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www.ildialogo.org ANNO GIUDIZIARIO VATICANO: MORALITA' E LEGALITA'. La Santa Sede rompe il silenzio sull’escalation del berlusconismo (all'esterno e all'interno). Una nota di di Carlo Marroni,a c. di Federico La Sala

CATTOLICESIMO E BERLUSCONISMO. PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA COSTITUZIONALE ED EVANGELICA(IL "LOGOS")GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...
ANNO GIUDIZIARIO VATICANO: MORALITA' E LEGALITA'. La Santa Sede rompe il silenzio sull’escalation del berlusconismo (all'esterno e all'interno). Una nota di di Carlo Marroni

(...) «Avete visto la nota del Quirinale pubblicata dall’Osservatore romano», risponde Bertone, confermando la linea istituzionale di piena sintonia con il Colle


a c. di Federico La Sala

Note sul tema:

EQUIVOCATO O EQUIVOCO? BENEDETTO XVI O BERLUSCONI, NESSUNO COMPRERA’ LE NOSTRE PAROLE

VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. - Federico La Sala

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Il Vaticano chiede più moralità

di Carlo Marroni (Il Sole 24.Ore, 21 gennaio 2011)

CITTÀ DEL VATICANO La Santa Sede rompe il silenzio sull’escalation del caso Ruby. E lo fa al massimo livello. È infatti il segretario di stato, cardinale Tarcisio Bertone, a intervenire, sollecitando senza mezzi termini «moralità e legalità». I giornalisti gli chiedono se condivide il turbamento di Napolitano: «Avete visto la nota del Quirinale pubblicata dall’Osservatore romano», risponde Bertone, confermando la linea istituzionale di piena sintonia con il Colle, emersa già due giorni fa quando il giornale vaticano diretto da Gian Maria Vian aveva riportato integralmente e senza commenti la dura nota del presidente della Repubblica. «La Santa Sede segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana», ha detto Bertone ai giornalisti che lo attendevano all’inaugurazione della casa di accoglienza Bellosguardo dell’Ospedale Bambino Gesù.

Una presa di posizione assunta con modalità a un livello intermedio di "ufficialità" ma che di certo non attenua la portata critica, già espressa qualche giorno fa in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario vaticano. «La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità» ha detto Bertone. Che ha aggiunto: «Credo che moralità, giustizia e legalità siano i cardini di una società che vuole crescere e che vuole dare delle risposte positive a tutti i problemi del nostro tempo».

Bertone ha voluto sottolineare che «la Santa Sede ha i suoi canali, le sue modalità di intervento e non fa dichiarazioni pubbliche». Umberto Bossi commenta così le parole di Bertone: «Il Vaticano non si commenta ma penso che per loro sia più facile parlare. Berlusconi si è trovato con la casa circondata, controllavano tutti quelli che entravano e che uscivano. Perché non hanno controllato anche là?». Poi l senatur chiarisce: «Mai criticato il Vaticano né tantomeno il cardinale Bertone che conosco da tempo e che considero amico e stimo molto». Per un altro ministro, Maurizio Sacconi, invece il messaggio del Vaticano «come al solito si rivolge alle coscienze in termini "alti" che vanno oltre la quotidianità»: «Come al solito - dice - sono proprio le persone più lontane dalla Chiesa e più ostili ai suoi valori a strumentalizzarne» le parole.

L’intervento del segretario di Stato rappresenta uno spartiacque della posizione della Chiesa verso il Cavaliere in questa fase particolarmente difficile e complessa della politica. Le prese di posizione erano arrivate da vescovi e organi di stampa della Cei (oltre che da «Famiglia cristiana») in attesa della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco di lunedì al consiglio permanente: con le dichiarazioni di ieri Bertone, considerato l’interlocutore principale di Berlusconi di là dal Tevere, risponde alle sollecitazioni per un intervento e allo stesso tempo rivendica il suo primato dentro la Chiesa nei rapporti con la politica. Quando sottolinea che la Santa sede «ha i suoi canali» fa sapere che ci sono stati o ci saranno segnali attraversi i canali della diplomazia, ufficiale o parallela. Se non ci saranno incontri riservati prima l’appuntamento tra i due premier (presente anche il capo dello Stato) è fissato per il 18 febbraio a palazzo Borromeo, anniversario dei Patti lateranensi.

