è snodata lungo via Toledo, interpretando i sentimenti di tutti i napoletani. Non importa quanti siamo, perché la freddezza del numero è annullata dal calore dei cuori e dal comune sentire di un popolo. Conta, infatti, l’esserci, lo stare insieme, il pregare insieme nel nome del nostro unico Dio, facendo memoria di tanti nostri fratelli ai quali è stata tolta la vita, senza colpa e senza ragione alcuna.

Il nostro ritrovarci testimonia una presenza, una condanna, una speranza. Sì, vogliamo gridare, con voce forte e ferma, che i nostri fratelli, rimasti vittime della violenza camorristica, sono qui con noi, presenti tra noi, rendendo ancora più forte il nostro impegno a riaffermare il valore della vita di ciascuno e di tutti, per difendere la libertà individuale e la convivenza civile, per esaltare la profonda dignità di questa Città, fatta grande dalla storia ma continuamente offesa da un manipolo di fuorilegge.

Siamo qui non per denunciare la nostra debolezza, ma per esprimere la nostra forza che non nasce dalla violenza delle armi, bensì dal sacrificio dei nostri fratelli vigliaccamente uccisi. Sono proprio loro a motivarci, perché costituiscono la linfa del nostro agire e della nostra battaglia.

Il giusto non muore invano e il sangue dei giusti, recita il salmista, è seme di luce e di speranza; luce nei nostri passi e speranza nei nostri cuori. Sono questi nostri fratelli che illuminano e guidano il nostro cammino, perché sono qui presenti e ci rendono potenti, mentre voi, seminatori di violenza e di morte, rimanete nelle tenebre, vi nascondete perché avete paura mentre dovreste piuttosto avere vergogna di voi stessi e dei vostri comportamenti. Sfuggite alla luce del giorno, perché avvertite il peso delle vostre colpe gravissime e non avete il coraggio di stare tra la gente.

Siete i veri sconfitti. Siete cadaveri che camminano, condannati a morte certa da voi stessi, sapendo che chi semina vento raccoglie tempesta. Sappiate che da parte nostra non ci può essere alcuna indulgenza. Siamo su sponde distinte e distanti, finché rimanete sotto il tunnel della violenza e della morte. Questa Napoli, questa società, questa umanità non vi appartiene, perché voi siete altro, avete scelto di stare contro i vostri fratelli, contro l’umanità, contro la legge, contro quei valori che sono alla base di ogni persona umana e della nostra stessa civiltà.

Vi parlo nel nome del nostro Dio misericordioso: Scegliete la vita, quella vera, quella sacra. Deponete le armi, perché, come disse il compianto Pontefice Giovanni Paolo II ad Agrigento, verrà per voi il giorno del giudizio e non ci saranno sconti. Neppure i vostri figli, le vostre mogli e madri vi perdoneranno per la vita difficile, pericolosa e oscura cui li avete costretti.

Noi continuiamo a credere e a batterci per il cambiamento, per riappropriarci della nostra Città liberata dalla violenza, per realizzare una società animata dalla giustizia e dal bene comune. Siamo sostenuti dalla nostra fede e dal sangue delle tante vittime innocenti per le quali questa sera vogliamo pregare tutti insieme.

* la Repubblica, 09 novembre 2012

 



Sabato 10 Novembre,2012 Ore: 10:26
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 10/11/2012 10.30
Titolo:“Camorristi in chiesa neanche da morti”
“Camorristi in chiesa neanche da morti”

di Antonio Salvati (La Stampa, 10 novembre 2012)

«Se i camorristi non si pentono, non potranno entrare in chiesa neanche da morti». Parole chiare, scandite ritmicamente quasi come a caricarle di maggiore significato. L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ribadisce così un concetto già espresso pubblicamente a più riprese. «L’ho già detto ai miei sacerdoti. Chi semina morte raccoglierà solo morte». E, rivolto ai camorristi: «Vi nascondete perché avete paura mentre dovreste piuttosto avere vergogna di voi stessi e dei vostri comportamenti. Sfuggite alla luce del giorno perché avvertite il peso delle vostre colpe gravissime e non avete il coraggio di stare tra la gente». Un anatema lanciato nel corso dell’omelia che ha chiuso la fiaccolata ecumenica organizzata a Napoli in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata.

