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A NAPOLI, UNA FIACCOLATA ECUMENICA CONTRO LA CAMORRA. COME DA AGRIGENTO, IL CARDINALE SEPE ROMPE GLI INDUGI E LANCIA IL SUO URLO. "Camorristi, vergognatevi": Il testo del suo intervento - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: November 10 2012 10:30:13.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 10/11/2012 10.30
Titolo:“Camorristi in chiesa neanche da morti”
“Camorristi in chiesa neanche da morti”

di Antonio Salvati (La Stampa, 10 novembre 2012)

«Se i camorristi non si pentono, non potranno entrare in chiesa neanche da morti». Parole chiare, scandite ritmicamente quasi come a caricarle di maggiore significato. L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ribadisce così un concetto già espresso pubblicamente a più riprese. «L’ho già detto ai miei sacerdoti. Chi semina morte raccoglierà solo morte». E, rivolto ai camorristi: «Vi nascondete perché avete paura mentre dovreste piuttosto avere vergogna di voi stessi e dei vostri comportamenti. Sfuggite alla luce del giorno perché avvertite il peso delle vostre colpe gravissime e non avete il coraggio di stare tra la gente». Un anatema lanciato nel corso dell’omelia che ha chiuso la fiaccolata ecumenica organizzata a Napoli in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata.

Un corteo silenzioso, partito da piazza Carità e che si è concluso nella galleria Umberto I dopo aver attraversato via Toledo. «Siete i veri sconfitti ha tuonato l’arcivescovo nel suo discorso anticamorra - cadaveri che camminano, condannati a morte certa da voi stessi, sapendo che chi semina vento raccoglie tempesta».

Una marcia a cui hanno preso parte non solo cittadini, ma anche i rappresentanti delle chiese protestanti, di quelle ortodosse, della comunità ebraica, di quella islamica e buddhista di Napoli. «Sappiate che da parte nostra non ci può essere alcuna indulgenza - ha aggiunto il cardinale - siamo su sponde distinte e distanti, finché rimanete sotto il tunnel della violenza e della morte. Questa Napoli, questa società, questa umanità non vi appartiene perché voi siete altro - ha proseguito - avete scelto di stare contro i vostri fratelli, contro l’umanità, contro la legge, contro quei valori che sono alla base di ogni persona umana della nostra stessa civiltà».

Poi l’appello, rivolto direttamente ai camorristi: «Scegliete la vita, quella vera, quella sacra, deponete le armi perché verrà per voi il giorno del giudizio e non ci saranno sconti», ha detto il cardinale ricordando le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunciò ad Agrigento parlando della mafia. Ma nonostante il duro monito, il cardinale non perde la speranza: «Noi continuiamo a credere e a batterci per il cambiamento, per riappropriarci della nostra città liberata dalla violenza per realizzare - ha concluso - una società animata dalla giustizia e dal bene comune».

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in “www.lastampa.it” del 9 novembre 2012

«Chi semina morte raccoglierà solo morte. Se gli uomini dei clan non si pentono, così ho detto ai miei sacerdoti, non potranno entrare in chiesa neanche da morti». L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, lancia il suo anatema proprio mentre ricorda le vittime innocenti della camorra.

La Chiesa cattolica di Napoli con le altre confessioni religiose dovranno «tutte insieme fare - ha auspicato - una barriera per arginare il dilagare del male», male che troppo spesso significa dolore e morte; sangue di mamme, padri e giovani innocenti.

E così questa sera cattolici, ortodossi, buddisti, evangelici, protestanti e islamici si sono ritrovati fianco a fianco - in una marcia silenziosa da piazza Carità alla galleria Umberto, nel cuore della Napoli straziata dai morti di camorra - per dire che la città onesta vuole dire no alla criminalità e che vuole vivere dei «quei valori autentici religiosi e civili». E per gli uomini dei clan, se non si convertiranno, non si pentiranno sinceramente, ha ammonito ancora l’arcivescovo di Napoli le porte delle parrocchie rimarranno sbarrate, «perché non sono degni di ricevere i sacramenti e neanche quando muoiono possono entrare in chiesa».

I vescovi della Campania stanno facendo sentire la loro voce. A Castellammare di Stabia l’arcivescovo Alfano, dopo una lunga polemica, ha impedito che la processione del santo patrono passasse sotto la casa di un presunto boss. «È gente spietata che ha venduto la dignità», ha aggiunto Sepe. «Ai camorristi dico convertitivi», ha detto perché loro «non distruggono solo le loro famiglie ma anche le nostre comunità».

«Come i ragazzi che nascono a Gaza e vivono con la guerra - ha detto Lorenzo Clemente, il marito di Silvia Ruotolo uccisa mentre rientrava a casa mentre era a prendere il figlio a scuola - i nostri figli crescono in un paese che è in guerra». A Napoli le «vittime innocenti della camorra sono sempre in mezzo a Napoli, vivono con noi» ha aggiunto il cardinale Sepe salutando Rosanna, la fidanzata di Lino Romano, il giovane ucciso nelle scorse settimane per uno scambio di persona dai sicari della clan in guerra per il controllo dello spaccio della droga. La ragazza in corteo ha esposto uno striscione con la scritta :«Siamo di più».