Ieri intanto è nuovamente intervenuto Avvenire. «È di questo che abbiamo bisogno tutti noi, in particolare i più giovani, e soprattutto oggi: buoni esempi». E questo perché «i risultati dei cattivi esempi, dei cattivi maestri, della cattiva politica e della cattiva informazione sono sotto gli occhi di tutti», ha scritto il direttore del quotidiano Cei, Marco Tarquinio, rispondendo alla lettera di un lettore. Domenico Delle Foglie, ex portavoce del Family day e vicino al cardinale Camillo Ruini, sul sito del laicato cattolico Piuvoce.net, ha scritto che «anche noi, con i media cattolici e con lo stesso presidente della Repubblica, ci associamo all’urgente necessità di restituire serenità, attraverso la chiarezza, ai cittadini italiani tutti. Credenti e non credenti».



Venerdì 21 Gennaio,2011 Ore: 10:57
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 21/1/2011 16.16
Titolo:I distinguo vaticani tentano di arginare lo sconcerto cattolico
I distinguo vaticani tentano di arginare lo sconcerto cattolico


di Massimo Franco
in “Corriere della Sera” del 21 gennaio 2011


Il fatto che perfino un uomo prudentissimo come il cardinale Tarcisio Bertone chieda «legalità e
moralità», dice quanto sia forte l’imbarazzo vaticano di fronte alle vicende private di Silvio
Berlusconi. Il segretario di Stato è additato come l’esponente più in vista di quella filiera
«governativa» della Santa Sede, convinta che non esista un’alternativa all’attuale premier; e che
solo il centrodestra berlusconiano sia in grado di garantire la Chiesa cattolica.

Il «caso Ruby»
probabilmente non modifica questa convinzione diffusa e radicata. Ma costringe le gerarchie
religiose a dare al proprio mondo un segnale di smarcamento dal premier. Le parole di Bertone
vanno lette come il tentativo di andare incontro allo sdegno di una parte crescente
dell’associazionismo cattolico e dell’episcopato; di incanalarlo prima che sfugga di mano e diventi
contestazione nei confronti degli stessi vertici vaticani: tanto più visti gli ottimi rapporti fra Bertone
e Berlusconi.

Non poteva essere diversamente dopo le parole dure del quotidiano Avvenire; e dopo
il «turbamento» del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ripreso dall’Osservatore romano come
appiglio al quale la Chiesa può agganciarsi. Ieri Bertone ha spiegato che «la Santa Sede ha i suoi
canali, le sue modalità di intervento e non fa dichiarazioni pubbliche».

Eppure, dev’essere maturata
la convinzione che tutto questo non basti più, di fronte all’inchiesta della Procura di Milano. È una
virata obbligata, e forse subìta. Ma le reazioni del centrodestra lasciano capire che non è comunque
gradita; e, se confermata, potrebbe aprire un fronte polemico inedito fra governo e Vaticano.

Le
persone più vicine a Berlusconi interpretano l’uscita di Bertone come un’equanime bacchettata al
premier e ai magistrati milanesi. E parlano di strumentalizzazione. Ma Umberto Bossi replica a
Bertone con ruvidezza. «Penso», dice il capo della Lega, «che per il Vaticano sia facile parlare.
Berlusconi si è trovato con la casa circondata, controllavano tutti quelli che entravano e uscivano.
Perché non hanno controllato anche là?». L’allusione è pesante, fatta da un leader considerato un
interlocutore prezioso; e la correzione successiva di Bossi non la cancella. D’altronde, secondo il
segretario del Pd, Bersani, sono abrasivi anche i giudizi vaticani contro Berlusconi. Nelle ultime
ore, più di un ministro ha sondato gli umori d’oltre Tevere, per capire se il «caso Ruby» ed il
conflitto con la magistratura incrineranno l’asse con Palazzo Chigi. E si aspetta di ascoltare quanto
dirà lunedì alla Cei il presidente Angelo Bagnasco. Domani il cardinale incontra Benedetto XVI. E
qualunque giudizio di Bagnasco finirà per essere letto come un messaggio al quale il Papa dà il
proprio imprimatur: al punto che, con qualche malizia, c’è chi vede nell’iniziativa del segretario di
Stato un gioco d’anticipo nei confronti della Cei.

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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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