Un corteo silenzioso, partito da piazza Carità e che si è concluso nella galleria Umberto I dopo aver attraversato via Toledo. «Siete i veri sconfitti ha tuonato l’arcivescovo nel suo discorso anticamorra - cadaveri che camminano, condannati a morte certa da voi stessi, sapendo che chi semina vento raccoglie tempesta».

Una marcia a cui hanno preso parte non solo cittadini, ma anche i rappresentanti delle chiese protestanti, di quelle ortodosse, della comunità ebraica, di quella islamica e buddhista di Napoli. «Sappiate che da parte nostra non ci può essere alcuna indulgenza - ha aggiunto il cardinale - siamo su sponde distinte e distanti, finché rimanete sotto il tunnel della violenza e della morte. Questa Napoli, questa società, questa umanità non vi appartiene perché voi siete altro - ha proseguito - avete scelto di stare contro i vostri fratelli, contro l’umanità, contro la legge, contro quei valori che sono alla base di ogni persona umana della nostra stessa civiltà».

Poi l’appello, rivolto direttamente ai camorristi: «Scegliete la vita, quella vera, quella sacra, deponete le armi perché verrà per voi il giorno del giudizio e non ci saranno sconti», ha detto il cardinale ricordando le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunciò ad Agrigento parlando della mafia. Ma nonostante il duro monito, il cardinale non perde la speranza: «Noi continuiamo a credere e a batterci per il cambiamento, per riappropriarci della nostra città liberata dalla violenza per realizzare - ha concluso - una società animata dalla giustizia e dal bene comune».

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in “www.lastampa.it” del 9 novembre 2012

«Chi semina morte raccoglierà solo morte. Se gli uomini dei clan non si pentono, così ho detto ai miei sacerdoti, non potranno entrare in chiesa neanche da morti». L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, lancia il suo anatema proprio mentre ricorda le vittime innocenti della camorra.

La Chiesa cattolica di Napoli con le altre confessioni religiose dovranno «tutte insieme fare - ha auspicato - una barriera per arginare il dilagare del male», male che troppo spesso significa dolore e morte; sangue di mamme, padri e giovani innocenti.

E così questa sera cattolici, ortodossi, buddisti, evangelici, protestanti e islamici si sono ritrovati fianco a fianco - in una marcia silenziosa da piazza Carità alla galleria Umberto, nel cuore della Napoli straziata dai morti di camorra - per dire che la città onesta vuole dire no alla criminalità e che vuole vivere dei «quei valori autentici religiosi e civili». E per gli uomini dei clan, se non si convertiranno, non si pentiranno sinceramente, ha ammonito ancora l’arcivescovo di Napoli le porte delle parrocchie rimarranno sbarrate, «perché non sono degni di ricevere i sacramenti e neanche quando muoiono possono entrare in chiesa».

I vescovi della Campania stanno facendo sentire la loro voce. A Castellammare di Stabia l’arcivescovo Alfano, dopo una lunga polemica, ha impedito che la processione del santo patrono passasse sotto la casa di un presunto boss. «È gente spietata che ha venduto la dignità», ha aggiunto Sepe. «Ai camorristi dico convertitivi», ha detto perché loro «non distruggono solo le loro famiglie ma anche le nostre comunità».

«Come i ragazzi che nascono a Gaza e vivono con la guerra - ha detto Lorenzo Clemente, il marito di Silvia Ruotolo uccisa mentre rientrava a casa mentre era a prendere il figlio a scuola - i nostri figli crescono in un paese che è in guerra». A Napoli le «vittime innocenti della camorra sono sempre in mezzo a Napoli, vivono con noi» ha aggiunto il cardinale Sepe salutando Rosanna, la fidanzata di Lino Romano, il giovane ucciso nelle scorse settimane per uno scambio di persona dai sicari della clan in guerra per il controllo dello spaccio della droga. La ragazza in corteo ha esposto uno striscione con la scritta :«Siamo di più».

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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