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Ultimo aggiornamento: January 21 2011 16:16:58.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 21/1/2011 16.16
Titolo:I distinguo vaticani tentano di arginare lo sconcerto cattolico
I distinguo vaticani tentano di arginare lo sconcerto cattolico


di Massimo Franco
in “Corriere della Sera” del 21 gennaio 2011


Il fatto che perfino un uomo prudentissimo come il cardinale Tarcisio Bertone chieda «legalità e
moralità», dice quanto sia forte l’imbarazzo vaticano di fronte alle vicende private di Silvio
Berlusconi. Il segretario di Stato è additato come l’esponente più in vista di quella filiera
«governativa» della Santa Sede, convinta che non esista un’alternativa all’attuale premier; e che
solo il centrodestra berlusconiano sia in grado di garantire la Chiesa cattolica.

Il «caso Ruby»
probabilmente non modifica questa convinzione diffusa e radicata. Ma costringe le gerarchie
religiose a dare al proprio mondo un segnale di smarcamento dal premier. Le parole di Bertone
vanno lette come il tentativo di andare incontro allo sdegno di una parte crescente
dell’associazionismo cattolico e dell’episcopato; di incanalarlo prima che sfugga di mano e diventi
contestazione nei confronti degli stessi vertici vaticani: tanto più visti gli ottimi rapporti fra Bertone
e Berlusconi.

Non poteva essere diversamente dopo le parole dure del quotidiano Avvenire; e dopo
il «turbamento» del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ripreso dall’Osservatore romano come
appiglio al quale la Chiesa può agganciarsi. Ieri Bertone ha spiegato che «la Santa Sede ha i suoi
canali, le sue modalità di intervento e non fa dichiarazioni pubbliche».

Eppure, dev’essere maturata
la convinzione che tutto questo non basti più, di fronte all’inchiesta della Procura di Milano. È una
virata obbligata, e forse subìta. Ma le reazioni del centrodestra lasciano capire che non è comunque
gradita; e, se confermata, potrebbe aprire un fronte polemico inedito fra governo e Vaticano.

Le
persone più vicine a Berlusconi interpretano l’uscita di Bertone come un’equanime bacchettata al
premier e ai magistrati milanesi. E parlano di strumentalizzazione. Ma Umberto Bossi replica a
Bertone con ruvidezza. «Penso», dice il capo della Lega, «che per il Vaticano sia facile parlare.
Berlusconi si è trovato con la casa circondata, controllavano tutti quelli che entravano e uscivano.
Perché non hanno controllato anche là?». L’allusione è pesante, fatta da un leader considerato un
interlocutore prezioso; e la correzione successiva di Bossi non la cancella. D’altronde, secondo il
segretario del Pd, Bersani, sono abrasivi anche i giudizi vaticani contro Berlusconi. Nelle ultime
ore, più di un ministro ha sondato gli umori d’oltre Tevere, per capire se il «caso Ruby» ed il
conflitto con la magistratura incrineranno l’asse con Palazzo Chigi. E si aspetta di ascoltare quanto
dirà lunedì alla Cei il presidente Angelo Bagnasco. Domani il cardinale incontra Benedetto XVI. E
qualunque giudizio di Bagnasco finirà per essere letto come un messaggio al quale il Papa dà il
proprio imprimatur: al punto che, con qualche malizia, c’è chi vede nell’iniziativa del segretario di
Stato un gioco d’anticipo nei confronti della Cei.